Nell'ordinanza emanata ieri, 20 marzo, dal Ministro della Salute Roberto Speranza abbiamo trovato ulteriori misure urgenti di contenimento del contagio di COVID-19:
a) e' vietato l'accesso del pubblico ai parchi, alle ville, alle aree gioco e ai giardini pubblici; b) non e' consentito svolgere attività ludica o ricreativa all'aperto; resta consentito svolgere individualmente attività motoria in prossimità della propria abitazione, purché comunque nel rispetto della distanza di almeno un metro da ogni altra persona; c) sono chiusi gli esercizi di somministrazione di alimenti e bevande, posti all'interno delle stazioni ferroviarie e lacustri, nonché nelle aree di servizio e rifornimento carburante, con esclusione di quelli situati lungo le autostrade, che possono vendere solo prodotti da asporto da consumarsi al di fuori dei locali; restano aperti quelli siti negli ospedali e negli aeroporti, con obbligo di assicurare in ogni caso il rispetto della distanza interpersonale di almeno un metro; d) nei giorni festivi e prefestivi, nonché in quegli altri che immediatamente precedono o seguono tali giorni, e' vietato ogni spostamento verso abitazioni diverse da quella principale, comprese le seconde case utilizzate per vacanza.
Il punto b) attira la mia attenzione perché, se frequentate i social lo avrete notato anche voi, sembra che i runner e i biker siano gli untori più pericolosi di qualsivoglia memoria storica e/o letteraria. Si dà praticamente per scontato che siano positivi al virus e che lo trasmettano correndo in mezzo alle folle oceaniche (maniacalmente fotografate, salvo poi scoprire che le foto sono vecchie di anni. In questo errore è incappato il prof. Roberto Burioni, frequentatore di Twitter, al quale è stata segnalata un'immagine che riprendeva assembramenti in un parco di Roma: ha twittato l'immagine biasimando i presenti, la sindaca di Roma Virginia Raggi ha intercettato il tweet e inviato immediatamente una pattuglia. Pochissimi secondi e centinaia di commenti dopo era chiaro che la foto risalisse ad anni prima) che non riescono a trattenersi in casa.
Questo punto dell'ordinanza ha lasciato tramortiti e confusi gli odiatori dei social perché, secondo loro, non ha previsto la detenzione con catene alle caviglie per i suddetti sportivi.
Quando esco per fare la spesa trovo le strade vuote, se c'è un runner - o un biker - neanche avverto la sua vibrazione nel mio campo vitale, ed è sempre, assolutamente, solo.
Trovo la fila al supermercato, però. Lì incontro persone che chiacchierano, qualcuno non resiste a parlarmi da un metro e riduce la distanza imposta, e lo fa per dirmi che il runner appena passato è estremamente pericoloso, che i bambini e i nonni nei parchi, anche a dieci metri di distanza fra loro, sono la causa di ogni contagio. Poi mi viene addosso all'interno del negozio perché deve prendere la stessa cosa che prendo io, nel medesimo istante. Nessuno che mi dica che è pericoloso lavorare addossati nelle fabbriche, che i mezzi di trasporto sono pieni di lavoratori esposti al contagio, che nel negozio in cui entriamo ci sono addetti che respirano il nostro respiro ad ogni richiesta che noi, tanti, facciamo loro.
La delibera del Consiglio dei ministri del 31 gennaio 2020, ha dichiarato lo stato di emergenza per sei mesi. Sei (6) mesi. Se non smettiamo di credere che la nostra opinione (espressa con toni sempre più violenti) valga di più rispetto ad un'altra, sarà difficile restare vivi mentre ci soffoca il livore.
Consiglio, instancabilmente, la lettura del romanzo di Saramago, "Cecità", ovvero l'incapacità dell'uomo di restare umano, e sopravvivere, in stato d'emergenza.
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