Giuliana Rogano, il “manicomio” di Leros
Storie del Mediterraneo
Storie di abbandono, di diversità, di emarginazione. Dolore e sofferenza impregnano i muri del complesso di edifici affacciato sullo splendido porto naturale di Lakki.
Costruito negli anni ’30 dagli italiani come base militare, ha ospitato i soldati fino agli anni ’50, quando è diventato il “manicomio” di Leros per i malati, i disadattati, i diversi, cioè coloro che non trovavano spazio nella società greca dell’epoca. Un luogo infame, in cui durante il regime dei Colonnelli furono trasferiti anche i detenuti politici e gli orfani della guerra civile. Le scritte sui muri sono il segno della coercizione mentale e psicologica cui erano sottoposti i “rinchiusi”. Da anni il complesso è in stato di abbandono ma, a conferma del fatto che ci sono luoghi che sembrano dover assolvere per sempre la stessa funzione, in una parte di esso, quella all’epoca destinata alle donne, l’UNHCR ha istituito un centro di accoglienza per i profughi siriani.
Leros (Grecia) – ottobre 2015
Giuliana Rogano
Nata a Napoli, 1971. Architetto, con una grande passione per i viaggi, il mare e la navigazione, le immagini che evocano ricordi, il bello e l’arte in generale.
Ha abbandonato la professione tre anni fa e ha iniziato a navigare nel Mediterraneo; un gruppo di amici, un ketch di 60 piedi di nome “Mediterranea” e la sua macchina fotografica. La spedizione italiana si chiama “Progetto Mediterranea. 5 anni a vela nel Mediterraneo”.
“Questa mia nuova rotta è un viaggio tra paesi, popoli e culture del Mediterraneo, e navigando e viaggiando, osservo e ascolto e fotografo”.
Dall’Adriatico, all’Egeo, al mar Nero e poi ancora Egeo. Italia, Grecia, Turchia, Georgia, Romania, Bulgaria e ancora Grecia fino ad ora.
Ma il suo viaggio continua, non è tempo di fermarsi.
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