Francesco Musacchia
La mpustuma del leone Ciccio
Alla fine degli anni sessanta, a Palermo, una protesta studentesca sfociata nell'occupazione di alcune facolta' universitarie determino' la sospensione degli esami di profitto. Alla fine dell'occupazione, il Preside di una di queste facolta' preparo' un comunicato stampa per informare gli studenti sparsi nelle varie parti della Sicilia che gli esami sarebbero ripresi a partire dal...
Il comunicato non fu pubblicato per "mancanza di spazio".
L'attenzione e le emozioni dei palermitani erano allora focalizzate sulla salute di "Ciccio", un vecchio leone ospitato nel minizoo di Villa Giulia, una bella villa pubblica di Palermo prospiciente il mare. Ciccio era affetto da una infezione le cui evoluzioni erano incerte e tenevano i cittadini con il fiato sospeso. La stampa, sensibile e partecipe di questo stato d'animo, destinava ogni giorno una intera pagina tra bollettini veterinari e interventi vari, in gran parte di bambini, allo stato di salute del povero Ciccio.
Quel preside a cui non mancavano certo arguzia e spiccato senso dell'humor commento' sorridendo amaramente: "per la mpustuma (infezione) di Ciccio si trova una pagina sana (intera), per 500 studenti non si trovano 3 righe."
Non chiedeva di astenersi dallo scrivere di Ciccio, ma soltanto di sottrarre 3 righe ad una intera pagina.
Dopo 40 anni sembra esser cambiato poco o nulla.
L'universita' e' in stato di agitazione per effetto di un provvedimento governativo che rischia di darle il colpo fatale, e la stampa, oggi come allora, trova spazio per raccontarci gli amorazzi estivi dei vip, le ultime stramberie di Naomi Campbell e Paris Hilton, ma tace massicciamente sul fatto che il nostro sistema formativo - la sottrazione di risorse non riguarda solo l'Universita' - vada a carte quarantotto, mettendo a rischio lo stesso futuro del Paese.
Piu' che criticare mi sembra prioritario provare a capire. Se oggi, nell'opinione pubblica, l'immagine dell'Universita' e' deteriorata anche a causa di un lassismo etico che l'ha distinta in questi ultimi tempi, cosi' non era di certo 40 anni fa. E quindi, la spiegazione che l'indifferenza e l'insofferenza verso le cose universitarie sia da ascrivere ad alcune forme di degrado interno, e' francamente insufficiente.
Cio' non toglie che l'Universita' abbia il dovere di fare una forte e approfondita riflessione e autocritica su se stessa. Una riflessione e autocritica dalla quale nessuno di noi si tiri fuori dal mucchio,ricordando a se stesso e magari anche agli altri quante volte ha taciuto mentre avrebbe potuto e dovuto parlare o non ha fatto quando avrebbe potuto e dovuto fare.
Come ho avuto modo di accennare in occasione di qualche recente conversazione privata o pubblica assemblea, c'e' un male piu' nascosto che dobbiamo provare a scovare. Se non lo individuiamo e troviamo il modo di combatterlo, i prossimi anni ripeteranno l'attuale e i precedenti. Continueremo a piangerci addosso, cercheremo qualche padrino politico una volta a destra, un'altra volta a sinistra che ci dia conforto illudendoci di sposare la nostra (come se fosse solo la nostra) causa, ma le cose rimarranno sempre allo stesso punto.
Mi vado convincendo sempre di piu' che l'Universita', non per sua esclusiva responsabilita', sia percepita come un corpo separato dalla societa' in primo luogo per il diffuso convincimento che ai fini del successo e dell'affermazione individuale facciano piu' premio le buone relazioni di famiglia piuttosto che l'iniziativa e la capacita' di fare di ciascuno di noi. Ma anche questo mi sembra insufficiente.
Ci sono troppe altre domande, per me ancora senza risposta. Perche' tante volte ci si fida piu' del muratore piuttosto che dell'ingegnere o ancora dell'infermiere piuttosto che del medico? In quanti e quali altri Paesi del mondo esiste l'equivalente del CEPU e, se esiste, in quali di questi le sue attivita' sono fiorenti come da noi? Nella famosa "turris eburnea", l'Universita' si e' autocollocata, oppure vi e' stata collocata da altri?
La risposta a qualcuna di queste domande potra' aiutare a capire meglio, oppure sono andato "fuori tema"?
La mpustuma del leone Ciccio
Alla fine degli anni sessanta, a Palermo, una protesta studentesca sfociata nell'occupazione di alcune facolta' universitarie determino' la sospensione degli esami di profitto. Alla fine dell'occupazione, il Preside di una di queste facolta' preparo' un comunicato stampa per informare gli studenti sparsi nelle varie parti della Sicilia che gli esami sarebbero ripresi a partire dal...
Il comunicato non fu pubblicato per "mancanza di spazio".
L'attenzione e le emozioni dei palermitani erano allora focalizzate sulla salute di "Ciccio", un vecchio leone ospitato nel minizoo di Villa Giulia, una bella villa pubblica di Palermo prospiciente il mare. Ciccio era affetto da una infezione le cui evoluzioni erano incerte e tenevano i cittadini con il fiato sospeso. La stampa, sensibile e partecipe di questo stato d'animo, destinava ogni giorno una intera pagina tra bollettini veterinari e interventi vari, in gran parte di bambini, allo stato di salute del povero Ciccio.
Quel preside a cui non mancavano certo arguzia e spiccato senso dell'humor commento' sorridendo amaramente: "per la mpustuma (infezione) di Ciccio si trova una pagina sana (intera), per 500 studenti non si trovano 3 righe."
Non chiedeva di astenersi dallo scrivere di Ciccio, ma soltanto di sottrarre 3 righe ad una intera pagina.
Dopo 40 anni sembra esser cambiato poco o nulla.
L'universita' e' in stato di agitazione per effetto di un provvedimento governativo che rischia di darle il colpo fatale, e la stampa, oggi come allora, trova spazio per raccontarci gli amorazzi estivi dei vip, le ultime stramberie di Naomi Campbell e Paris Hilton, ma tace massicciamente sul fatto che il nostro sistema formativo - la sottrazione di risorse non riguarda solo l'Universita' - vada a carte quarantotto, mettendo a rischio lo stesso futuro del Paese.
Piu' che criticare mi sembra prioritario provare a capire. Se oggi, nell'opinione pubblica, l'immagine dell'Universita' e' deteriorata anche a causa di un lassismo etico che l'ha distinta in questi ultimi tempi, cosi' non era di certo 40 anni fa. E quindi, la spiegazione che l'indifferenza e l'insofferenza verso le cose universitarie sia da ascrivere ad alcune forme di degrado interno, e' francamente insufficiente.
Cio' non toglie che l'Universita' abbia il dovere di fare una forte e approfondita riflessione e autocritica su se stessa. Una riflessione e autocritica dalla quale nessuno di noi si tiri fuori dal mucchio,ricordando a se stesso e magari anche agli altri quante volte ha taciuto mentre avrebbe potuto e dovuto parlare o non ha fatto quando avrebbe potuto e dovuto fare.
Come ho avuto modo di accennare in occasione di qualche recente conversazione privata o pubblica assemblea, c'e' un male piu' nascosto che dobbiamo provare a scovare. Se non lo individuiamo e troviamo il modo di combatterlo, i prossimi anni ripeteranno l'attuale e i precedenti. Continueremo a piangerci addosso, cercheremo qualche padrino politico una volta a destra, un'altra volta a sinistra che ci dia conforto illudendoci di sposare la nostra (come se fosse solo la nostra) causa, ma le cose rimarranno sempre allo stesso punto.
Mi vado convincendo sempre di piu' che l'Universita', non per sua esclusiva responsabilita', sia percepita come un corpo separato dalla societa' in primo luogo per il diffuso convincimento che ai fini del successo e dell'affermazione individuale facciano piu' premio le buone relazioni di famiglia piuttosto che l'iniziativa e la capacita' di fare di ciascuno di noi. Ma anche questo mi sembra insufficiente.
Ci sono troppe altre domande, per me ancora senza risposta. Perche' tante volte ci si fida piu' del muratore piuttosto che dell'ingegnere o ancora dell'infermiere piuttosto che del medico? In quanti e quali altri Paesi del mondo esiste l'equivalente del CEPU e, se esiste, in quali di questi le sue attivita' sono fiorenti come da noi? Nella famosa "turris eburnea", l'Universita' si e' autocollocata, oppure vi e' stata collocata da altri?
La risposta a qualcuna di queste domande potra' aiutare a capire meglio, oppure sono andato "fuori tema"?
Francesco Musacchia
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