Quando le ho detto che me ne andavo ho colto nel suo sguardo una vena di stupore. Eppure Roza doveva immaginarselo che alle prime luci del mattino avrei lasciato la sua casa. Suo marito invece non sembrava sorpreso: ha preso i soldi che gli porgevo tenendo lo sguardo basso senza chiedermi niente.
La casa di Roza e' un dignitosissimo appartamento in un bruttissimo vecchio edificio di stile sovietico che si trova nel centro di Goris.Quando due giorni fa sono arrivata, salendo le scale di quel palazzo e rendendomi conto dello stato di degrado di quel condominio,confesso di aver avuto voglia di scappare. Poi mi sono detta che poteva essere un'esperienza interessante condividere la vita di una normale, semplice, modesta famiglia armena. Il portone d'entrata non esisteva cosi' come i vetri che danno la luce sul pianerottolo, le cassette della posta e le scale sembravano aver subito un bombardamento. Ho pensato "questo e' il condominio ideale. Sicuramente a nessuno verra' in mente di proporre un miglioramento, visto che saranno almeno 20 anni che queste scale non vedono uno straccio per pulire". Ho preseguito e sono arrivata al secondo piano.
L'appartamento di Roza contrastava molto con tutto cio' che avevo visto fino a quel momento.Era Grazioso,pulito e confortevole.
Non ho ancora capito a che ora mangiano gli armeni. Nonostante mi avesse chiesto a che ora volessi cenare, Roza mi ha fatto mangiare alle 5 e mezzo del pomeriggio, come del resto avevano fatto Marina e Ashot di Vanadzor.
Prima di andare a dormire le ho chiesto una coperta in piu' perche',considerando che in casa non c'era il riscaldamento e dato che la temperatura era scesa notevolmente,temevo di patire freddo durante la nottata. Cosi' e' cominciata una lotta estenuante per avere una coperta in piu'. Roza non si capacitava che io potessi aver freddo. Diceva che era impossibile. Non voleva che prendessi le coperte che erano ripiegate vicino al letto sostenendo che quelle non erano sue. Almeno questo ho capito, perche' Roza parlava solo in armeno e conosceva si e no tre parole di russo a fronte delle sette che conosco io.Alla fine l'ha spuntata lei.
Ieri sera sono tornata alla carica richiedendo una coperta in piu' e lei sempre piu' piccosa insisteva dicendo che quelle che avevo erano sufficienti. Proprio non si capacitava che io potessi avere una temperatura corporea diversa dalla sua. Si e' inviperita ancora di piu' quando ha visto che per sfruttare tutto cio' che era possibile trovare in camera per affrontare il gelo, avevo messo il copriletto sopra il piumone. Anche ieri sera ha vinto lei. Durante la notte non ho chiuso occhio temendo che entrasse in camera per verificare se avevo rimesso il copriletto sul letto, come del resto ho fatto.
A Roza sembrava strano anche che bevessi il vino durante i pasti. Eppure il vino armeno e' molto rinomato.Ne avevo portato una bottiglia quando sono arrivata il primo giorno e con quello abbiamo anche brindato, nonostante poi mi abbiano detto che a loro non piace, dopo aver mangiato una pizza armena che lei aveva preparato la prima sera che ho cenato in quella casa.
Stamattina, prima di andarmene, le ho chiesto di darmi quella mezza bottiglia di vino rimasta. L'ho messa nello zaino, le ho detto "spassiba" e me ne sono andata.Anche stavolta sembrava sorpresa.
La casa di Roza e' un dignitosissimo appartamento in un bruttissimo vecchio edificio di stile sovietico che si trova nel centro di Goris.Quando due giorni fa sono arrivata, salendo le scale di quel palazzo e rendendomi conto dello stato di degrado di quel condominio,confesso di aver avuto voglia di scappare. Poi mi sono detta che poteva essere un'esperienza interessante condividere la vita di una normale, semplice, modesta famiglia armena. Il portone d'entrata non esisteva cosi' come i vetri che danno la luce sul pianerottolo, le cassette della posta e le scale sembravano aver subito un bombardamento. Ho pensato "questo e' il condominio ideale. Sicuramente a nessuno verra' in mente di proporre un miglioramento, visto che saranno almeno 20 anni che queste scale non vedono uno straccio per pulire". Ho preseguito e sono arrivata al secondo piano.
L'appartamento di Roza contrastava molto con tutto cio' che avevo visto fino a quel momento.Era Grazioso,pulito e confortevole.
Non ho ancora capito a che ora mangiano gli armeni. Nonostante mi avesse chiesto a che ora volessi cenare, Roza mi ha fatto mangiare alle 5 e mezzo del pomeriggio, come del resto avevano fatto Marina e Ashot di Vanadzor.
Prima di andare a dormire le ho chiesto una coperta in piu' perche',considerando che in casa non c'era il riscaldamento e dato che la temperatura era scesa notevolmente,temevo di patire freddo durante la nottata. Cosi' e' cominciata una lotta estenuante per avere una coperta in piu'. Roza non si capacitava che io potessi aver freddo. Diceva che era impossibile. Non voleva che prendessi le coperte che erano ripiegate vicino al letto sostenendo che quelle non erano sue. Almeno questo ho capito, perche' Roza parlava solo in armeno e conosceva si e no tre parole di russo a fronte delle sette che conosco io.Alla fine l'ha spuntata lei.
Ieri sera sono tornata alla carica richiedendo una coperta in piu' e lei sempre piu' piccosa insisteva dicendo che quelle che avevo erano sufficienti. Proprio non si capacitava che io potessi avere una temperatura corporea diversa dalla sua. Si e' inviperita ancora di piu' quando ha visto che per sfruttare tutto cio' che era possibile trovare in camera per affrontare il gelo, avevo messo il copriletto sopra il piumone. Anche ieri sera ha vinto lei. Durante la notte non ho chiuso occhio temendo che entrasse in camera per verificare se avevo rimesso il copriletto sul letto, come del resto ho fatto.
A Roza sembrava strano anche che bevessi il vino durante i pasti. Eppure il vino armeno e' molto rinomato.Ne avevo portato una bottiglia quando sono arrivata il primo giorno e con quello abbiamo anche brindato, nonostante poi mi abbiano detto che a loro non piace, dopo aver mangiato una pizza armena che lei aveva preparato la prima sera che ho cenato in quella casa.
Stamattina, prima di andarmene, le ho chiesto di darmi quella mezza bottiglia di vino rimasta. L'ho messa nello zaino, le ho detto "spassiba" e me ne sono andata.Anche stavolta sembrava sorpresa.
Share |
< Prec. | Succ. > |
---|