Un'esposto alla procura di Firenze è stato presentato da circa 300 detenuti del carcere di Sollicciano, situato nei presi del capoluogo fiorentino. Lo riporta oggi il quotidiano "La Repubblica". Nel documento si parla di "cimici e insetti nei letti, docce dove funghi e parassiti fanno ammalare, celle piene di infiltrazioni che provocano muffe". Sembra che in alcune celle i cavi elettrici siano "scoperti", e in altre la corrente elettrica sia assente. Nell'esposto citato si parla anche di "torture psicologiche, maltrattamenti, abusi di potere"...Neppure la direttrice del carcere avrebbe negato quelle che con un eufemismo potremmo chiamare "le carenze igenico-sanitarie" della struttura, ma tuttavia sembra che costei abbia sostenuto che la situazione sia in fase di miglioramento. Chi scrive si chiede quale fosse dunque la situazione "di partenza"...Ma in questi casi "lo scaricabarile" delle colpe non serve a niente e a nessuno. Tutti noi, nessuno escluso dobbiamo sentirci personalmente colpevoli di quello che succede a Sollicciano. Tutti noi dobbiamo lavorare perchè ciò non succeda più. Esiste una famosa frase attribuita a Voltaire secondo cui “Non fatemi vedere i vostri palazzi ma le vostre carceri, poiché è da esse che si misura il grado di civiltà di una nazione”. Casi come quello di Sollicciano accadono a causa dell'indifferenza della maggior parte dei cittadini. La profonda barbarie in cui versa tutta la "nazione", l'abbruttimento morale che imperversa a tutti i livelli in Italia è la prima causa delle vergognose condizioni del carcere fiorentino. La situazione delle carceri in Italia è sempre stata tremenda e purtroppo il carcere di Sollicciano non ha mai costituito un'eccezione in questo sconfortante panorama. Inutile aggiungere che -come l'esperienza del Covid ha dimostrato - in tempi di epidemie, la "situazione igenico-sanitaria" delle carceri influisce sulla sopravvivenza fisica della totalità della popolazione, anche di coloro che sono "incensurati e a piede libero". Quest'ultimo argomento, pur avendo un certo grado di ipocrisia (e se non ci fossero le epidemie?) dovrebbe far riflettere anche la famigerata categoria dei "ben-pensanti".
Fabrizio Cucchi /DEApress
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