COMUNICATO STAMPA
Siamo soddisfatti dell’esito della richiesta di protezione internazionale del cittadino saharawi Mohamed Dihani, difensore dei diritti umani e attivista per i diritti del popolo saharawi. Una sentenza che mette a nudo il regime e le sistematiche violazioni dei diritti umani che subiscono i Saharawi che vivono sotto l’occupazione del Marocco.
Dihani è stato per lungo tempo vittima di gravi violazioni dei diritti umani, che vanno dalla detenzione arbitraria, alle torture, alle molestie legali e amministrative ed alla sorveglianza in Marocco, in ragione del suo attivismo esercitato in modo esclusivamente pacifico. Un’ordinanza del Tribunale di Roma ha riconosciuto il diritto di Mohamed Dihani di accedere sul territorio nazionale per presentare domanda di protezione internazionale e ordinato alle autorità italiane di rilasciare un visto d’ingresso (come si legge dai comunicati di Amnesty International).
Vogliamo ricordare chequesta legittima procedura, riconosciuta dalla legislazione internazionale, è stata presa a pretesto da un importante emissario del Centro Islamico Culturale d’Italia, il sig. Khalid Chaouki, ex deputato del parlamento italiano, per lanciare ai cittadini marocchini in Italia un proclama in cui, definendo il “dossier Dihani”: "un atto di propaganda gratuita, bugiarda e insensata contro il Marocco”, invita “ la diaspora marocchina in Italia e in Europa a rispondere a questa propaganda e a queste accuse pericolose per il Marocco”.
La Rete Saharawi Italiana (per la difesa dei diritti umani ed a sostegno della causa Saharawi);
- Denuncia questa pretestuosa ingerenza ed il pericoloso incitamento a fare ricorso a non ben definite attività verso esponenti Saharawi e contro un processo di pacificazione per il riconoscimento dell’indipendenza del Sahara Occidentale (previsto dalle risoluzioni Consiglio di sicurezza ONU 1514/64, 690/91, ecc.).
- Rileva una recrudescenza a più livelli delle azioni di emissari ed esponenti del Regno del Marocco con azioni di violenza nei confronti di cittadini, autorità ed anche bambini Saharawi.
Durante il soggiorno di bambini saharawi (progetto "Ambasciatori di pace luglio-agosto ‘24") ospitati da comunità locali italiane, i bambini sono stati aggrediti verbalmente a Pontassieve (FI) da appartenenti la comunità marocchina ed a Castelfiorentino (FI) è stata strappata la bandiera esposta nella scuola che ospitava i bambini stessi.
Questi atti intimidatori alimentati in Italia dal Sig. Chaouki vanno considerati all'interno di una più ampia minaccia violenta che il Marocco sta perseguendo: in questi giorni si è arrivati persino all’aggressione da parte di un funzionario del governo marocchino nei confronti dell’ambasciatore Saharawi della Repubblica Araba Saharawi democratica Saharawi, Lamine durante il vertice Africa-Asia a Tokio del 23 agosto 2024.
Constatata un inaccettabile ricorso a manifestazioni di intolleranza e violenza in nome di interessi avulsi dalla nostra collettività ed a sostegno di un regime autoritario e contrario ad ogni soluzione pacifica della causa Saharawi per la quale si sta battendo parte della società civile e delle istituzioni italiane, si ritiene ancora più grave che in Italia questo atteggiamento venga promulgato da un esponente del Centro Islamico Culturale, il sig. Khalid Chaouki, in precedenza eletto come rappresentate del popolo italiano alla camera dei deputati.
Si esprime la più ferma e determinata solidarietà ai destinatari di questi attacchi:
- Ad Amnesty International per l’encomiabile attività in difesa dei diritti umani;
- Al Fronte Polisario ed ai suoi rappresentanti per l’impegno nel perseguire una soluzione pacifica anche attraverso un rigoroso rifiuto di ogni pratica violenta durante tutto il periodo del cessate il fuoco in Sahara Occidentale.
- A Mohamed Dihani affinché possa vedere sancito il diritto alla tutela internazionale e riconosciuto il diritto ad esprimersi per l’indipendenza e la libertà del suo popolo.
Si chiede agli organismi della rete di vigilare affinché ogni possibile provocazione non vada a buon fine ed alla società civile di prendere posizione nei confronti di queste derive antidemocratiche e di sopraffazione.
Al mondo della politica chiediamo di prendere le distanze ed emarginare figuri che in maniera inappropriata e pericolosa utilizzino strumentalmente un proprio ruolo istituzionale anche pregresso in favore di sistemi e regimi esterni ed avulsi dalla nostra pratica democratica.
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