Non fermarsi davanti alla malattia. Questo l'insegnamento degli atleti delle paralimpiadi. Un esempio per tutti, in special modo per le persone comuni, le quali non devono affrontare una vita fatta di ostacoli, limitazioni, e addirittura, in certi casi, dileggi e umiliazioni. Loro sono andati oltre. Non appagati da una vita fatta "su misura", perseguendo la passione in una determinata disciplina, si sono cimentati, oltre appunto i pregiudizi e i giudizi del senso comune.
Le paralimpiadi di Parigi 2024 inizieranno mercoledi 28 agosto, per terminare l'8 di settembre. Dieci giorni, ove circa 4000 atleti provenienti da tutto il mondo si sfideranno, non solo per determinare il vincitore, ma per il solo fatto di essere lì, presenti. Non a caso il simbolo delle paralimpiadi non è il classico logo di cinque cerchi, ma è composto da tre agitos, di colori blu, rosso e verde, rappresentando il corpo, la mente, lo spirito degli atleti con disabilità.
Le paralimpiadi vere e proprie nascono in Svezia, nel 1976. Infatti, dal 21 al 28 febbraio di quell'anno, si affrontarono 98 atleti, portatori di menomazioni fisiche importanti, come amputazioni (ma vi furono esempi di atleti ipovedenti). L'ideatore delle paralimpiadi fu un neurologo tedesco, Ludwing Guttman, il quale, rifugiatosi in Inghilterra per sfuggire alle persecuzioni naziste, pensò di introdurre lo sport nella riabilitazione dei soldati resi paraplegici dalla guerra.
Oggi le paralimpiadi si sono, come facile immaginare, estese e particolareggiate. Per fare un esempio "nostrano", basti pensare che la nostra squadra sarà la più corposa di sempre, con un totale di 141 componenti, impegnati in ben 17 diverse discipline.
Non a caso la gente s'interessa sempre più a queste "particolari" gare, forse comprendendo finalmente l'importanza dello sport nel fattore di inclusione di persone affette da disabilità, concedendo a questi atleti il privelegio di sentirsi "normali".
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