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Pier Paolo Pasolini

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Pier Paolo Pasolini, Poeta, letterato e intellettuale, comunista ed eticamente religioso, Regista di film che hanno segnato generazioni di uomini e donne in cerca del senso della vita : .ricordo quei giorni di lacrima e di rabbia...ero al congresso dei radicali a Firenze e rimasi sbigottito e mi ritrovai enkazzed con questa società profondamente incivile. Podromo di una deriva fascista quel giorno ha segnato la coscienza di noi italiani e di tutti i Poeti..( n.r.)

http://www.youtube.com/watch?v=UL2b17jMGRM&feature=youtu.be

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«Amo la vita così ferocemente, così disperatamente, che non me ne può venire bene: dico i dati fisici della vita, il sole, l’erba, la giovinezza:… e io divoro, divoro, divoro… Come andrà a finire, non lo so.»

[da Ritratti su misura, a cura di Elio Filippo Accrocca, Venezia, Sodalizio del Libro, 1960]

 

el Ventidue, «anno immerso nel secolo», l’anno in cui Mussolini va al potere, Pier Paolo Pasolini nasce, a Bologna, il 5 marzo. Il padre, Carlo Alberto Pasolini è ufficiale di fanteria, di antica famiglia ravennate, la madre, Susanna Colussi, è maestra elementare, di famiglia contadina originaria di Casarsa nel Friuli. 

Durante l’infanzia e l’adolescenza, a causa dei continui trasferimenti del padre (ufficiale di carriera), si sposta prima a Parma, quindi a Belluno, Conegliano, Cremona e Reggio Emilia. Fondamentali rimangono i soggiorni estivi a Casarsa, «… vecchio borgo… grigio e immerso nella più sorda penombra di pioggia, popolato a stento da antiquate figure di contadini e intronato dal suono senza tempo della campana » — l’incontaminato, primitivo puro mondo campestre a cui sarà strettamente legato il suo esordio letterario e a cui emotivamente lo scrittore rimarrà legato per tutta la vita.

 Dopo il liceo, nel 1939 s’iscrive alla Facoltà di Lettere dell’Università di Bologna, dove vive — scrive lo stesso Pasolini — «il grande periodo dell’Ermetismo, studiando con Longhi (1)… e vivendo ingenue relazioni letterarie con i suoi coetanei…»: gli amici Francesco Leonetti, Roberto Roversi e Luciano Serra.

Nel 1942 pubblica a proprie spese un volumetto di poesie che suscita l’interesse di Gianfranco Contini, Poesie a Casarsa. La raccolta è scritta in dialetto friulano, in quella che per lui è «lingua pura per poesia»: in quel momento della storia italiana — motiverà più tardi in Passione e ideologia — «l’unica libertà rimasta pareva essere la libertà stilistica». In quello stesso anno, intanto, il padre — padre «antagonista e tirannico» con cui ha un rapporto conflittuale feroce e tragico — è prigioniero degli inglesi in Africa.

L’8 settembre del ’43 Pasolini fugge da sotto le armi e torna a Casarsa, dalla madre. «I rapporti tra madre e figlio — scrive Enzo Siciliano in Vita di Pasolini (Rizzoli, 1978) — furono sempre i più teneramente strazianti». L’«odore della povera pelliccia di mia madre è l’odore della mia vita». Su di lei — confessa il poeta — «tutta la mia vita è stata imperniata».

Dopo la fuga dalle armi, «ossessionato dall’idea di finire uncinato; ché così finivano nel Litorale Adriatico i giovani renitenti alla leva o dichiaratamente antifascisti», Pasolini trascorre i lunghi mesi dell’occupazione nazista nella cittadina friulana e nel vicino borgo di Versuta. Qui, in casa, con mezzi di fortuna, organizza una scuola gratuita per pochissimi alunni, mentre continua ad occuparsi del recupero del dialetto friulano con un gruppo di amici. Nel 1944 esce il primo di due quaderni intitolati Stroligut di cà de l’aga (2) — il primo documento dell’attività del gruppo che nel febbraio del 1945 fonderà l’Academiuta di Lenga Furlana.

Delle privazioni, dei pericoli, degli amori omosessuali, degli incontri, di quegli anni vissuti a contatto con la natura, Pasolini racconta in diari, in scritti autobiografici, e in abbozzi letterari rimasti allora inediti.

Nel maggio del 1945 riceve la tragica notizia della morte del fratello Guido (nato nel 1925). Partigiano nella divisione Osoppo legata al Partito d’azione, Guido Pasolini fu ucciso in un oscuro episodio «da mano fraterna nemica», ossia da gruppi di partigiani comunisti uniti agli svoleni che in quel momento intendevano annettersi il Friuli.

Nell’autunno di quello stesso anno, Pier Paolo si laurea con Carlo Calcaterra, con una tesi dal titolo Antologia della lirica pascoliana (introduzione e commenti). Sempre in quell’autunno, finita la guerra, torna dalla prigionia del Kenia il padre, oramai «reduce malato, avvelenato dalla sconfitta del fascismo,… distrutto, feroce, tiranno senza più potere». Il ritorno del padre, la morte del fratello e il dolore sovraumano della madre rendono questo periodo il più tragico della sua vita.

Nel frattempo, cominciano le pubblicazioni de «Il Stroligut», la rivista dell’Academiuta di Lenga Furlana e prosegue la sua attività poetica. Nel’45 pubblica le raccolte di versi in italiano Poesiee, per le Edizioni dell’Academiuta, I diarii e nel’46 I pianti. Gran parte dei versi scritti dal’43 al ’49 saranno raccolti poi nel volume L’usignolo della chiesa cattolica (1958). In dialetto friulano, invece, uscirà nel’49 Dov’è la mia patria e nel’53 Tal cour di un frut.

Pur continuando a vivere a Casarsa, attraverso vari viaggi a Roma, Pasolini comincia ad ampliare i propri contatti culturali.

Nel 1947, sulla nuova rivista dell’Academiuta, «Quaderno Romanzo», esce un suo intervento nell’ambito del dibattito sull’autonomia del Friuli. Il ’47 è anche l’anno della «scoperta di Marx» e della sua adesione al Partito comunista — ai suoi occhi strumento per «trasformare la preistoria in storia, la natura in coscienza».

Dopo un periodo d’insegnamento nella scuola media di Valvasone, conclusosi con un processo(3) per corruzione omosessuale e con l’espulsione dal Pci, nel 1949 Pier Paolo, «come in un romanzo», fugge con la madre a Roma. «Per due anni — racconta Pasolini — fui un disoccupato disperato, di quelli che finiscono suicidi; poi trovai da insegnare in una scuola privata a Ciampino per ventisettemila lire al mese». Dopo quei «due anni di lavoro accanito, di pura lotta», aggravati per giunta dalla presenza del padre che nel frattempo li ha raggiunti a Roma, nel ’51 si trasferisce da piazza Costaguti, nel quartiere ebraico, a Ponte Mammolo, sulla Tiburtina, «in una casa restata definitivamente senza tetto».

Così Pasolini, anche con l’aiuto dell’amico Sergio Citti (4) — uno dei ragazzi conosciuti in borgata con cui lavorerà fino all’ultimo — scopre il popolo della periferia: la Roma delle borgate che diverrà lo scenario dei suoi romanzi di maggior successo.

Nel contempo, però, comincia a entrare in contatto con gli ambienti letterari romani, con gli scrittori e poeti PennaBassani, Caproni, GaddaBertolucci. Allacciando, inoltre, uno stretto rapporto con il gruppo di intellettuali che si riunisce intorno alle riviste, «Il contemporaneo», «Paragone» e «Vie nuove», partecipa attivamente a iniziative editoriali, a polemiche letterarie, pubblicando testi di vario tipo.

Si accosta anche all’ambiente del cinema e con l’aiuto di Giorgio Bassani, partecipa alle prime sceneggiature cinematografiche: nel’54, per il film La donna del fiume di Mario Soldati; e l’anno successivo, assieme a Bassani, per Il prigioniero della montagna di Luis Trenker; mentre nel’57 collaborerà, come filologo per le battute in romanesco, alla sceneggiatura de Le notti di Cabiria di Federico Fellini.

Migliorata intanto la sua situazione economica, si trasferisce...

igliorata intanto la sua situazione economica, si trasferisce in un appartamento nel quartiere di Monteverde Nuovo. Prosegue nel contempo la sua produzione poetica: nel 1954 raccoglie tutti i versi scritti in dialetto, specie a Casara durante gli anni della guerra e del dopoguerra, nel volume La meglio gioventù. Al fitto lavoro di studio e riscoperta della tradizione dialettale italiana che accompagna la sistemazione di questa raccolta, sono legate due importanti antologie: Poesia dialettale del Novecento, scritta con M. Dell’Arco (1952) eCanzoniere italiano. Antologia della poesia popolare (1955). Alla poesia dialettale Pasolini tornerà poi solo nel 1974 con Seconda forma de «La meglio gioventù», rifacimento della prima. La prima e la seconda forma della raccolta verranno infine pubblicate nuovamente nel 1975, con il titolo La meglio gioventù.

Stringe intanto nuove amicizie, in particolar modo con Alberto MoraviaElsa Morante e con l’attrice Laura Betti; e si fa protagonista di varie polemiche politiche e intellettuali. Nonostante la notorietà, tuttavia, Pasolini continua a trascorrere la maggior parte della sua vita «al di là del confine della città, oltre i capolinea». E il mondo del sottoproletariato romano gli ispira, oltre ad alcuni versi contenuti nelle raccolte di poesie Le ceneri di Gramsci (1957) e La religione del mio tempo (1961), un nuovo romanzo Una vita violenta (1959).

A partire dal 1960 Pasolini passa dalla letteratura al cinema. Nel giro di pochi anni firma, oltre a varie sceneggiature, la regia di numerosi film, inizialmente di scarso successo, ma che comunque impongono la sua figura sulla scena pubblica, suscitando spesso scandalo e polemica. Nell’autunno del 1961 è vittima di una campagna diffamatoria e viene addirittura accusato di rapina a mano armata. La sua fama intanto si diffonde anche sul piano internazionale e le sue opere vengono tradotte in numerose lingue.

Ai viaggi con Alberto Moravia in Africa e in India — da cui è nato L’odore dell’India (1962) — nel corso degli anni, seguono numerosi altri viaggi in tutto il mondo, soprattutto in Africa e nei Paesi islamici. L’attività cinematografica, inoltre, gli consente di allargare i suoi contatti con gli ambienti più diversi. Stringe amicizia con la grande cantante lirica Maria Callas, protagonista del film Medea, ma in molti suoi film fa recitare anche l’amico, il ragazzo di borgata Ninetto Davoli, quel “barbaro” innocente che per Pasolini incarna il mito della Roma assediata dai “barbari”, al sud-est della cintura urbana. E di alcuni film Pasolini è interprete egli stesso.

Nel contempo, anche negli anni Sessanta, prosegue la sua attività di narratore, di poeta, di saggista e polemista. Nel’60 escono Roma 1950Diario, Sonetto primaverile, Il sogno di una cosa (romanzo scritto tra il ’48 e il ’49) e Passione e ideologia (raccolta di saggi critici scritti tra il ‘48 e il ‘58); mentre nel ’64 viene pubblicata la raccolta di poesie Poesia in forma di rosa,cui segue nel’65 Alí dagli occhi azzurri (volume che raccoglie una serie di racconti e bozzetti).

Nel 1964 grande risonanza ha il suo intervento sulla «questione linguistica»: la tesi da lui espressa nel saggio Nuove questioni linguistiche è criticamente controbattuta da filologi, linguisti, letterati, scrittori e sociologi.

Il 1965 segna l’inizio della sua produzione teatrale. Oltre alla stesura del Manifesto per un nuovo teatro (pubblicato nel 1968 sulla rivista diretta dal ’66 con Moravia e Alberto Carocci, «Nuovi Argomenti»), scrive e pubblica con tempi e modalità diverse una serie di sei «tragedie»:Pilade, Affabulazione, Calderón, Orgia, Porcile (legata all’omonimo film) e Bestia da stile.

I suoi numerosi saggi critici e interventi degli anni Sessanta sulla letteratura, il cinema e la lingua sono raccolti nel volume Empirismo eretico (1972); mentre una scelta di testi della rubrica di corrispondenze con i lettori tenute, da ’60 al ’65, su «Vie nuove», è contenuta nel volume Le belle bandiere, uscito postumo nel 1977.

Nel 1968 suscita scalpore e accese polemiche il suo clamoroso intervento poetico Il Pci ai giovani!!, con cui attacca duramente e amaramente il Pci e difende i poliziotti d’origine proletaria contro gli studenti, figli di borghesi e piccolo-borghesi. Nel 1971 dà alle stampeTrasumanar e organizzar, la raccolta di versi in cui si trovano già parzialmente svolti i temi dei suoi successivi scritti giornalistici.

Negli anni successivi, infatti, s’intensifica notevolmente la sua attività di critico militante sui giornali e sulle riviste. Sul settimanale «Tempo» tiene dal ’68 al ’70 la rubrica Il caos, i cui interventi sono stati parzialmente raccolti nel volume postumo Il caos (1979); mentre sempre sullo stesso settimanale dal ’72 al ’74 curerà una rubrica di critica letteraria, la cui fitta serie di rigorose e nitide recensioni sono state pubblicate anch’esse postume in Descrizioni di descrizioni (1979).

Il vertice della saggistica provocatoria dell'autore è costituito, però, da due volumi: la raccolta di interventi apparsi su vari giornali dal ’73 al ’75, Scritti corsari (1975), e Lettere luterane,raccolta — uscita postuma nel 1976, ma già progettata con questo titolo dall’autore — di articoli pubblicati sul «Corriere della Sera» e su «Il Mondo» nel corso del 1975, fino all’intervento per il congresso del partito radicale, letto dopo la morte di Pier Paolo Pasolini.

In questi scritti, rivelatisi con il trascorrere degli anni profetici, Pasolini, come un «corsaro», eretico, solitario e controcorrente, si fa censore del costume nazionale, scagliandosi contro tutto ciò che sente inautentico. Contro il mondo borghese, il capitalismo e il neocapitalismo, la società di massa e il consumismo, il villaggio globale, la televisione, l’omologazione, la rivoluzione antropologica, il Palazzo (6), contro il Sessantotto, l’aborto, il divorzio, contro lo stalinismo e l’invasione dell’Ungheria…

Ferocemente e dolorosamente ripiegato in un pessimismo assoluto nei confronti della realtà violentemente degradata, Pier Paolo Pasolini, il corsaro dalla disperata vitalità, muore assassinato in circostanze oscure tra il I° e il 2 novembre 1975. All’alba del 2 novembre viene trovato ucciso in uno spiazzo polveroso, all’Idroscalo di Ostia, e per una raccapricciante fatalità, proprio nella periferia suburbana di Ragazzi di vita, di Una vita violenta e di Accattone.

Pochi giorni dopo la morte, esce La divina Mimesis, singolare «riscrittura» dell’Infernodantesco; dopo di che negli anni seguenti vedono la luce numerosi altri suoi testi inediti, sparsi o incompiuti. Ricordiamo, per quanto riguarda la narrativa, Amado mio. Atti impuri (1983) ePetrolio (1992); per la poesia, Le poesie (antologia, 1975), Poesie e pagine ritrovate (1980),Poesie dimenticate (1980). Per quanto riguarda la saggistica e gli scritti giornalistici, oltre ai volumi già menzionati, sono usciti postumi Il sogno del centauro (1983), Lettere agli amici. 1941-1945 (1976), Lettere 1940-1954 (1986), Volgar’eloquio (1987), Lettere 1955-1975(1988), Il portico della morte (1988), I dialoghi (1992), Antologia della lirica pascoliana(1993), Vita attraverso le lettere (1994), Interviste corsare (1995).

Le sorprendenti analogie nella vita, nell'opera e nella morte di Pasolini e Caravaggio, vengono trattate nell'articolo Dove l'acqua del Tevero s'insala.

Un abbozzo di esposizione del rapporto di Pasolini con i dialetti si trova nell'articolo La so storia a è duta lì, lavorà, preà, patì, murì

Nell'articolo L'anima e la carne, nella tensione tutta mortale dei personaggi dei film Il Vangelo secondo Matteo o di Una vita violenta, viene trattato uno dei drammi più violenti dell’uomo Pasolini.

La voracità con cui l'autore si nutre del reale, e ci si getta a capofitto — energico e vigoroso come un ragazzo che prende di petto un’estate e la vita — la vita come una lunga estate – viene analizzata nell'articolo L'estate, la sera. Atmosfere, luoghi, tempi in Pier Paolo Pasolini.

Nel saggio La filologia politica di Pier Paolo Pasolini, la proposta dello scrittore aggiunge un particolare nuovo al modello lirico italiano: la filologia come capacità di collegare i frammenti per poter indovinare, in mancanza di prove e indizi, i «nomi» dei «colpevoli».

" Ho passato la vita a odiare i vecchi borghesi moralisti, e adesso, precocemente devo odiare anche i loro figli… La borghesia si schiera sulle barricate contro se stessa, i "figli di papà" si rivoltano contro i "papà". La meta degli studenti non è più la Rivoluzione ma la guerra civile. Sono dei borghesi rimasti tali e quali come i loro padri, hanno un senso legalitario della vita, sono profondamente conformisti. Per noi nati con l'idea della Rivoluzione sarebbe dignitoso rimanere attaccati a questo ideale."

 

« […] Ebbene ti confiderò, prima di lasciarti,
che io vorrei essere scrittore di musica,
vivere con degli strumenti
dentro la torre di Viterbo che non riesco a comprare,
nel paesaggio più bello del mondo, dove l'Ariosto
sarebbe impazzito di gioia nel vedersi ricreato con tanta
innocenza di querce, colli, acque e botri,
e lì comporre musica
l'unica azione espressiva
forse, alta, e indefinibile come le azioni della realtà.  »

( da Poeta delle ceneri 1966 )


« Caro Pannella, caro Spadaccia, cari amici radicali […] voi non dovete fare altro (io credo) che continuare semplicemente a essere voi stessi: il che significa essere continuamente irriconoscibili. Dimenticare subito i grandi successi: e continuare imperterriti, ostinati, eternamente contrari, a pretendere, a volere, a identificarvi col diverso; a scandalizzare; a bestemmiare. »

« La sua fine è stata al tempo stesso simile alla sua opera e dissimile da lui. Simile perché egli ne aveva già descritto, nella sua opera, le modalità squallide e atroci, dissimile perché egli non era uno dei suoi personaggi, bensì una figura centrale della nostra cultura, un poeta che aveva segnato un'epoca, un regista geniale, un saggista inesauribile. » A.Moravia

A trent'anni dalla morte, assieme alla ritrattazione del Pelosi emerge la testimonianza diSergio Citti, amico e collega di Pasolini, su una sparizione di copie dell'ultimo film Salòe su un eventuale incontro con dei malavitosi per trattare la restituzione. Sergio Citti morirà alcune settimane dopo.

Un'ipotesi molto più inquietante lo collega invece alla "lotta di potere" che prendeva forma in quegli anni nel settore petrolchimico, tra Eni e Montedison, tra Enrico Mattei eEugenio Cefis. Pasolini, infatti, si interessò al ruolo svolto da Cefis nella storia e nella politica italiana: facendone uno dei due personaggi "chiave", assieme a Mattei, diPetrolio, il romanzo-inchiesta (uscito postumo nel 1992) al quale stava lavorando poco prima della morte.
Pasolini ipotizzò, basandosi su varie fonti, che Cefis alias Troya (l'alias romanzesco diPetrolio) avesse avuto un qualche ruolo nello stragismo italiano legato al petrolio e alle trame internazionali. Secondo autori recenti[27] e secondo alcune ipotesi giudiziarie suffragate da vari elementi, fu proprio per questa indagine che Pasolini fu ucciso[28]. Il 1º aprile 2010, l’avvocato Stefano Maccioni e la criminologa Simona Ruffini hanno raccolto la dichiarazione di un nuovo testimone che potrebbe aprire nuove piste investigative[29].

Pasolini riposa nel cimitero di Casarsa della Delizia (PN). nato a Bologna 5 marzo 1922, è morto a Ostia 2 novembre 1975






 


 

 

 


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Ultimo aggiornamento ( Mercoledì 02 Novembre 2011 18:21 )  

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