Le pagine di cronaca dei giornali parlano sempre più spesso di delitti tra conoscenti, tra colleghi di lavoro e tra vicini di casa. La famiglia, sinonimo di accoglienza, pace, sicurezza o come meglio definita “Casa dolce Casa”. Eppure sono le quattro mura domestiche il principale ambito nel quale maturano i delitti, tant'è che nel 2006 i casi si sono attestati a quota 174 per una percentuale del 29,1%. Gli omicidi in famiglia o meglio “l'omicidio volontario” in Italia, secondo il rapporto dell'agenzia di stampa Ansa e della società ricerche economiche e sociali Eures, come dato suona inquietante: i casi in qui si impugna l'arma (per lo più , da fuoco) per ammazzare un parente o un coniuge si verificano una volta ogni due giorni. Secondo il direttore della Dca(direzione centrale anticrimine della Polizia di Stato) “ la degenerazione sociale che investe il nostro tempo e che si trasforma in uno stato di intolleranza costante nei rapporti tra conoscenti e familiari , sono gli elementi base di questo andamento.” Sempre secondo il direttore della Dca si sono accentuate le tensioni sociali, complicati i rapporti e la comunicazione tra simili. Il risultato? La strage. Erba insegna: quattro persone barbaramente uccise, di cui un bimbo di due anni, per mano di una coppia assassina “infastidita” dai comportamenti della famiglia della casa accanto. “Omicidi di vicinato” analoghi:a Catania, a fine febbraio, un'infermiera è stata strangolata da un inquilino del palazzo dopo una lite nata per dei soldi che lui le doveva restituirle, ad Agnani , un uomo ha sparato ai vicini perché “da sempre volevano appropriarsi dei suoi terreni”.
Un quinto degli omicidi in famiglia avviene in Lombardia, seguono Lazio, Sicilia, Emilia Romagna, Veneto, Toscana. Il triste primato, a livello provinciale, lo hanno Roma e Milano. Lo scenario è rappresentato per lo più dai Comuni di piccole e medie dimensioni, prevalentemente del Sud: oltre la metà dei casi ( 606 vittime, di cui 88 solo a Napoli). Nel rapporto si fissa anche il giorno più battuto, il Lunedì. Mentre la fascia oraria più critica è quella serale.
Nella maggior parte dei casi la violenza estrema si genera in situazioni in cui la vittima e l'autore si trovano a convivere:abitavano con il loro assassino l'86% dei minori uccisi, il 66% dei ragazzi tra i 19 e i 24 anni. Negli ultimi due anni è stata spesso la scelta di una persona (la vittima) di interrompere la convivenza a scatenare l'impeto omicida. Negli omicidi di “vicinato” la vittima è donna nel 18,2% dei casi, mentre in quelli familiari la percentuale balza al 56,3. La mano assassina e in prevalenza, in tutte e due i casi, maschile. Se nei delitti tra parenti e coniugi il movente è passionale(al Nord prevale la gelosia), in quelli tra conoscenti prevalgono i “futili motivi”(ossia “la conflittualità ordinaria del quotidiano”). Nella maggior parte dei casi di omicidio si arriva a individuare e ad arrestare l'autore.
Aurora Alushaj-DEApress
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