Sono oltre 400mila i precari a rischio nella pubblica
amministrazione. E’ quanto stimato dalla Cgil se il governo dovesse decidere lo
stop alla stabilizzazione dei precari.
Il comparto a maggior rischio è quello della scuola, che conta
130mila contratti a tempo determinato annuale del personale docente e 70mila
del personale non docente. Nel resto della pubblica amministrazione sono
inoltre in bilico 112mila lavoratori a tempo determinato, 80mila contratti di
collaborazione coordinata e continuativa, 25mila Lsu e 12mila lavoratori
interinali.
“Il governo italiano - spiega Michele Gentile, coordinatore
dipartimento settori pubblici della Cgil - è l'unico al mondo che, di fronte ad
un crisi che ogni giorno diventa più drammatica, risponde con il licenziamento
dei lavoratori precari nelle Pubbliche Amministrazioni e nella scuola. Per
giunta lo fa utilizzando uno strumento, quello del decreto legge, il cui
requisito dovrebbe essere l'urgenza. Una ricetta grave e fallimentare, come del
resto quanto fin qui fatto”. “Licenziare per legge - aggiunge Gentile - come il
Governo era intenzionato a fare fino a ieri con la sua proposta, è inaccettabile.
Farlo per decreto legge è gravissimo. Ma i licenziamenti produrranno un doppio
effetto negativo: innanzitutto quello dei lavoratori che perderanno il lavoro
ed il reddito, ma anche quello dei cittadini che perderanno servizi
fondamentali che, a seguito proprio di tali licenziamenti, non potranno più
essere offerti dalle amministrazioni, visto che l'80% dei precari lavora presso
i servizi degli enti locali e della sanità”.
Valentina Casini - DEApress
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