Abbiamo già trattato su DEApress il problema dei trasporti pubblici in Italia, e le contraddizioni a cui sottostà un sistema che, se di norma dovrebbe offrire un servizio ai cittadini, dispensa piuttosto privilegi ad aziende private, investitrici sulle sue (sempre più malconce) risorse. Ma cosa succede quando un comune viaggiatore ha la necessità di trasferirsi (mettiamo caso) da Firenze a Verona? Trenitalia gli offre una vasta gamma di possibili soluzioni, dagli scalcagnati treni regionali, fino ai pulitissimi Freccia Rossa, Bianca e Argento… Ovvio che un comune lavoratore (o disoccupato, come capita sempre più spesso), se non ha l’urgenza di giungere a destinazione nel giro di due ore, potrà prendersi l’intera giornata, o un pomeriggio, per spostarsi. La sera prima, con tutta calma, si connette al sito internet di Trenitalia per trovare la soluzione a lui più confacente. E questo è l’inizio della sua odissea.
© Mikhail (Vokabre) Shcherbakov
Per prima cosa: forse non tutti sanno che Trenitalia dispone oggi di due siti internet distinti (il secondo è intitolato a “Ferrovie dello Stato”, e proprio perché più vecchiotto, risulta anche più malleabile). Entrambi questi siti dispongono comunque di vari filtri per… rendere più semplice la ricerca? Non certo per il nostro sventurato viaggiatore, che dopo varie e infruttuose ricerche, deve constatare la paradossale assenza della soluzione ricercata. La sua unica possibilità sarà ricercare i treni uno per uno, oppure andare a chiedere direttamente in stazione. Ed occhio a cedere alla tentazione di rivolgersi alle macchinette automatiche!, certo più libere e pratiche, ma anch’esse dotate di quei simpatici “filtri”, assai difficili da sgominare (notiamo, oltretutto, che i filtri dei self service risultano meno efficienti di quelli online, quindi, con un po’ d’impegno, il biglietto può essere conquistato!). Ma se il nostro viaggiatore proprio non ha la pazienza (o le capacità mnemonico-combinatorie) per dedicarsi alle macchinette automatiche, dovrà infine, superata la doverosa coda chilometrica, giustificare al bigliettaio la propria triste scelta, constatando almeno la correttezza delle proprie previsioni: a una spesa di (meno della) metà, corrisponderà un doppio tempo di percorrenza.
© Ed Webster
Una volta accomodatosi sulla sua (un po’ acciaccata) poltrona, il nostro novello Odisseo avrà tutto il tempo per riflettere sul significato della sua recente avventura. In un paese che denuncia (e spesso ostenta) il proprio stato di grave crisi economica, il sistema di trasporto pubblico, invece di adattarsi alla mutazione in atto e offrire un servizio più fruibile per un numero maggiore di utenti, preferisce piuttosto renderlo un bene sempre più elitario, dove la normalità corrisponde a quello che pochi anni fa era un lusso. E mentre il cittadino s’indebita fino all’osso, può comodamente sedersi sulla poltrona di una carrozza insonorizzata. È davvero questo il miglior modo per un’azienda (per qualsiasi azienda) di affacciarsi sul futuro? La buccia di banana che penzola a metà dal cestino dei rifiuti, sembra suggerire il contrario.
Per DEApress, Simone Rebora
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