La prima puntata del “Grande Fratello 10” ha fatto il boom : più di sei milioni erano i telespettatori incollati davanti allo schermo.
Gli esibizionisti alla ricerca di un posto facile in tv, questa volta, sono sedici, ma ne arriveranno altri in un prossimo futuro. L’obiettivo principale, come ogni anno, è quello di fidelizzare il pubblico vorace di libidine, attraverso un gioco di stravaganze : dal primo gay dichiarato ad un transgender, in transizione da donna a uomo.
In un’Italia culturalmente devastata lo share sarà alto, ma i danni che questo tipo di programma rischia di procurare saranno probabilmente incalcolabili. Come la tenia, che si aggrappa alla bocca dell’intestino del suo ospite - tramite pratici uncini di cui dispone - allo stesso modo il GF non abbandonerà mai più il suo cliente. Letteralmente.
Ascolti di certo utili per le entrate economiche di Mediaset, ma devastanti per un pubblico bramoso di emozioni a buon mercato; straripante è la violazione delle più elementari forme di rispetto, in un contesto nel quale i protagonisti si fanno trattare come fenomeni da baraccone.
Non ci si preoccupi, non c’è limite alla spazzatura in tv : per sfruttare il basso costo del reality, in rapporto ad altri generi di programma, hanno inventato per il decennale una serie infinita, che durerà ben cinque mesi ed accoglierà un numero ancora poco chiaro di concorrenti. Insomma, quest’anno, la “ novella dello stento” durerà più che “tanto tempo”.
D’altro canto, la Marcuzzi, quasi a voler rassicurare i più fedeli, afferma : “ questi dieci anni ci hanno fatto sorridere, divertire, piangere, perfino arrabbiarci, ma non ci hanno annoiato mai. Anche quest’anno non vi deluderemo”.
La presentatrice sembra, quindi, voler glissare questa evidente realtà, probabilmente non più consapevole della necessità di limiti, per evitare di cadere in una ridicola cafonata.
Il fenomeno “ Grande Fratello” è interessante per comprendere alcuni meccanismi della televisione, ma, come sempre, quando si percorre la strada del sequel a tutti i costi, si finisce per raschiare il fondo del barile.
Nell’assistere a questa scolorita rappresentazione della realtà, lascia perplessa l’assoluta mancanza di rispetto per i nostri sentimenti più profondi, per la nostra vita interiore ed emotiva, svenduta al miglior offerente. Crediamo veramente che tutto vada bene “ purché se se parli?”
Lontano da qualsivoglia moralismo, riflettiamo su quanto possano essere pericolosi certi tipi di messaggi per tutti quei telespettatori che, non avendo acquisito una coscienza critica di questi prodotti, assistono passivamente ad un triste spettacolo, dove muore il rispetto per l’intimità.
“Basta, non ne possiamo più di questi reality”- affermano sette intervistati su dieci- “sono porcherie che guardano solo i giovani che hanno perso i veri valori”. E’ troppo semplicistico parlare di “tv spazzatura”: il dato reale è che questi programmi vengono fatti e ripetuti, questo vuol dire che ogni anno c’è chi li guarda e non solo i ragazzi.
Prima di tutto distinguiamo il pubblico tra giovani e adulti. Nel primo caso occorre fare una premessa. Un aspetto fondamentale della nostra autostima riguarda il giudizio che gli altri hanno di noi, il modo con cui ci guardano e ci valutano. Infatti, il motivo principale del nostro conformismo, del fatto che ci adattiamo ai gusti e ai valori predominanti, è il desiderio di essere socialmente apprezzati o quantomeno esser considerati “normali”. Ecco perché ci interessa così tanto il comportamento degli altri: per capire cosa fa la maggioranza e poterla imitare, allontanando il rischio di essere criticati e valutati come strani o diversi da conoscenti e amici.
Ma siamo veramente tutti amici?
Nella società odierna gli adolescenti vedono il fiuto come una condanna e l’accettazione come un premio: ossessiva è la ricerca di consenso dal branco, in quanto primario è il bisogno di appartenergli. Così, il GF, da loro l’illusione di poter studiare dei giovani in tutti i momenti della vita quotidiana, cercando dei modelli di comportamento socialmente vincenti, da imitare.
Per quanto riguarda gli over trenta, invece, la passione per il capostipite dei reality show si può spiegare in altri modi: probabilmente gioca un ruolo decisivo la curiosità nei confronti dell’universo giovanile. Attraverso il Grande Fratello si ha l’illusione di entrare nel mondo segreto dei ragazzi, quello che magari figli e nipoti nascondono con tanta attenzione.
Ovviamente si tratta, in entrambi i casi, di una chimera: gli attori di questo format televisivo non sono persone normali che agiscono in un contesto normale, ma concorrenti di un gioco, perfettamente consapevoli di essere ripresi ventiquattro ore su ventiquattro dalle telecamere e di essere osservati da milioni di persone; non è tanto da discutere se recitino o meno, quanto ribadire che ogni loro comportamento e parola sono come marionette sapientemente manipolate da un infido burattinaio: in parole povere, niente di più lontano dalla realtà. Infatti, non è vero che gli autori comunicano con i reclusi solo attraverso la voce del Grande Fratello : su una lavagna vengono elencati gli argomenti di cui devono discutere i ragazzi nella casa, spesso invitati ad iniziare dibattiti a tema.
Il perverso meccanismo di pilotaggio ha inizio a monte: fin dalle primissime selezioni la produzione ha ben in mente le caratteristiche dei concorrenti, tanto da sottoporli a test psicologici: li hanno voluti fragili, instabili, vulnerabili e con esperienze dolorose alle spalle. Ma c’è dell’altro. Farsi riprendere no stop da una telecamera è un modo illusorio di colmare un vuoto interiore: “ io valgo nella misura in cui sono guardato e tanto più la mia platea è vasta”; ma, quando si spengono le luci della ribalta e si ritorna nell’ombra, lo scossone può essere molto forte e produrre shock emotivi a personalità poco solide. Ma dove sta la veridicità di questo programma?
Inoltre, se traduciamo letteralmente il termine inglese “reality show”- “spettacolo della realtà ” - e la stessa procedura la applichiamo per “fiction”- “ fingere, formare, creare, narrazione di eventi immaginari in netto contrasto con eventi reali” arriviamo alla deduzione logica che la seconda versione è quella che descrive meglio “Grande Fratello”.
Quindi si “fiction show” e no reality!
Francesca Toccacielo, Elena Saccomanni.
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