Il web ha letteralmente rivoluzionato il nostro modo di pensare e di agire spesso purtroppo in negativo.
In appena poco più di un decennio abbiamo visto sparire dalle strade delle nostre città realtà che tanta importanza hanno avuto nella nostra vita.
Parliamo ovviamente di edicolanti, librerie, videonoleggi, negozi di musica letteralmente strozzati dal web.
Uno ad uno i bandoni sono stati abbassati ed i negozi chiusi.
Lo sappiamo bene, eppure niente è stato fatto per salvaguardare queste realtà ormai scomparse.
Ebbene, neppure la stampa su carta e le imprese editoriali sono rimaste immuni dinanzi all’attacco frontale del sistema digitale.
Al giorno d’oggi proliferano piattaforme online che si appropriano illegalmente dei contenuti della editoria legale per diffonderli gratuitamente e trarvi un profitto ingiusto spesso diffondendo anche fake news.
Si tratta in ultima analisi di “pirateria digitale” che, ha dichiarato il Comandante della Guardia di Finanza Giuseppe Zafarana, “spalanca praterie all’informazione fake, per sua natura gratuita, e dunque, in ultima analisi, finisce con l’attentare all’articolo 21 della Costituzione”.
Certo è di tutti l’auspicio che la stampa sia libera e realmente indipendente, ma lo slogan che “i giornali pubblicano solo ciò che vogliono veder stampato le grandi industrie o le banche, le quali pagano il giornale” coniato da Benito Mussolini, di cui oggi giorni si appropriano molti dei nostri politici, non può costituire l’arma che consente di schiacciare il pluralismo dell’editoria.
Perché nel pluralismo e nella libertà di pensiero risiede la democrazia, principio sancito dai nostri padri costituenti nell’art. 21 della Costituzione: “Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione. La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure”.
Ci permettiamo a questo punto di introdurre una importante ed ulteriore riflessione.
Se l’insegnamento e la divulgazione costituiscono un momento di libera espressione, appunto sancito dalla Costituzione, ben vengano, oltre alla editoria tradizionalmente intesa, anche e sopratutto i giornalisti che fanno volontariato e contribuiscono alla diffusione di una informazione vera, etica, libera ed indipendente. Pertanto non si possono considerare “ladri del web” tutti coloro che hanno la voglia ed il coraggio di manifestare la propria opinione in modo legale e rispettoso dei diritti altrui, non si può vietare la libera circolazione delle idee, opinioni e sperimentazioni. Il Giornalismo può essere gratis o pagato, perché è il giornalista che fa la differenza. Di esperienze in Italia ed all’estero ce ne sono molte e pertanto ricordiamo che l’agenzia di stampa Deapress, di proprietà della D.E.A. Onlus, nasce con l’intento, proposto dal Prof. Pio Baldelli, di contrapporre all’informazione la controinformazione, come difesa al Capitalismo imperante. Quello che succede con i social è una rivoluzione, come lo è stata la rivoluzione industriale.
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