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I falsi Maestri, i cattivi Compagni

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Nella nostra magniifica, derelitta e fantastica esistenza, nel disastro epocale e nel desiderio di trovare sentieri di crescita e scopo, la figura alta di un Maestro di vita è li decisamente mobile ad indicarci una via.

 

E' un uomo o naturally una donna, che nell'espressione delle sue idee, nel significato alto della propria vita, è divenuta o diventa un faro per molte vite vendute, per molte esistenze rabberciate a romanzo, a lotta, a bisogno, ma anche ad una comune disfatta ideologica e comportamentale.

 

E' quanto vedo  successo a molti compagni: termine questo che esprime  identificazione politica, mentre l'"amico" è identificazione privata che forzatamente è divenuta identificazione pubblica, e perciò spesso accompagnata da complicità.      Quando taluni centristi si chiamano amici, sembra sempre si siano dati e dette cose nel segreto di luoghi personali trasferiti nell'agone politico, al sapore di pacche sulle spalle e al come dire : " poi ti spiego..."

 

L'esperienza reale dell 'applicazione di una Società Socialista, comunista nella distribuzione della ricchezza e nella responsabiltià del lavoro e molto spesso nell'indicazione di percorsi di partecipazione e condivisione ( non amo la parola solidarietà, non tanto per il gesto, ma per il senso cristiano che confonde, producendo disposizione comune che appare straordinaria )  ha disilluso una platea di  "ultimi" e di fruitori di " bisogni " che confondendosi nell'esternazione privata ha dimostrato certune uguaglianze psicologiche, direi sociologiche, del sentirsi altro, del dichiararsi diverso, da quanto 2000 anni di società mercantile e capitalista hanno prodotto.

 

Non è soltanto l' adesione a modelli filosofici che  ha portato a dichiararsi fieramente e valorialmente Compagni, ma molto più è stata l'applicazione genitiva, la conoscenza  del socialismo quale soluzione dei bisogni e sistemazione scientifica della produzione, del tempo e del lavoro, che ha unito intere generazioni, ed ha creato una Internazionale di valori che purtroppo nel mondo contemporaneo si fa fatica a ritrovare.

 

Dominati come siamo da un quotidiano di consumo e spesa, che porta tutti a sentire più vicini i propri desideri, che le aspirazioni generali, questa mancanza ha prodotto un oggi dove incontriamo tante persone che si vergognano a dirsi compagni. Molti poi lo urlano con disprezzo, pochi compagni non  sentono di esserlo, altri  fanno fatica sia ad accettarlo sia a riconoscerlo quale identificativo politico/antropologico nato dalla ricerca di un reale cambiamento sociale e di rapporti.

 

Ma in quella identificazione e riconoscimento c'è davvero uno sforzo ( che vien chiamata appunto la fatica d'esser compagni)  perchè presuppone anche  la lotta contro un se' stesso intriso di educazione corrente che diventa un fiero sentir d'essere sulla via di affrancamento sociale e culturale, genesi di  una coscienza different!

 

In una selva di contro valori la moderna destra economica o tecnica, è sodale con una destra cialtrona e autoritaria così presente non solo nel nostro Paese, ma in generale è strumento di regresso e conservazione in tutta l' Europa. La stessa Europa fa la fine che si è autoprodotta essendo nel breve tempo da Maastricht divenuta una Europa di destra.

 

Così per esempio fa facile gioco sentire la durezza alemanna nei confronti di una sistemazione fiscale e bancaria della Grecia, più che una dichiarata condivisione di sforzi e un rigore di benessere prossimo,  nell'adempiere insieme a certuni comportamenti di rigore sociale.

Come dire: non si toglie ai poveri il pane, ma semmai si redistribuisce il filone in modo che tutti possano mangiare e perciò continuare a vivere.

 

Il crollo di una ideologia è abbastanza usuale nella nostra società fondata sul pietismo calvinista individuale, che attraversa a passi contorti il mercato, qui presente nelle bancarelle della filosofia e nel saldo della letteratura, che ha creato mostri canterini dal successo vocale da festival, e poveri dignitosi dalla mancanza di busta paga e avanzamento sociale, nel modo pessimo di glorificazione da business dell'immagine (cinema e artista), da prestazione (calcio e record-man). Stabilendo un perverso gioco antico sul modello del: "..lei non sa' chi sono io..." a cui tocca rispondere e che permette a molti, anzi a troppi di sopraffare la dignitas e anche il buon senso comune, che son sempre stati il legame di una cives e un collante culturale popolare.

 

La presunzione è divenuta immagine a specchio di una prova di sopraffazione, ma anche del  più "umile" tentativo di "farsi presenza", di affermazione individuale, atto sostitutivo di un valore alto che riporta alla mente una certa perduta eguaglianza.

 

In un Mondo presuntuoso, se  percorri sentieri da umiluccio, finisce che divieni trasparente, impalpabile e cibo per i kaimani terzisti e bancari, padronali e finanziari. Ed è qui che si nota la mancanza di condivisione sociale e/o socialista, quando sopra quella trasparenza, un educazione borghese e proto-cristiana, va alla lettura del tuo tentativo e ne marca le difficoltà come il bastione, la torre, il castello,  vedendo il cavallo di frisia, ne deridano la debolezza.

 

Non partecipazione, ma sferza, non condivisone, ma al massimo solidarietà pulciosa, che da' qualcosa in cambio della dignità dell'individuo. E' anche questa presunzione ad una semplice lettura. Ma è una presunzione differente dal tentativo di affermazione e riconoscimento. E' quel : " non sai chi sono io " che arriva con la maschera untuosa del fare per te delle cose, alle quali il più delle volte non sai bene come rispondere o non si sa bene cosa dire...perché se provi a farlo diventi quello che o non ha capito, o sputa sul piatto, ingenerosamente dato.

 

In questo percorso breve inserisco l'atteggiamento che la caduta del Muro ha creato in molte persone che si sono sempre affannati a dichiararsi compagni. Nell'usare gli strumenti della propria educazione gesuita ( che è il dubbio dell'esistenza di dio) li ritrovi presuntuosamente a raccontarsi e a raccontare di...quando stavo con....e facevamo il.  

 

Un sentire di pre-conoscenza usata in modo improprio e codino. Sembra sempre che ti facciano un piacere, e son sempre li a dichiararlo ad altri e a sé stessi nel compiacimento e nella complicità. Un terzismo che ha radici profonde e un atteggiamento lunare che ha segnato le recenti disgregazioni oggettive e che sta spappolando le coscienze soggettive non solo dei compagni.

 

Mica facile davvero dirsi Compagni in un mondo che è più indulgente con l'amicizia e che ha dalla sua anche l'ignoranza che i soggetti politici avrebbero dovuto impegnarsi a trasformare in una comunità di intenti.

 

Negli anni '50 del secolo scorso, il partito comunista italiano la domenica chiamava a raccolta i propri iscritti ( diverso che la domenica alla chiesa?) e andava formando cellule di istruzione socialista.   Mandava per strada gli aderenti a distribuire il giornale dei lavoratori, in un tentativo di istruzione su' delle tesi comuni, dibattute e confrontate nel Comitato Centrale e nelle stesse sedi del partito.

 

I suoi esempi erano e sono stati Lenin, più che Marx, e le pagine di Gramsci sono state l'esempio di una difesa contro la barbarie e l'ingiustizia che il Paese aveva attraversato per 22 lunghi anni e che poteva sempre ripresentarsi.

Si conoscevano e si leggeva dei  grandi personaggi che avevano fatto la storia del movimento dei lavoratori, e la divisione in classi era il collante salvifico di una umanità che ambiva alla propria crescita. Se ne comprendeva le differenze ma si auspuicava una eguaglianza dei diritti politici e sociali.

 

Che Guevara era l'insegnante dall'America latina, la sua Cuba un modello da esportare e le lotte di liberazione nazionale, sono state il quotidiano confronto di crescita per le lotte operaie e sociali nel nostro Paese. La resistenza vietnamita, l'opposizone al franchismo, i garofani rossi di Lisbona, Panagulis e la giunta militare dei colonelli in Grecia.

 

Resistenza ed esempio da eguagliare  per evitare nella contro-riforma italiana capitanata dai De Lorenzo e gli Almirante, il ritorno ad una società autoritaria...che in Italia da Lucio Cornelio Silla al generale Graziani si è sempre distinta di feroce nazionalismo e cialtroneria barbarica.

 

Oggi i compagni abbandonati fanno fatica a confrontarsi e a capirsi fra loro. Mischiano, mischiamo tesi che spesso non nascono dal pensiero "pulito" di un sano confronto individuale e politico. Ma alimentati da uno scontro che è strumento antico vanno giustificando le proprie tesi tra partecipazione e seduzione dirigista. Dal lei non sa' chi sono io, al: " faso tutto mi.." e non si ritrovano...ma più che altro non trovano  perché molti non si sono  mai voluti cercare.

 

Compagni che alla dichiarazione di esserlo non danno seguito nei comportamenti, nelle scelte e negli atteggiamenti comuni e comunitari. Il padre padrone a capotavola che reguardisce e scappellotta i propri figli, senza se e senza ma. Sono falsi compagni, uguali ai falsi maestri i quali, come dice una bella canzone, ad un certo punto non potendo dare il buono esempio si son messi a dare consigli.

 

Si son presi così come si sono  o sono stati cresciuti. Atto psicologico, gesto da Orazi, specchio Guelfo  non incontro-scontro di "conoscenza".... e di questo tutti quanti, oggi putroppo paghiamo qualcosa.

 

walter maccari

 

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Ultimo aggiornamento ( Giovedì 05 Aprile 2012 13:02 )  

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