Appena inaugurata negli spazi dello ‘Studio Life’ in via Alfani 24r la mostra collettiva di quattro fotografi e intellettuali fiorentini, Alfredo Allegri, Silvana Grippi, Simone Fierucci e Tommaso Capecchi: FOCUS SU LAMPEDUSA, questo il titolo, vuole indagare per immagini una realtà che troppo spesso è solo una percezione distante, un’emergenza giornalistica che quasi mai trova la dimensione distesa e puntuale degli scatti fotografici, della scelta precisa di un’inquadratura che sappia fermare lo sguardo dell’osservatore su un particolare più significativo di altri.
Come una ricerca, si va a sondare qui ciò che non è affatto facile cogliere nei reportage mainstream, nelle inchieste rumorose a caccia di scoop. Qui si percepisce un altro respiro, uno sguardo diverso e attento, una cura del frammento significante e in due lavori sui quattro presenti in mostra quel frammento ha il testo rivelatore di un murale: «proteggere le persone non i confini». È con questo spirito che gli autori restituiscono Lampedusa come isola del primo contatto con una terra di speranza, l’Europa, ma ne mostrano anche le contraddizioni, gli stridori. In questo senso, notevoli sono le parole di Capecchi che parla di «isola molto bella, uno scoglio davanti alla Tunisia (…) mentre i giovani autoctoni si sfanno di cocaina e gli sbarchi da Libia e Tunisia sono quotidiani».
Si respira un’aria di svacco tedioso in contrasto con la disperazione di chi rischia in mare la propria vita nel tentativo di migliorarne il destino. C’è una foto, proprio tra quelle di Tommaso Capecchi, dove la sagoma apparentemente rugginosa di un relitto incagliato su uno scoglio sembra sorgere tra mare ed orizzonte mentre in un’altra ieratica immagine di Silvana Grippi vuole vuole creare una empatia, sentire un disagio, e far vedere il "gesto" come "azione di gente invisibile"; si vedono abbandonate su una panchina tre magliette cenciose di chi se le è tolte per perdersi tra la folla o per gettarsi in mare e tentare un’improbabile fuga a nuoto. Davanti a questi scatti, trema lo sguardo al pensiero delle centinaia di cadaveri inghiottiti dal mare in questi anni…
Per fortuna, alle immagini più dure si alternano particolari e messaggi che virano alla speranza come lo slogan «scegliamo la vita» scritto in varie lingue sui gradini di una scalinata oppure il legno di vari colori recuperato dai barconi ed usato come rivestimento esterno di una costruzione dell’isola, quasi a comporre un arcobaleno.
Interessanti anche i resoconti personali degli autori nei quali si colgono tutte le contraddizioni della situazione, di come negli anni, cambiando il colore politico dell’amministrazione dell’isola, sia cambiato totalmente l’atteggiamento verso i migranti: oggi a Lampedusa la questione è stata nascosta sotto il tappeto (spesso le persone sbarcate vengono prese in consegna direttamente sui moli e trasferite negli hotspot senza che gli isolani manco se ne accorgano) lasciando che in superficie a brillare siano solo le vetrine degli stilisti oppure un’idea di turismo di lusso che fa davvero rabbrividire. Nel suo racconto, Silvana Grippi diceva come spesso i ragazzi più giovani non percepiscono nemmeno il fenomeno, come se non esistesse affatto; quando chiedi loro cosa pensino della questione, si guardano attorno smarriti come se fosse appunto qualcosa di sconosciuto, inesistente.
Il prossimo obiettivo che il collettivo di autori si è dato è quello di montare del materiale video girato sull’isola per farne un documentario e, successivamente, organizzare una lezione da portare nelle scuole fiorentine.
Nel frattempo, la mostra fotografica resta aperta fino all’8 febbraio prossimo quando inizierà il Forum sul Mediterraneo che si terrà il 9 febbraio presso il Palazzo Vecchio nella Sala Firenze Capitale.
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