A metà del suo percorso, la mostra “Di Linea e di Colore. Il Giappone, le sue arti e l’incontro con l’Occidente” (a Palazzo Pitti fino al 1 luglio, nell’ambito della manifestazione “Giappone terra di incanti”), si rinnova con l’arrivo di nuovi capolavori, in sostituzione di altrettante opere che erano state esposte fino a metà maggio.
Una “rotazione” imposta in primo luogo dagli standards conservativi di molte di queste opere, spesso realizzate con materiali delicati e sensibili al deperimento – ma anche un’occasione per giustificare una nuova visita al museo. Questo tipo di avvicendamento è una pratica radicata nei musei giapponesi, e consolida ancor più profondamente il progetto di “Giappone terra di incanti”, che più che una semplice mostra, vuole essere un momento d’incontro e di scambio tra culture.
Le opere appena arrivate (e già in esposizione), confermano l’altissimo livello della mostra: tra di esse segnaliamo in particolare il dipinto Cetrioli “serpente” e insetti di Ito Jakuchu (1716-1800) e il capolavoro Cinque beltà femminili di Hokusai (1760-1849), entrambi provenienti dal Museo Hosomi di Kyoto. La “rotazione” riguarda anche i kimono, con l’arrivo di due spettacolari abiti del periodo Edo (1615-1868).
Per DEApress, Simone Rebora
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