Riccardo Musatti è stato uno degli intellettuali di una Italia che soffre ad essere ancora presente. Lui, attivista politico, forte di essere fra i fondatori del Partito d'Azione, non lesinò attenzione agli eventi che dagli anni cinquanta in poi cambiarono nettamente il Paese. Fu molto vicino ad Adriano Olivetti e sulla sua scia innovativa, di una umana industria (ma questa è poi divenuta irrealtà) visse con attenzione i cambiamenti e , sulla scia del nuovo meridionalismo di denuncia intrapreso da Carlo Levi, s'inerpicò per quelle "vie del sud" che lo porteranno soprattutto a Matera. a ritrovare ciò che in precedenza proprio Levi aveva denunciato, il degrado e l'abbandono di una parte di civiltà, di un sito, come quello dei Sassi, assolutamente inumanizzato. Servirà forse il suo lavoro, servirà la fortissima e censurata denuncia di Ivens a considerare seriamente come una umanità fosse mortificata della presenza. La sua spedizione, arriva quindi nel Sud, in quell'Italia che dopo la Repubblica aveva rivelato grandi ombre e grandi vuoti. RIccardo Musatti si ferma e si sofferma proprio a Matera e il racconto che ne fa lascia ancora oggi stupiti da tanta e profonda analisi dei fatti e delle cose. Musatti lancia messaggi chiari, arriva a segnare con la sua scrittura ciò che doveva essere, che doveva avvenire. Forse, dopo tanti e tanti anni, con un massiccio intervento esterno, i Sassi di Matera sono quello che sono ma, la strada tracciata da Musatti rimane ancora oggi attuale, impressionante e soprattutto aperta ancora ad una serie di risposte che tardano a venire. Il volume uscì nel 1955 e ristampato poi nel 1958. Adesso Donzelli, in quell'investimento socio politico che da tempo lo distingue fra gli editori, lo ripropone nella serie "saggine" con 180 pagine e il costo contenuto di 19,00€. Forse, oggi in tempi in cui non si vede l'orizzonte abbassato da tanta melma e da tanta incurante presenza di tanti fantapolitici, leggere lo scrivere di Musatti può apparire utopico ma è molto meglio vivere in una "romantica" utopia che in un mondo, in una Italia deprivata dai valori, dalla costante umanità che era tipica di persone come Musatti.