Alessia Luongo
“Largo di Castello – balli e canti
su colascione e chitarra battente alla maniera antica”

Un'opera importante quella di Alessia Luongo, non solo musicista e cantante, non solo teatrante... ma ricercatrice soprattutto del suono e del modo di suonare strumenti antichissimi di una tradizione fin troppo dimenticata se non dentro volgari richiami folcloristici. Esce per la RadiciMusic Records un disco dal titolo importante come “Largo di Castello – balli e canti su colascione e chitarra battente alla maniera antica” - un lavoro che raccoglie e sviluppa quelli che erano i suoni e i canti che accadeva in quella Piazza Castello (che oggi si chiama Piazza Municipio) sede in antichità del mercato, dell'arte, del popolo che interagiva e amava, una piazza che era sede di pianti collettivi di lutto, una piazza dove avvenivano riti a cavallo tra sacro e profano di adorazioni profonde, una piazza dove si riunivano gli innamorati dopo essersi dedicati serenate, una piazza piena di vita e mistero, la piazza che era sede storica del Teatro San Carlino, smantellato a fine del 1800, che era la patria della commedia dell'arte partenopea. Dove la musica si incrociava all'opera buffa. Un lavoro monumentale che negli anni la Luongo ha coltivato assieme a due grandi figure di riferimento:
"Due sono stati gli incontri più importanti della mi vita, dal punto di vista artistico e sono anche l’uno la conseguenza dell’altro: Manuel Pernazza (ambasciatore nel mondo della maschera di Pulcinella, col quale collaboro e porto in tutto il mondo in scena spettacoli-musicali che coinvolgono l’opera buffa, la musica e la commedia dell’arte), mi ha presentato al Maestro Roberto De Simone, col quale ho studiato e ricercato e riusciamo ad avere suoi confronti, sue testimonianze e consigli. Il Maestro De Simone è un patrimonio artistico immenso. Infatti entrambi mi hanno lasciato i loro preziosi commenti al libretto. “Largo di Castello” non è un lavoro per tutti, sicuramente lo possono comprendere appieno pochi, però quello che garantisco, quando si vede la performance live di queste musiche non si hanno più dubbi sulle mie numerose scelte artistiche dal semplice accompagnamento al canto, alla sua voluta ripetitività, alla sua scelta di aver strumenti che hanno caratteristiche, direi, curative. Una volta si usava la chitarra battente per il rito della possessione e la sua reintegrazione nella società, mi chiedo oggi se non sia meglio scappare da questa grazie alle sue sonorità che trascina in momenti di estasi profonda" (A. Luongo).
Il disco lo troviamo dentro tutti i canali digitali e fisici nella distribuzione della label e, ovviamente, possiamo ascoltarlo anche su Spotify a QUESTO LINK.