Parlare alla Giunta che è e soprattutto a quella che sarà. Sperando che esca da questo incontro dato che chi invece, pur invitato a partecipare, lo ha snobbato bellamente dimostra scarso interesse per i temi della transizione ecologica o, peggio ancora, ostilità e negazione della realtà.
Disegnare Firenze come città della svolta rinnovabile, della sobrietà energetica, della mobilità attiva, della sicurezza stradale, dell’alimentazione sostenibile, delle comunità energetiche; insomma una città che non spreca e che anzi utilizza con criterio le risorse e i servizi e li renda fruibili alla cittadinanza.
Questi sono solo alcuni dei temi di un dettagliato e stimolante documento che le principali associazioni ecologiste cittadine hanno stilato e proposto alle forze politiche, in vista delle Amministrative del prossimo anno.
Introducendo la giornata Mauro Romanelli di Cittadini per l’Italia Rinnovabile ha auspicato il coraggio di «sentirsi in un nodo della storia e capire che la città, in quanto tale, anche come aggregato dei bisogni dei suoi abitanti, può cambiare in funzione del contesto che si va modificando così come è cambiata nel passato, come è stata rinnovata nel corso dei secoli da parte di chi ne ha disegnato la grande bellezza».
Senza dilungarsi nel mero elenco degli interventi che si sono susseguiti possiamo però riassumere nello specifico i principali temi che sono scaturiti dalla discussione: si può cominciare dall’idea di un sistema integrato di trasporto urbano pubblico (tramvia, treno metropolitano, autobus) universale e gratuito, affidabile ed efficiente, per passare poi agli scuolabus elettrici, alla sicurezza stradale promossa con la realizzazione di zone 30 e di strade scolastiche, all’efficientamento della rete di colonnine di ricarica per mezzi di trasporto elettrici presenti in città, all’attivazione massiccia delle comunità energetiche rinnovabili (le cosiddette CER) e alla liberalizzazione generalizzata in città dell’installazione di pannelli fotovoltaici.
A questo proposito sono stati ricordati i progetti-pilota di CER che stanno interessando i quartieri 4 e 5 e l’intervento di Maurizio Lunghi dell’associazione Pro-CER ha auspicato che si possa velocemente giungere ad una situazione in cui è la comunità dei cittadini a condividere la proprietà degli impianti di produzione di energia realizzando Campi Solari Comuni (CSC): in questo modo si combatterebbe nell’immediato la povertà energetica e si renderebbero i cittadini consapevoli protagonisti del processo di cambiamento verso la transizione energetica.
Quando la palla è passata poi ai rappresentanti dei partiti effettivamente il consenso raccolto dal documento ecologista è stato piuttosto chiaro e netto: dall’assessore all’Ambiente e alla Transizione Ecologica del Comune Andrea Giorgio a Dmitrij Palagi Consigliere di Sinistra Progetto Comune, da Vincenzo Pizzolo di Sinistra Italiana all’onorevole Cinque Stelle Andrea Quartini, tutti si sono detti favorevolmente colpiti dall’articolazione del programma proposto e hanno dichiarato, pur nelle diverse declinazioni politiche, il loro favore nell’accoglierlo o nell’usarlo come spunto.
Grazia Galli di Progetto Firenze, Gaia Pedrolli di Ecolobby e Francesco Torrigiani di Firenze Città Aperta hanno molto insistito sulla necessità di coerenza, coerenza da chiedere alla politica cittadina che non sempre ha trovato nel passato la sintesi corretta tra dichiarazioni ed intenti e azione politica concreta: un esempio su tutti, lo spinoso argomento dell’aeroporto che resta per Firenze, circondata da altri scali meno impattanti come Pisa e Bologna e dotata di accessi fruibilissimi come la nuova stazione TAV ma anche quella di S. Maria Novella, il vero elefante nel negozio di cristalli.
Essere nel novero delle cento città europee scelte dall’Unione per raggiungere la ‘neutralità carbonica’ entro il 2030 (praticamente domani) è già stata per Firenze l’occasione di attuare tutta una serie di interventi, anche decisamente innovativi, orientati al green e alla sostenibilità. Quello che chiede con forza l’incontro di oggi è di fare ancora meglio, fare ancora di più e, soprattutto, mettere le tematiche ambientali al centro dell’azione politica, smettendo finalmente di subordinarle ogni volta ad altre priorità, ad altre esigenze, ad altri interessi, segnatamente quelli economici e produttivistici.
È stato fatto notare con fermezza come ambiente e transizione ecologica siano qualcosa che non può essere disgiunto dai bisogni dei cittadini, che giustizia climatica e giustizia sociale debbano necessariamente tenersi: fare la transizione ecologica senza lasciare indietro nessuno.
Come abbiamo accennato, il tempo è poco; si pone quindi il tema di come possiamo utilizzarlo meglio per ottenere risultati che non aspetteranno né il consenso di lungo termine a cui era abituata la politica fino ad oggi né l’ostilità fine a se stessa di chi non ha capito la gravità della situazione e si è guardato bene dal rispondere all’invito odierno. Anche se: l’urgenza non deve essere fretta, gli interventi vanno studiati e fatti in modo diciamo “corretti” per non doverci rimettere mano in futuro o, peggio ancora, sbagliando l’obiettivo.
Se, come è stato detto in conclusione di serata, «la legge novecentesca, che dovrebbe essere ormai morta e sepolta, secondo la quale “il mercato si autoregola” è probabilmente la causa maggiore della crisi climatica che stiamo vivendo», non possiamo non prendere atto che un grande lavoro di consapevolezza va fatto per vincere questa battaglia: non un “sì” o un “no” (la scienza unanime ci indica con chiarezza il “che fare”) ma dove, come e quando intraprendere il cambiamento.
Bisogna vincere le resistenze, non farsi ingannare dal conservatorismo miope e il più delle volte incredibilmente becero di chi resta fermo al palo mentre tutto intorno a sé cambia o è già cambiato, prendere a bordo le persone spiegando con chiarezza la realtà, e iniziare il cammino. In marcia, si diceva un tempo, il futuro non si fermerà ad attenderci.
Share |
< Prec. | Succ. > |
---|