
Un bianco e nero duro e nervoso restituisce alcuni frammenti di una periferia scossa da movimenti di disgregazione e ri-aggregazione, che ne trasformano il volto, i simboli e la semantica. Le luci. Le ombre. I contrasti. Qui Novoli è il prodotto di stratificazioni successive ed incrostazioni del passato; una molteplicità di luoghi contraddittori che si sommano in un unico spazio. Non più ambiente geografico, sociale e culturale che sta fuori – la periferia che è marginale e definisce sé stessa in contrapposizione al centro, misurando la cogenza della propria subordinazione – ma essa stessa fulcro della ri-definizione di nuove centralità, sull'onda dei processi neoliberisti di ritrazione dello sviluppo urbano e “gentrificazione”. Non più frontiera in movimento della città che si espande, con i suoi poderosi apparati di produzione e di sfruttamento, ma coagulo di un cambiamento interno che stabilisce altre gerarchie. Una zona d'ombra che risulta dalla sovrapposizione stridente di parti spurie, di elementi in contrasto che producono conflitti immediatamente palpabili tanto nella configurazione spaziale quanto nella realtà sociale. Il nuovo ed il vecchio si affrontano come I Duellanti di Conrad, senza che l'uno sia destinato a prevalere irrevocabilmente sull'altro. L'utopia della città ideale vagheggiata dagli umanisti – manifestazione della lungimiranza della signoria politica – cede il passo ad un garbuglio caotico di razionalità contraddittorie, di sovrapposizioni promiscue in uno spazio urbano frantumato. Ma tali razionalità, che ridefiniscono la funzione degli spazi periferici, appaiono estranee; cupamente imposte “dall'alto” dalla governance degli interessi privati. Questa nuova periferia “riqualificata” risponderà agli interessi ed alle esigenze dei suoi abitanti oppure la produzione di nuovi bisogni sociali inasprirà i conflitti?