L’agenzia di stampa “Asca” riportava, qualche giorno fa, la preoccupante denuncia del sindacato autonomo della polizia penitanziaria, secondo cui ci sarebbero 16mila detenuti in “contenimento chimico” (http://www.asca.it/news-Carceri__Osapp__16mila_detenuti_in__contenimento_chimico_-1142529-ATT.html ). L’abuso di simili sostanze per scopi repressivi è uno dei problemi del nostro tempo; come criticare l’abitudine sovietica (diffusa da Breznev in poi) di considerare “malati” i dissidenti se poi anche nell’Italia odierna si fà lo stesso? Considerare “malattia”, il dissenso, la ribellione, specie nelle forme proibite dal Codice Penale è indegno di un paese che pretende di essere democratico. Una pur breve disamina del tema “droghe e società moderna” prenderebbe certamente più tempo di quello che la pazienza del lettore mi concede, ma vorrei comunque rimarcare come, mentre un gran numero di sostanze dimostrate innocue o persino benefiche per il progresso umano vengono bandite, la società moderna fà un intenso uso di sostanze i cui effetti "collaterali" sono ben conosciuti, per scopi di dominio e di sfruttamento, come magistralmente illustrato ad es. da T. McKenna nel ormai classico “Il nutrimento degli dei” (che trovate in traduzione italiana per le ed. Urra/Apogeo 2001 ). Ma anche quest'opera, considerabile un pò come "il testo di riferimento" non solo sulle sostanze che hanno avuto un impatto positivo sull'evoluzione umana, ma anche su quelle che sono state impiegate come strumenti di oppressione, ha come limite quello di non trattare i cosiddetti psicofarmaci ( antipsicotici, antidepressivi etc.), la cui influenza, assolutamente negativa, nella società odierna aspetta ancora del resto (mia opinione) uno studio sistematico che possa considerarsi al tempo stesso “autorevole” ed “esaustivo”. Dobbiamo considerare che l’uso di simili strumenti repressivi parte dall’infanzia (“sindrome di iperattività” etc.) , e si sviluppa attraverso, da un lato l’uso coattivo (TSO, CPE, ed appunto carceri), e dall’altro l’uso “volontario” (che incidenza di Tavor-dipendenti c’è nella società attuale?), per culminare nelle pratiche di “contenimento” della terza età, sia da parte dei “medici di famiglia” sia nei “lager per anziani”, ossia molte delle moderne “case di riposo”, il cui "regime" prevede -di norma- l'uso di farmaci dall'effetto devastante sulla psiche e le capacità di dissenso e di resistenza della persona. Il nostro paese, negli ultimi cinquant’anni, ha poi del resto sviluppato “forme” sue particolari, che si sono distinte da quelle in uso nel resto del mondo occidentale (ricordiamo di sfuggita, e valga come esempio, l’uso del “bromuro nel caffè” dei militari di leva, nei decenni passati). Chi scrive confida che i prossimi anni possano vedere la pubblicazione di severi studi "sull'impatto e le necessarie difese", che possano formulare le necessarie basi teoriche al superamento pratico del problema.
Fabrizio Cucchi, DEApress
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