La frana che ha colpito la via normale della Marmolada, la quale è passata alla storia come la più grave tragedia montana italiana di sempre (sette per ora le vittime, e otto feriti, due dei quali in maniera grave), fa riflettere ancora una volta sul problema "clima", e su quanto il riscaldamento progressivo del nostro pianeta sta divenendo via via sempre più preoccupante. D'altronde i dati alla mano sono chiari: i ghiacciai della parte orientale, rispetto al 2005, hanno perso oltre il 20% della loro superficie; inoltre, ogni anno, si riscontrano arretramenti medi dei ghiacci intorno ai trenta metri e perdite di massa di circa un metro di spessore (dati ANSA).
La strage della Marmolada era, quindi, una tragedia annunciata? Secondo i dati che gli esperti hanno in mano, certo è che, se non facile da prevedere, almeno un "presentimento" qualcuno lo dovrebbe aver avuto. Pure, a livello pratico, mettere in sicurezza tutte le vie e sentieri alpini parrebbe impossibile, proprio per la modificazione della morfologia di quei luoghi, soggetta, come già detto, a importanti cambiamenti.
Forse è già troppo tardi ma, secondo me, bisognerebbe salvare il salvabile, partendo da studi (che probabilmente già esistono) che devono mettere in rilevanza ciò che più nuoce al nostro pianeta; da qui, poi, tenere da parte gli interessi personali (scaturiti da avidità e simili sentimenti) per una cooperazione mondiale, al solo fine della salute del pianeta Terra, il solo che abbiamo. Solo con l'impegno di tutti le cose possono cambiare, evitando che tragedie come quella della Marmolada si possano ripetere in futuro.
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