L'alluvione di Firenze è una storia corale composta dalle tante storie private di coloro che sono stati stravolti improvvisamente da quella catastrofe naturale. Come la storia di due famiglie, Grippi e Bua, nascosta dietro le immagini impresse sulla pellicola del giovane Emilio Grippi.
Le fotografie qui riportate testimoniano alcuni frammenti di questa storia, tra piazza Santa Croce e il Ponte Vecchio, durante i giorni successivi all'alluvione del 1966.
Foto 1 - Piazza Santa Croce - Emilio Grippi
"Erano stati giorni di pioggia violenta - racconta Emilio nei sui libri - con alcune schiarite come il giorno di Ognissanti, ma noi che abitavamo a Sesto Fiorentino non avevamo percepito la gravità". Il 4 novembre, alle cinque di mattina circa, arrivò in casa Grippi una telefonata dai parenti, la Famiglia Bua, che abitava a Firenze in Via Tripoli, tra il lungarno e piazza Santa Croce: "La zia Enza e lo zio Rino ci informavano che erano rimasti bloccati nella allora caserma in Piazza Piave e che, appena possibile, con alcuni mezzi militari li avrebbero trasportati fuori Firenze".
Foto 2 - Foto di Tea Bua
Tea Bua aveva quattordici anni quando l'Arno straripò all'improviso: "Quella mattina in casa eravamo appena svegli perché era festa e tutta la famiglia sarebbe dovuta partire per una gita organizzata dalla parrocchia. Quando ci affacciammo alla finestra, attirati dalle urla della vicina, il livello dell'Arno era arrivato alla spalletta. Di li a poco il fiume straripò e la città fu allagata". La famiglia Bua dovette attendere i soccorsi dei militari con le scale, per poi rifugiarsi in piazza Piave, ai piani superiori della "Casa del soldato"
Foto 3 - Foto di Emilio Grippi
Le due famiglie poterono ricongiungersi solo alla fine di quella tragica giornata, Emilio racconta: "Passammo una giornata terribile attaccati alle poche notizie che ci arrivavano attraverso la televisione. Finalmente a sera arrivarono gli zii e le cuginette che, impauriti, raccontarono la loro avventura. Ma la famiglia Grippi non si occupò solo dei parenti, a Sesto Fiorentino, cercò di offrire un aiuto anche ad altri sfollati.
Foto 4 - Foto di Emilio Grippi
Nei giorni seguenti, quando i treni ripresero a funzionare, Emilio con il padre tornò più volte a Firenze, portandosi dietro anche la cuginetta Tea. L'intera città si presentava come un enorme pantano di fango ed Emilio ne fu impressionato: "L'Arno d'argento tanto cantato era stato capace di una tale furia devastatrice".
Foto 5 - Foto di emilio Grippi
Bisognava prestare aiuto, ma anche verificare i danni subiti dall'appartamento in via Tripoli, il quale non fu allagato perché situato ai piani alti dell'edificio. "In piazza Santa Croce il livello delle acque arrivò fino ad otto metri e per soli due centimetri la nostra casa venne risparmiata", ricorda Tea.
Foto 6 - Biblioteca Nazionale - Foto di Emilio Grippi
Dopo alcuni giorni la ferrovia divenne agibile. Il tragitto dalla stazione di Santa Maria Novella fino a via Tripoli fu impervio e faticoso. Alcune parti del centro cittadino erano chiuse e sorvegliate dalle forze dell'ordine per proteggere le abitazioni da atti di sciacallagio. Bisognava quandi aggirare gli ostacoli, in un panorama di pura devastazione: acquitrini, fango, nafta e pericoli di ogni genere. Durante queste peripezie, Emilio ebbe la possibilià di testimoniare ciò che capitava intorno a lui con la sua macchina fotografica: "La pellicola era già avviata dato che non c'erano negozi dove acquistare nuovi rullini e i negozianti vendevano gli oggetti ancora buoni per pochi spiccioli. Il Ponte Vecchio era distrutto, chissà se qualcuno aveva salvato l'oro... ".
Foto 7 - Argine dell'Arno di fronte la Biblioteca Nazionale - Foto di Emilio Grippi
Poi c'era da prestare soccorso alla città ed ai sui abitanti. Rimuovere i detriti dalle strade e dalle abitazioni. Emilio e Tea parteciparono a salvare i "tesori" della città, i libri patrimonio culturale della Biblioteca Nazionale. Quello fu un duro lavoro: sporchi e stanchi, giovani fiorentini e gente comune, venuta da ogni dove, a portare solidarietà.
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Le strade erano trasformate in cimiteri di auto e detriti vari, non c'era l'acqua né l'energia elettrica, questo rendeva difficile la pulizia dal fango. La scuola era stata interrotta e così i ragazzi davano il loro cotributo prima di riprendere gli studi. Anche Emilio aiutò prima di ritornare a scuola, all'Istituto d'arte, per poi diventare un'artista poliedrico (scrittore, fotografo e pittore).
Foto 8 - Vista del Ponte Vecchio - Foto di Emilio Grippi
"Gli angeli non avevano niente a che fare con noi" - dice. "La gente che lavorava nel fango era arrabbiata e, quando venne in visita il Papa, qualcuno avrebbe avuto un gran piacere a lanciargli un po' di fango sulla tunica bianca immacolata... Altro che Angeli del Fango, eravamo indiavolati!". Anche perché, una volta riparati i danni, restava il timore che la natura tornasse ad infuriarsi ed a sommergere la città.
Foto 9 - Ingorgo di macchine viste dall'alto - Foto di Emilio Grippi
A distanza di oltre quarant'anni da quella tragedia, varie associazioni e il comune di Firenze stanno cercando di recuperare le testimonianze dei protagonisti, per utilizzarle come memoria storica ma non tutto il materiale video e fotografico è stato ancora tirato fuori.
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