Un neonato in Iraq vale fino a 30 mila dollari, a denunciare il mercato fiorente di tratta dei bambini è stato un reportage dell’emittente al Jazeera.
Abu Muhammad, di Baghdad, per esempio piange la figlia più piccola, Fatima, due anni, venduta a una famiglia straniera per disperazione. «La guerra – ha raccontato alla tv del Qatar –ha rovinato la mia famiglia. Mia moglie e i miei parenti sono morti, io non ho più lavoro e ho dovuto vendere la mia bambina per dare qualcosa da mangiare agli altri miei figli».
Abu Muhammad, prima di finire profugo in un campo, viveva ad Adhamiya, che un tempo era un quartiere bene di Baghdad. Ora che non ci sono più soldi nè lavoro, i figli non vanno più a scuola e Fatima, spiega, stava diventando anemica e apatica per la scarsità di cibo.
E’ stato facile allora dare retta alla coppia svedese, presentatasi a nome di una presunta ong, e affidare loro la piccola con il tramite di un traduttore/mediatore iracheno. In cambio, diecimila dollari e la speranza che Fatima sia davvero andata a star meglio.
Khalid Jabboury, padre di sette figli, convinto a cedere in adozione la sua bambina di sette anni a una famiglia giordana per 20 mila dollari. Ora è disperato perché dei suoi parenti hanno avuto modo di visitare la bambina, scoprendo così che viene trattata non come una figlia ma come una schiava e picchiata.
Omar Khalif, vice presidente dell’Iraqi Families Association, ha dichiarato che ogni settimana sparisce una media di quattro bambini, semplicemente, nel nulla veri e propri rapimenti per strada, a opera di gang specializzate nel traffico di esseri umani.
Ne sono state individuate ben 15 nel giro degli ultimi nove mesi. Gli acquirenti non mancano: arrivano dall’Europa, Olanda e Svezia in testa, ma anche dai Paesi vicini, Giordania, Libano e Siria. I più richiesti sono ovviamente i neonati, che valgono fino a 30 mila dollari, ma fino a 5 anni di età sono facilmente collocabili, anche se il prezzo cala a 3.000 dollari.
DEApress
Share |
< Prec. | Succ. > |
---|