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Giappone terra di incanti

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DEApress vi segnala la nuova mostra:

Giappone
Terra di incanti

Palazzo Pitti, Firenze

3 aprile – 1 luglio 2012

Firenze celebra quest’anno l’arte e la cultura Giapponese a Palazzo Pitti, la Reggia fiorentina  che già nel 1585 ospitò i primi ambasciatori giapponesi che raggiunsero l'Italia.
Le lussuose sale e gli ambienti più prestigiosi del Palazzo, distinti oggi in tre musei, saranno coinvolti in questa grandiosa manifestazione dedicata alle arti e alla cultura dell'arcipelago dell’Estremo Oriente, suggestivamente intitolata Giappone. Terra di incanti.
Una mostre di oltre 500 opere per circa 1200 mq di superfice espositiva.

Al piano terreno di Palazzo Pitti, nell’antico quartiere estivo dei Granduchi, oggi Museo degli Argenti, troverà spazio la mostra Di Linea e di Colore. Il Giappone, le sue arti e l'incontro con l'Occidente (a cura di Francesco Morena - catalogo Sillabe).
La mostra, dedicata all’arte giapponese dal XIV al XIX secolo, sarà scandita da un numero eccezionale di capolavori e opere di qualità straordinaria provenienti da importanti istituzioni museali di tutto il mondo e consentirà di rivivere le atmosfere di una cultura raffinatissima.
Il Giappone di quei tempi era il paese degli shogun e dei samurai. Pur essendo maestri nell'uso di armi letali, i militari giapponesi svilupparono una superba sensibilità artistica e nei campi di battaglia esibivano armature di superba eleganza. Le loro armi da taglio erano opere la cui efficienza si coniugava con la bellezza, come dimostrano i due “Tesori Nazionali” inviatici  dal Giappone per l'occasione: una spada (katana) e un pugnale (tantō) di splendida preziosità.
Ma all’epoca i giapponesi amavano circondarsi di opere d'arte di grande raffinatezza in tutti i momenti della loro vita. Nelle loro abitazioni e nei templi buddhisti e shintoisti trovavano spazio dipinti realizzati da artisti di grande talento, realizzati su paraventi dorati oppure su rotoli, destinati ad essere appesi alle pareti, quelli orizzontali o da ammirare su un tavolo, quelli verticali, un po' per volta quasi si trattasse di un fumetto. Gli shogun promossero quest'arte pittorica; a loro si deve anche lo sviluppo della Cerimonia del Tè, con le sue opere di disarmante semplicità, e forme di teatro molto sofisticate, nelle quali gli attori indossavano maschere a volte inquietanti e magnifici costumi di seta. Le dame vestivano elegantissimi kimono dai colori straordinari, e si dedicavano ai passatempi più in voga, come il gioco dell'incenso oppure la musica da camera.
Nel pacifico periodo Edo (1615-1868) nelle grandi città del Giappone (Tokyo, Osaka e Kyoto) si sviluppò contemporaneamente un'altra cultura, anch'essa molto raffinata, quella legata ai mercanti. E' l'Ukiyo, il “Mondo Fluttuante”. Una sezione della mostra è dedicata proprio alle forme artistiche predilette da questa categoria di cittadini. Assidui frequentatori dei Quartieri dei Piaceri, anch'essi amavano più di tutto la bellezza e l'eleganza: fu in quest'ambito che ebbero successo artisti come il grande Hokusai, presente in mostra con un suo straordinario capolavoro, un rotolo verticale, conservato nel Museo Hosomi di Kyoto, raffigurante Cinque dame.
L'ultima sezione di questa mostra è riservata all'incontro tra la cultura giapponese e quella europea, ed in particolare quella italiana, che data prima dell'inizio della Modernità. Attraverso l'esposizione di manufatti giapponesi di tipo Nanban (letteralmente “Barbari del Sud”, così come i giapponesi definivano gli europei tra il XVI e il XVII secolo) si rivivrà un periodo di feconde relazioni culturali e artistiche tra l'arcipelago nipponico e l'Europa.

Taido Soto - Enso
periodo Edo, prima metà del XIX secolo - rotolo verticale dipinto a inchiostro su carta 
Collezione privata

 

La Sala Bianca, in Galleria Palatina al primo piano del palazzo, con la mostra L'eleganza della memoria. Le arti decorative nel moderno Giappone, ospiterà opere dei più famosi artisti giapponesi del Novecento, in particolare della seconda metà del secolo (a cura di Masahiro Karasawa e Masanori Moroyama - catalogo Sillabe).
Quasi tutti gli artisti rappresentati nell'esposizione sono stati nominati dal governo giapponese “Tesori Nazionali Viventi”, il riconoscimento che fin dal 1950 viene assegnato dal governo al fine di preservare le tecniche e le abilità artistiche in pericolo di esser perdute, grazie a speciali forme di tutela e sostegno. È una pratica, questa, che dimostra quanto i giapponesi tengano a preservare le proprie origini e tradizioni artistiche.
Le opere in mostra, prevalentemente manufatti, innovative per concezione e design, mostrano infatti stretti legami con la tradizione artistica classica del Giappone sia per l’uso di certi materiali che per le tecniche.
Essi testimoniano la consapevole memoria di un passato artistico glorioso, che non si vuole dimenticare. “Di questa immensa ricchezza d’invenzione legata ai secoli passati, molta, moltissima è filtrata nella contemporaneità, mutando le forme ma ereditando e plasmando la sensibilità, la raffinatezza, la cura. E associato con esse, il simbolismo profondo, modalità allusiva ad un sentire che oscilla tra il feroce e il delicato. (Soprintendente, Cristina Acidini)”
Si vedranno tessuti, kimono, contenitori rivestiti della superba lacca giapponese, ceramiche di assoluta perfezione sia tecnica che formale, metalli dalle patine superlative ed eleganti, particolari e insistiti intrecci di bamboo. Tutti oggetti di altissima qualità formale.  Ed è ancora un prestito di parole di Cristina Acidini che ben definisce il valore estetico e culturale di tali opere: “una dovizia di premure, uno spessore di saperi rendono unico, anche in questo momento storico di rampante globalizzazione, il fenomeno Arts and crafts nel Giappone odierno.”
Alle opere del XX secolo, inoltre, si aggiunge un piccolo ma significativo nucleo di opere antiche, grazie al quale il pubblico potrà apprezzare il confronto tra la tradizione e la contemporaneità.
La Sala Bianca, con la sua austera bellezza, sarà cornice perfetta per l'esposizione di questi capolavori del Giappone moderno.

Kiyomizu Rokubei VI
Vaso con motivo di erbe autunnali

 

La Galleria d'arte moderna sarà invece la sede della mostra Giapponismo. Suggestioni dell’ Estremo Oriente dai Macchiaioli agli Anni Trenta (a cura di Vincenzo Farinella e Francesco Morenacatalogo Sillabe).
Questa è la prima esposizione realizzata in Italia, dedicata a questo entusiasmante movimento artistico.
Fenomeno artistico indagato approfonditamente in altri paesi come la Francia, l'Inghilterra e gli Stati Uniti, il Giapponismo - ovvero le arti occidentali che fecero propri motivi ispirati all'arte giapponese – ebbe profonda influenza anche sull’arte italiana tra la metà dell’Ottocento e I primi decenni del Novecento. E non poteva essere altrimenti. Il Giappone fu 'scoperto' dagli occidentali in tutte le sue sfaccettature solamente nell'Ottocento: l'arcipelago estremo-orientale, infatti, era rimasto consapevolmente isolato dal resto del mondo per oltre due secoli, aprendosi soltanto verso il 1860. Da allora, grazie alla presenza di padiglioni giapponesi alle Esposizioni Universali e a quegli europei e statunitensi che  soggiornarono nel Paese del Sol Levante, la passione degli occidentali per le arti e la cultura del Giappone si diffuse enormemente, assumendo in certi casi connotazioni di vera e propria 'mania'.
Non solo i manufatti e i costumi giapponesi entrarono prepotentemente nella moda del tempo (si pensi, ad esempio, ai ventagli, ai kimono e ai paraventi) ma, soprattutto, gli artisti trovarono nell'arte giapponese, e in particolare nelle xilografie policrome di artisti come Utamaro, Hokusai e Hiroshige, una fonte di ispirazione stilistica e tematica per rinnovare il proprio linguaggio. Così fecero i grandi delle avanguardie europee come Whistler, Manet, Degas, Vang Gogh, Gauguin e Monet, presente in mostra con un capolavoro 'giapponista', concesso in prestito eccezionale dal Musée d'Orsay di Parigi. Così fecero molti importanti artisti italiani, anch'essi coinvolti dalla ventata di radicali cambiamenti che allora travolgeva tutta l'arte occidentale.
Ne furono influenzati artisti italiani che fecero fortuna anche all'estero come De Nittis, ma anche personaggi che all'epoca sperimentavano nuove frontiere pittoriche in Italia, come i Macchiaioli toscani, Fattori, Signorini e D'Ancona in testa.
Ma il Giapponsimo compare in opere di artisti di ogni regione dell'Italia allora appena unita, per estendere la sua influenza stilistica fin nei primi decenni del Novecento. Da Tranquillo Cremona a Vittore Grubicy, da De Pisis a Cambellotti, da Michetti a Balla, da Boldini a Cavaglieri. Ispirando anche le maggiori manifatture del tempo, come la Richard Ginori, le vetrerie di Murano e le ceramiche di Galileo Chini.
In mostra saranno presenti opere di tutti questi artisti, affiancati da un cospicuo numero di oggetti giapponesi, soprattutto stampe dell'Ukiyo-e, molti dei quali provenienti da collezioni italiane ottocentesche, per mettere in evidenza le analogie e le affinità.
Una sezione particolarmente suggestiva è quella dedicata al Giapponismo nel teatro italiano: temi giapponesi caratterizzano infatti due opere, l'Iris di Mascagni e la Butterfly di Puccini, che molto successo riscuotono ancora oggi in tutto il mondo.
Un'occasione unica, dunque, per ammirare opere di grande valore artistico, frutto del fascino dell’arte giapponese, della sua fresca delicatezza, dei suoi lievi motivi decorativi che così bene e originalmente si integrarono con il lessico artistico italiano.


Giuseppe De Nittis (1846-1884) Effetto di neve
1880 circa - olio su tela
Barletta, Pinacoteca Giuseppe De Nittis

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Ultimo aggiornamento ( Martedì 03 Aprile 2012 16:16 )  

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