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Rostagno: un rivoluzionario in Sicilia

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Oggi  è il  26 settembre      Nel 1988 a Trapani venne ucciso Mauro Rostagno

. Studente e poi sociologo dell'Università l di Trento, leader del Movimento studentesco  nelle  occupazioni del 1967/ '77,  compagno di un " viaggio in India "...( che smosse gente in anni che col Magic.bus si andava fino a Delhi ).

 

Baba/Maestro di vita  dell'asharam che è divenuta la Comunità  Saman  di  Lenzi in Valderice

Giornalista e  Uomo vero, ucciso per le cose che faceva, pensava, raccontava e per le persone che amava

. E Mauro ci ha insegnato a non vergognarci di amare " Fai quel che devi fare....."  diceva

 

Tra le tante voci che oggi ricordano  da "INFORMARE CONTROINFORMANDO", giornale nel webb  ho preso questo intervento di Serena Verrecchia

 

Rostagno: un rivoluzionario in Sicilia

 

Oggi ValdericeTrapani e l’Italia tutta commemorano una persona scomparsa ventidue anni fa, un rivoluzionario torinese che piantò la bandiera della Libertà nelle infestate coste trapanasi e pagò il suo impegno di giornalista con la morte, come tanti che, nella ricerca della Verità, vengono fermati dai tentacoli di Cosa nostra.

Il giornalista in questione si chiamava Mauro Rostagno e nacque a Torino nelmarzo del 1942. A diciotto anni non conseguì il diploma scientifico perché sposò la donna che gli diede una bambina. Negli anni successivi lasciò l’Italia per lavorare inGermania e in Inghilterra, dopodiché tornò in patria, stabilendosi a Milano. Il suo spirito rivoluzionario lo portò quasi alla morte quando, mentre protestava sotto ilconsolato spagnolo per l’uccisione di un ragazzo da parte del regime franchista, rischiò di essere investito da un tram e, qualche anno più tardi, sempre per lo stesso motivo, venne espulso dalla Francia, in seguito ad una manifestazione giovanile di protesta.

Negli anni Sessanta ebbe inizio la sua esperienza a Trento, presso la facoltà di Sociologia, dove si laureò a pieni voti nel ’70. Seguirono la fondazione di Lotta Continua e gli anni di protesta della sinistra extraparlamentare. Tra il ’72 e il ’76 gli venne assegnata una cattedra di sociologia presso l’Università di Palermo, ma la sua avventura in Sicilia era destinata a proseguire negli anni successivi, al suo ritorno dal viaggio in India, dove si era unito agli arancioni di Bhagwan Shree Rajneesh (Osho).

Nell’81 il ritorno in terra di mafia, nel trapanese. “La rivoluzione è qui adesso, a Trapani contro la mafia” amava dire, mentre si occupava della comunità Saman, centro terapeutico per il recupero di tossicodipendenti, che aveva appena fondato insieme alla compagna.

Mostrare il proprio dissenso in Sicilia significa attentare alla propria vita, perché quando si inizia a denunciare certi ambienti collusi e criminali, Cosa nostra non gradisce e scrive il tuo nome su registro nero. Mauro Rostagno però, era convinto che mostrare il proprio dissenso alla mafia significasse anche dare un senso alla propria esistenza, difendere la propria dignità di uomo e servire una nobile causa. Non potendo fare altrimenti, iniziò a lavorare come giornalista e conduttore per l’emittente televisiva locale, RTC(RadioTeleCine), denunciando i rapporti tra mafia e politica, quelli che, ancor di più, ti costano la vita.

La sera del 26 settembre del 1988, alcuni sicari lo uccisero mentre era a bordo della sua auto, in contrada Lenza, a meno di un chilometro dalla sede Saman. Per anni, le indagini sull’omicidio di quel giornalista che voleva portare la rivoluzione in Sicilia, hanno percorso piste diverse e talvolta hanno assunto i tratti di un giallo cinematografico. Inizialmente si imboccò la pista giusta, quella della mafia, poi vennero i depistaggi. C’era chi supponeva che un membro stesso del Saman fosse stato l’autore del suo omicidio, altri avevano intrapreso la pista del traffico di droga, valutando l’ipotesi che Rostagno avesse scoperto traffici illeciti di armi con la Somalia, da parte di Francesco CardellaSismi, e avesse intenzione di denunciare il tutto.

Nel 1988 i faldoni vengono inviati alla Dda di Palermo, che scrive nel registro degli indagati il nome di Vincenzo Virga, il quale, secondo quanto confessato nel 1997 dal pentito Vincenzo Sinacori ai magistrati, "è stato lui a organizzare tutto...dopo che i suoi amici di Mazara del Vallo gli chiesero la cortesia di farlo fuori perché stava sulle scatole a Mariano Agate...non sopportavano Rostagno per i commenti che faceva ogni giorno dalla sua televisione...dissero a Virga di uccidere Rostagno, toccava a lui perché Trapani era il suo territorio".

Nel 2007Antonio Ingroia chiede l’archiviazione per scadenza dei termini, ma il caso non era destinato a chiudersi così, senza colpevoli, né innocenti. È del 21 settembrescorso la notizia dell’ANSA che la Procura antimafia del capoluogo è pronta a chiedere il processo contro Vincenzo Virga e Vito Mazzara, accusati di essere rispettivamente il mandante e l’assassino del giornalista torinese. Una perizia balistica avrebbe infatti confermato i sospetti su Vito Mazzara, indicato come esecutore materiale del delitto e nei confronti del capo mandamento di Trapani, il boss Vincenzo Virga, in qualita' di mandante.

Un delitto, in ogni caso, costellato di misteri. Non si capisce il perché, ad esempio, non siano mai state ritrovate le registrazioni delle trasmissioni di Rostagno, in particolare una cassetta audio e una cassetta video su cui torreggiava la scritta “non toccare”. Sono troppi gli eroi scomparsi dietro un alone trascendente di mistero. Sono troppi gli eroi scomparsi, ecco tutto.

Mauro Rostagno è stato uno dei tanti rivoluzionari degli anni Settanta, ma il solo che ebbe il coraggio di portare la rivoluzione tra i tentacoli della mafia. “Questo è stato Mauro per i trapanesi: uno tsunami sotto un cielo plumbeo di conformismo e rassegnazione, che con la sua onda lunga incitava i trapanesi a guardarsi intorno e a diventare protagonisti del loro futuro.” È così che lo ricordano quelli che ancora oggi, a distanza di ventidue anni dalla sua morte, fanno tesoro dei suoi insegnamenti per costruire una società migliore perché, come diceva Mauro, “noi non vogliamo trovare un posto in questa società, ma creare una società in cui valga la pena trovare un posto.”

 

Serena Verrecchia

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Ultimo aggiornamento ( Domenica 26 Settembre 2010 19:57 )  

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