Firenze, Architettura e comunità, Alberto Di Cintio, Edizioni Edifir, 2019
Alberto Di Cintio raccoglie in questo libro tutta la sua esperienza accumulata in anni di lavoro come ricercatore dell’Università degli Studi di Firenze. Il libro inizia con una prefazione atipica cioè un colloquio avuto con il suo maestro mentore Pier Angiolo Cetica. Un sogno per Firenze, come scriveva cento anni fa Geog Simmel (1903) nel saggio Le metropoli e la vita dello spirito, che il libro continua ad analizzare, studiando questo modello di sviluppo con le sue crisi territoriali, alla ricerca di una urbanistica del riuso. Ecco così affrontato il problema del “caso fiorentino” partendo dalla pianificazione pensata ed elaborata nella era post-industriale, comparandola anche con l’esperienza di Roma dato che ambedue hanno un PRG che risale al 1962. Un libro che supera gli schemi dell’Architettura in tempo di “crisi”, che insegna a leggere la visione di una città glocale ma allo stesso tempo catapultata nelle periferie, che illustra e gestisce una città di relazioni, forse uno studio per una città futura, la città delle future scelte, una Ri-costruzione . Una ricerca originale, una ricerca del concetto del bello (?) tutto condito con sprizzi di satira e fotografie d’insieme. L’autore si pone la domande sul perché della cristi dell’urbanistica in Italia: “più cemento = più servizi”(?). Un capitolo coraggioso quello dell’affrontare gli errori del passato, anche dopo l’alluvione del ‘66 …con le speranze tradite,con una citazione di Giovanni Michelucci ne Lo spazio e il senso della nuova città “la città non è dunque quella che era prima del 4 novembre e non potrà più esserlo". Un allarme su una città in crisi, con uno grido di sofferenza verso il consumo del suolo e la svendita del patrimonio immobiliare pubblico, a cui si contrappone la proposta di una Firenze green. Un'analisi del piano struttale di Firenze, una opus incertum, ricordando Giorgio La Pira, i limiti del piano attuato (ad esempio la tranvia e le case popolari), con uno studio sul regolamento urbanistico e la proposizione di una visione della città frutto di chiare scelte politiche come una rete per la mobilità ecologica, o lo spazio pubblico dedicato ad una dimensione dei quartieri . Una dimensione degli interventi sul territorio che porta alla valorizzazione delle “vocazioni”, specificità, eccellenze, indicando come intervenire per le strategie in una città vivibile. S.O.S centro storico: un allarme sullo spopolamento del centro storico e la densificazione delle periferie, coniugato alla giusta riaffermazione dell’identità collettiva. La riqualificazione delle Murate come elemento di riscatto e modello non mi trova concorde, ma la trasformazione di uno spazio degradato in spazio pubblico afferma soluzioni anche per riscatto politico del degrado, ovvero uno studio sullo spazio pubblico, partecipato /partecipante che trova sostenibilità e interesse per fare unicum con spazi da liberare dall’inerzia e dal deterioramento. Esempi citati come modelli di sviluppo, Progetti messi in atto o ancora rivolti alla ricerca dell’identità che pongono nuovi argomenti di discussione. Un’esperienza del Giardino di Nidiaci che porta alla ribalta l’associazionismo e la riappropriazione territoriale della comunità, l’area ex manicomio di S. Salvi e il complesso medioevale di Sant’Orsola. Casi di studio in cerca di ruolo, rappresentatività e nuove identità che Di Cintio cita come attenzionati dall’attività dell’Unita di Ricerca “Paesaggio, Patrimonio culturale, Progetto”. E gli spazi verdi? Parliamone, con una comunità che cerca benessere per migliore qualità la vita.Alcuni architetti fiorentini chiedono flessibilità dei progetti e mirano a Linee guida per il progetto di riqualificazione del paesaggio; un libro bianco per affrontare tematiche scottanti e sognare insieme ai residenti. Il quartiere periferico di Novoli viene messo in risalto come esempio della città del futuro e della progettazione partecipata, del Bene comune e innovativo. Una Nuova agenda urbana con vari indicatori globali. E poi il sogno di Firenze città metropolitana che è ancora da approfondire e risolvere nel piano strategico 2030. Non tralascia niente l’autore e alla fine scrive anche di energia, ambiente e futuro del pianeta partendo dall’Europa, e dall’Italia per una Green Economy globale. Uscire dalla crisi, con un buongoverno fatto di economia verde, educazione ambientale per un futuro sostenibile e di bioarchitettura per l’antropizzazione sostenibile dell’ambiente. Un ricordo rivolto ad Ugo Sasso e al suo progetto del nuovo polo scolastico di Empoli, modello di riferimento per le nuove scuole green e nella postfazione un colloquio con Mariella Zoppi che riorganizza in modo sintetico ed efficace attualizzando gran parte delle tematiche affrontate. Questo libro è infatti da approfondire come un work in progress per nuovi obbiettivi “socialmente utili”.
Silvana Grippi
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