La natura e' bizzarra.Regala i colori piu' belli a chi decide di viaggiare nel Caucaso in autunno. Ci si puo' svegliare una mattina, come e' successo a me oggi e vedere un manto di neve confondersi con il tappeto di foglie gialle che da giorni ricopre le strade di queste citta'. La cosa piu' insolita e' stata pero' vedere l'uva del pergolato del giardino di casa far capolino dalla spessa neve che la ricopriva.
Domani lascio l'Armenia per l'Iran. Portero' con me il ricordo di tutte le persone che ho incontrato in queste settimane e che mi hanno aiutata a supperare e a sopportare la frustrazione dovuta all'impossibilita' di comunicare a causa delle barriere linguistiche.
Ho visto decine di monasteri in giro per la Georgia e l'Armenia: di tre conservo l'immagine piu' forte. Quello di Khor Virap che si perde nella sacrale maestosita' scenografica del monte Ararat. Quello di Noravank, aggrappato ad un costone di roccia e che si rivela alla vista dopo che si e' attraversato uno paesaggio di incomparabile bellezza. Ma forse piu' di tutti ricordero' quello di Nekresi.
Ci sono arrivata a piedi dopo aver percorso 4 chilometri e mezzo. L'ultimo chilometro, in salita, l'ho fatto con un cagnolino che aveva deciso di adottarmi. Mi precedeva e ogni tanto si fermava, voltandosi indietro, quando capiva che non ce la facevo piu' a tenere il suo passo e la mia lingua di fuori era piu' lunga della sua. Ad un centinaio di metri dalla meta e' scomparso e non l'ho visto piu' probabilmente perche' si era reso conto che ce l'avrei fatta anche senza il suo incoraggiamento. Quando sono arrivata al monastero lui era gia' li' seduto ad aspettarmi. Appena mi ha vista mi e' venuto incontro regalandomi una scodinzolata ed un "gran sorriso" come solo un compagno di viaggio del genere poteva fare.
Domani lascio l'Armenia per l'Iran. Portero' con me il ricordo di tutte le persone che ho incontrato in queste settimane e che mi hanno aiutata a supperare e a sopportare la frustrazione dovuta all'impossibilita' di comunicare a causa delle barriere linguistiche.
Ho visto decine di monasteri in giro per la Georgia e l'Armenia: di tre conservo l'immagine piu' forte. Quello di Khor Virap che si perde nella sacrale maestosita' scenografica del monte Ararat. Quello di Noravank, aggrappato ad un costone di roccia e che si rivela alla vista dopo che si e' attraversato uno paesaggio di incomparabile bellezza. Ma forse piu' di tutti ricordero' quello di Nekresi.
Ci sono arrivata a piedi dopo aver percorso 4 chilometri e mezzo. L'ultimo chilometro, in salita, l'ho fatto con un cagnolino che aveva deciso di adottarmi. Mi precedeva e ogni tanto si fermava, voltandosi indietro, quando capiva che non ce la facevo piu' a tenere il suo passo e la mia lingua di fuori era piu' lunga della sua. Ad un centinaio di metri dalla meta e' scomparso e non l'ho visto piu' probabilmente perche' si era reso conto che ce l'avrei fatta anche senza il suo incoraggiamento. Quando sono arrivata al monastero lui era gia' li' seduto ad aspettarmi. Appena mi ha vista mi e' venuto incontro regalandomi una scodinzolata ed un "gran sorriso" come solo un compagno di viaggio del genere poteva fare.
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