Nel suo ultimo film, Il paradiso probabilmente (It must be heaven), disponibile sulla piattaforma streaming Raiplay, il regista, sceneggiatore e attore Elia Suleiman continua la sua personale riflessione sulla condizione e l’identità palestinese nella diaspora. Sempre con un registro surreale e grottesco, il regista affronta la questione della progressiva sottrazione dei diritti democratici in nome della politica securitaria sotto l’asfissiante controllo di polizia non solo nella vita quotidiana in Palestina, ma in ogni parte del mondo.
Traduzione di Luigi Toni
Titolo originale: It Must Be Heaven
Lingua originale: arabo, francese, ebraico, inglese, spagnolo, giapponese
Paese di produzione: Francia, Canada
Durata: 97 minuti
Regia: Elia Suleiman
Dopo Intervento Divino (Yadon ilaheyya) del 2002, cronaca di un amore in Palestina all’epoca dei checkpoint, e Il tempo che ci rimane (The Time That Remains) del 2009, saga familiare sull’odissea dei palestinesi in Israele, il regista, sceneggiatore e attore Elia Suleiman, palestinese con passaporto israeliano, di famiglia cristiano-ortodossa, prosegue con Il paradiso probabilmente (It must be heaven) la sua personale riflessione politica sull’identità palestinese. Accentuando i tratti surreali, il regista mette in scena, attraverso la ricerca del paradiso, a cui allude il titolo, una commedia dagli effetti comici secondo gli stilemi del cinema muto, costellata da osservazioni curiose e grottesche sulle persone e le cose che lo circondano o che incontra. Ne viene fuori un ritratto della solitudine del palestinese come nomade in perenne cammino.
Qui volevo vedere come una situazione viene vissuta in ogni realtà, un francese avrà una reazione diversa dalla mia osservando le stesse cose in Francia e così un palestinese in Palestina rispetto a qualcuno che viene da fuori. È vero, ho vissuto in queste città ma nei miei ricordi c’è sempre una parte di invenzione. Sono cresciuto in una Paese occupato dal 1948, per me era inaccettabile, ma questa era la realtà, le parole «Palestina» o «palestinese» non potevano nemmeno essere pronunciate.1
l'articolo completo su https://orientxxi.info/lu-vu-entendu/la-solitudine-palestinese-il-cinema-di-elia-suleiman,7660
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