Vedere una grande signora dai capelli bianchi in una piccola bara coperta di seta bianca che fanno da cornice è stato un attimo di riflessione ad una vita vissuta con grande amore per l'arte. Ho conosciuto Annamaria verso la fine degli anni settata, grande salottiera e fervente animatrice. Mi ricordo ancora Annamaria e Pio Baldelli che discutevano a voce alta, spesso litigavano e si compiacevano entrambi del loro dire. Eccoli ancora a chiacchIerare quando si ritrovavano alle feste oppure a vedere mostre oppure presentazioni varie. Pio Baldelli la chiamava la Papessa e insieme avevano iniziato una ricerca su Firenze sui giovani e i vari disagi sociali e poi nel 1979 avevano pubblicato un libro: "Firenze capitale del nulla" con fotografie e testi di due autori. Una pubblicazione dove si parlava di problemi scottanti come la droga. Tutti i frequentatori delle lezioni del prof. Baldelli erano frequentati da personaggi famosi e anche commentati sia dalla stampa che dalla gente comune. Erano anni difficili, la politica era al primo posto e le divergenze allontanavano e così finì anche l'amicizia tra loro.
Da anni orami viveva in solitudine ma con grande attenzione alla ricerca e si buttava a capofitto sui ritagli di libri o giornali, ovunque c'era da parlare di pittura. Dominique ci accoglie e ringrazia gi/le intervenute, ringrazia per l'ultima visita alla sua mamma. Una sera, Annamaria, mi raccontò di appartenere ad una delle famiglie più feudali della città fiorentina e che le aveva sempre ostacolato la scelta nobiliare. Una famiglia imponente che aveva poi vissuto come borghese e poi come persone comuni ma sempre nell'ambito culturale cittadino. Credo che la sua famiglia aveva donato la propria collezione pittorica allo Stato e lei quando fotocopiava un'opera che aveva tenuto nelle sue mani la faceva vedere a me e Fabio con orgoglio..
Una donna abituata a viaggiare in compagnia di intellettuali e artisti squattrinati che non si è fatta mai mancare niente anche quando non aveva più una economia solida ma impegnata e anche lavoratrice nel campo dell'Editoria, fu assunta nella redazione di Temps Modernes a Parigi diretta da Jean Paul Sartre e ne andava fiera poi mi raccontava di aver collaborato con Il Nuovo, Paese Sera, Vougue, La Hora... ci sarebbero voluti giorni e giorni per raccontarmi tutta la sua vita e mi era ripromessa di andarla a trovare prima o poi. Aveva addirittura fatto la regia e produzione di un film che avrebbe vuoto farmi vedere. Eugenio Montale e Giuseppe Ungaretti erano i suoi amici preferiti, di cui mi ricordo le foto viste tra i vari documenti del marito (depositati in via della pergola) morto ormai da tempo. Un ultimo mio ricordo va al suo impegno verso la raccolta e lo studio delle opere d'arte.
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