Il nomadismo urbano, è una fenomenologia che fa parte della nostra epoca, un aspetto socioculturale dove il giovane si riconosce ma appartiene anche a tutti in quanto si identifica con chi elegge "la strada" a propria scena. Il nomade urbano emerge - per la prima volta - come figura centrale della scrittura novecentesca.
Il giovane è un "nomade urbano" perché il nostro contemporaneo non gli ha dato la possibilità di diventare sedentario, l'impossibilità di avere un lavoro, una casa e un futuro, rendono tutti vaganti e disarmati di fronte ad una politica che istiga alla disobbedienza per non essere appartenente ad una società di ladri. Istigazione a delinquere è quello che popongono i gruppi politici che premiano il rientro dei capitali dall'estero e caricano i lavoratori di oneri.
Il nostro reportage dal titolo "I giovani ed il nomadismo" porta avanti un concetto che è stato ripreso per preparare un progetto fotografico con gli allievi del corso di fotografia che vengono svolti a Firenze. Un metodo di indagine che ci ha portato a lavorare sul campo "sulla strada" dove si possono analizzare percorsi nuovi e sconosciuti, in una città/metropoli che cresce alla cieca. Non conosciamo se lo sviluppo urbano sia interiore al soggetto umano oppure esteriore ma è in diretto confronto con la società dove il giovane cerca una identità, uno spazio dove esprimenrsi e se non gli viene dato allora cerca di riappropriarsi di spazi vuoti e/o destinati a progetti falliti.
Molti giovani si sono formati alla nostra scuola che parte dalla fotografia sociale per approdare ad una semplice comunicazione culturale e artistica con una griglia di lettura importante e determinata. Da oltre venti anni abbiamo lavorato sulle "geografie visive", fatto progetti e aperto orizzonti, come a suo tempo ci ha insegnato il Prof. Pio Baldelli (Docente di Teorie e Tecniche della Comunicazione di Massa). Ora la nostra mappatura sociale è quasi completa: non luoghi, luoghi di transito, emozioni e anime, situazioni di malcostume o di malapolitica, centri occupati, arti in genere e libera espressione.
Abbiamo da sempre affrontato e affiancato il nostro lavoro attraverso il "genius loci", l'emotività, i simboli corporali, le armonie/disarmonie con suoni musicali, l'arte concettuale, l'habitat, le divergenze, le alterazioni chimiche e infine un aspetto determinante per questo reportage è come la controinformazione visiva aiuta alla riflessione per scelte non programmate. Questo lavoro vuol essere - semplicemente - una denuncia dei fenomeni di contrasto sociale.
Okkio ai muri non è quindi un "tzazebau virtuale" di facile e immediata lettura delle contraddizioni che si respirano nell'aria.
Quindi "antropologia del contemporaneo", così come noi - giovani di ieri - lo siamo stati per il fine novecento questi sono i figli del nostro tempo!
"Così è se vi pare" perché i giovani del 2010 sono i nostri e vostri figli.
Silvana Grippi/DEApress
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