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L'Algeria si ribella

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E' cronaca di questi giorni, la ribellione della popolazione algerina ormai stanca di un governo dittatoriale e punitivo.

Dopo la goccia che ha fatto traboccare il vaso per gli aumenti del pane e di generi di prima necessità a dispetto di una povertà che cresce a dismisura impoverendo sempre più un Paese che peraltro ha una ricchezza dovuta al petrolio e al gas ma che la gente comune vive in assoluta povertà grazie alla corruzione e al malaffare dei loro politicanti, la rivolta è esplosa in tutta la sua disperazione insieme ad una rabbia sorda e legittima.

Le reazioni di questi giorni esprimono tutto il malessere che una comunità non può sopportare oltre.

Ci sono stati morti, feriti, scontri con la polizia.

Fa riflettere come in tutta Europa, ma anche in tutto il mondo, quando ci sono rivolte popolari - non per azioni criminose - bensì per reclamare, spesso, dei diritti inalienabili non rispettati, lavori mal pagati, disoccupazione, quando, insomma, si reclama per un fortissimo malessere sociale, la polizia – le forze dell'ordine chiamate a rispettare la sicurezza dei cittadini - si scaglino contro quella stessa cittadinanza - che dovrebbe proteggere - privi di ogni timore nel colpire gente comune nella stragrande maggioranza rispettosi della legge.

Le forze dell'ordine sono quasi sempre, se non sempre, al comando della maggioranza politica che detiene il ministero competente.

Il nostro Ministero dell'Interno non ha avuto scrupoli di mandare il reparto celere a contrastare le proteste degli aquilani, degli operai, degli studenti. Una disposizione oltre ad essere palesemente impopolare, risulta obiettivamente ingiusta.

Laddove un governo diventi intollerante alle legittime richieste dei suoi cittadini, simpatizzi per una informazione ed una stampa non completamente libera, il Paese rischia la propria democrazia.

Laddove il presidente del consiglio Berlusconi simpatizzi e lusinghi il Presidente Bielorusso Lukashenko - definito l'ultimo dittatore e tiranno in Europa – forse anche in questa Italia c'è materia per riflettere.

 

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