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Festival Infortezza 2009: Morgan e Le Sagome

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Morgan e Le Sagome

                             28 luglio 2009 Firenze Infortezza

Marco Castoldi non è più quello di una volta: lo si intuisce quasi subito, lo si capisce dopo qualche canzone, lo si vede e purtroppo lo si sente per tutta la durata del concerto.
Eppure la serata era iniziata bene, sulle note introduttive dell'ultimo cd dei Fleet Foxes: dispiace constatare che queste rimarranno le uniche canzoni degne di rilievo di tutta la serata.
Sì, perchè la situazione sul palco diventa in breve tempo “pirotecnica” e assai confusa: più che a un concerto si ha l’impressione di assistere ad un sound-check, neanche troppo riuscito per la verità.
Morgan inizia fin da subito a perdersi nelle sue consuete “pose da divo”, quasi che a lui, reduce dal successo televisivo del carrozzone mediatico “X-Factor”, possa essere concesso di tutto sul palco: parlare con la sigaretta in bocca, tossire al microfono mentre canta, mettersi a suonare un flauto-giocattolo che a molti perforerà i timpani, persino urlare al suo bassista “Cazzo, non mi fai i cori..”, tra lo stupore generale.
Quali siano i motivi di questo declino artistico non è dato saperlo, forse si è trattato solamente di una serata storta.
Il fatto che Morgan sia ormai diventato un personaggio molto conosciuto, una sotto-specie di “divo” della televisione, non è condizione necessaria né sufficiente per la buona riuscita di un concerto e questo lo capisce anche una buona fetta del pubblico presente, ad eccezione di quei fan incalliti che perdonerebbero al loro idolo qualsiasi atteggiamento.
D'accordo, mettiamoci pure tutte le attenuanti del caso: alcuni non meglio identificati problemi al “laptop” che fanno fin da subito imprecare il buon Castoldi, una resa audio imperfetta e sicuramente non in linea con le sue aspettative, le luci che lo accecano in pieno volto facendolo irritare con i tecnici e mille altri piccoli problemi di natura “tecnica”.
Nonostante tutto, la sensazione rimane quella che Morgan sul palco abbia “scherzato” fin troppo e suonato poco, prendendo forse “sottogamba” la serata: decine di strumenti musicali, alcuni decisamente inconsueti, pronti per essere suonati, molti dei quali solo per una fugace apparizione, alcune stupende canzoni del passato (tra cui spiccano “Il mio mondo” di Umberto Bindi e “Resta con me” di Modugno) rese irriconoscibili ai più e rilette in maniera caotica e troppo nervosa. Una costante presenza egocentrica sul palco, da vero e proprio “lasciatemi-stare-qui-faccio-tutto-io”, che non può non aver  condizionato gli altri musicisti che lo hanno accompagnato.
Sul finire decide di giocarsi la carta “De Andrè”, provando così a risollevare sul piano culturale le sorti della sua esibizione, ma i risultati non sono al pari con le aspettative (e pensare che le aspettative non erano neanche così tanto elevate): così, mentre i suoi storici fans sotto al palco lo applaudono e non smettono mai di incitarlo, sono in molti nelle ultime file a guardarsi perplessi negli occhi e a bisbigliare tra di loro dubbiosi.
Quello di Morgan è un paradosso inspiegabile ed al tempo stesso affascinante.
L'artista di Monza avrebbe “nelle sue corde” qualità invidiabili: un talento musicale innato, una discreta voce, la capacità di  riuscire a suonare con destrezza tutti o quasi gli strumenti musicali, una creatività fuori dal comune e soprattutto una vasta cultura musicale.
E allora perché ridursi così? Forse è arrivato il momento di prendere una saggia decisione: o si prosegue sulla strada del successo televisivo, o ci si dedica con professionalità a fare il musicista, tenendo  ben presente che chi sta dall’altra parte del palco non è mai uno sprovveduto ed ha pagato un biglietto per assistere ad un concerto degno di questo nome.
Poi succede che magari non ti fischia, ma alla fine è legittimato ad esprimere il suo dissenso in altri modi: scappando con delusione prima che finisca il concerto oppure parlandone male a chi non l'ha visto.
Il che è peggio.  



Massimiliano Locandro

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