“La caverna dei sette ladri “ ovvero come Licio Gelli dette inizio alla sua scalata criminale…
di Simone Fierucci.
“Nel Giugno del 1981 ero direttore della “Nazione” e avevo incaricato il collega Giulio Giustiniani di frugare nel passato di Licio Gelli, Venerabile maestro della P2. “La Nazione” è un quotidiano molto diffuso in Toscana e Licio Gelli era nato a Pistoia. Per un giornalista una simile iniziativa era un atto dovuto. Giustiniani aveva raccolto molti particolari sorprendenti; Licio Gelli era stato legionario in Spagna, poi era andato nel Montenegro come ispettore del Fascio di Cattaro. Durante l’ultima fase della Resistenza era tornato a Pistoia come ufficiale di collegamento fra la Wehrmacht e le truppe di Salò. Al contrario di tutti i “camerati” che fuggirono nel nord Gelli attese nella natia Pistoia l’arrivo degli alleati. Aveva fatto dei favori ai partigiani e il Cln (Comitato di Liberazione Nazionale ) ne aveva preso atto. Insomma l’amico dei tedeschi aveva fatto il doppio gioco.”[…] (1)
Questo è l’inizio, la premessa , del libro di Gianfranco Piazzesi (Firenze, 2 luglio 1923 – Roma, 25 gennaio 2001) “La caverna dei sette ladri” edito da Baldini & Castoldi 1996 dove viene ricostruita la “carriera” del capo della Loggia P2 e il suo ruolo nell’influenzare la politica italiana e il suo essere stato protagonista nelle vicende più drammatiche che hanno funestato i primi cinquant’anni della Repubblica. Questo libro inchiesta fu il primo che, appunto, fece luce su come, “Il Venerabile”, avesse potuto corrompere, ricattare, finanziare operazioni che hanno richiesto montagne di soldi, spuntate nel momento opportuno dal nulla . Oltre che ha ricostruire la vicenda dell’oro jugoslavo e le sue peripezie (il primo che ne parlò fu il giornalista Paolo Monelli in un articolo del 1941 per il Corriere della Sera ) Piazzesi conferma, attraverso le sue ricerche e interviste, il ruolo che ebbe “Il Venerabile” nell’occultamento di buona parte del “tesoro” e i misteri legati al suo utilizzo nel dopoguerra nelle vicende più torbide della politica italiana ed estera. Tutto parte dal tesoro Reale Yugoslavo trafugato nel lontano 1941 e che, rispunta, in misera parte in una perquisizione fatta nel 2008 "...165 chili d'oro sotto forma di lingotti, 179 per la precisione, di forma e peso diverso, ritrovati dalla Guardia di Finanza nelle fioriere del giardino della villa di Gelli...".(2)
Un monastero in Montenegro, una cripta nascosta fin dai tempi degli Ottomani, una caverna, quella dei “sette ladri “ nei boschi di Niksic . Un re in fuga con il suo tesoro ...
Italiani e tedeschi ..inizia la drammatica gara per l’oro jugoslavo.
Fu il caso, un colpo di fortuna. Qualcuno racconta di quella caverna saltata in aria con banconote e monete che volano e si scagliano davanti agli occhi di qualche contadino e gli italiani che arrivano per primi alla caverna dei “sette ladri “. Il regio esercito però deve lasciare la scena, ci penserà il Sim, il servizio segreto a gestire il tutto.
Un tesoro da nascondere anche ai propri alleati e soprattutto ad un re senza onore e magari anche allo stesso Mussolini. Un bottino di guerra che non deve servire alla nazione ma per un futuro “privato”, merce di scambio, ricatto e potere e se la guerra finisce male, poco importa.
Come portarlo in Italia? Come occultare 60 tonnellate di oro e un imprecisato numero di valuta? C’è un uomo dei servizi segreti che imbastisce una performance teatrale irripetibile.
Il federale di Kotor (Cattaro) mette il primo mattone, anzi lingotto, della sua futura “carriera “ di uomo dei servizi ; il “Venerabile” di Pistoia Licio Gelli. Un finto treno-ospedale ...nessuno penserebbe a fermarlo.Un treno di teatranti in divisa o meglio in camici bianchi, croci rosse sui vagoni dell’inganno e bandiere gialle sulla locomotiva, Gelli dirige la scena da regista e attore protagonista ,lui stesso sarà il medico responsabile del convoglio di finti malati e feriti.
Il treno dell’oro poi arriverà a destinazione, operazione riuscita senza che gli alleati tedeschi si siano accorti della beffa , cosi come gli inglesi e il governo jugoslavo in esilio .
Dalla stazione di Trieste il tesoro della caverna dei sette ladri prenderà diverse strade : Milano , Roma sono le tappe principali di un voluto domino per confondere amici e nemici e una parte si perde per strada …
Alla fine della guerra delle sessanta tonnellate trafugate ne verranno restituite più o meno una quarantina alla jugoslavia comunista di Tito . E per il contesto internazionale che si sta delineando in Europa tutto viene occultato in una nebbia di accordi , criminali di guerra “scomparsi”, nemici che diventano amici e viceversa...con Gelli sullo sfondo ...ma qui finisce la storia ufficiale documentata del treno dell’oro e ne inizia un’altra ,intrecciata con l’Italia del dopoguerra ,partendo da una perquisizione,appunto fatta nel 1998, a villa “Wanda” nelle cui fioriere i Carabinieri di Arezzo trovano più di due chili d’oro in lingotti...ma questa appunto è un’altra storia.
“Questo racconto non ha niente di fantasioso; semmai è iper-realista. Come nei romanzi a sorpresa veniamo a sapere che il falso treno -ospedale che trasportava i lingotti da Cattaro in Italia aveva alla guida Licio Gelli, il futuro Venerabile della P2. E tutti vissero felici e contenti”(3)
Quando ho letto il libro di Piazzesi , con la sua prosa a volte ironica e le sue ricostruzioni “sceniche” , sono salito sul treno dell’oro come se avessi tra le mani una videocamera sincronizzata sul 1941 stazione di Kotor, una sceneggiatura , un romanzo da creare … Un viaggio -sopraluogo fatto alcuni anni fa (2015) appunto “sui luoghi del delitto” mi ha ispirato i vari possibili personaggi della messa in scena del regista o del romanziere : un falso medico , falsi malati; forse anche delle false infermiere . E i macchinisti ? Chi erano ? Dei semplici militi del genio ferrovieri del regio esercito ignari di tutto? Oppure anche loro due agenti del Sim ? Oppure due macchinisti montenegrini messi li perché non capivano l’italiano? Due spie inglesi incaricate di far fallire l’operazione?
Nella mia fantasia, nella mia passione per le avventure a sfondo storico, non potevo accettare che nessuno avesse tentato di fermare il treno o di impossessarsi del suo carico, come da verità storica fallendo ,o magari , e questo non lo può smentire nessuno (ad oggi) riuscendo a prendere qualcosa ...non cambiando la storia ma la propria vita .
(1) “La caverna dei sette ladri” G.Piazzesi 1996 pag 9
(2) Articolo di Mac Fiorucci - 05 dicembre 2008 “Riviera24.It”
(3) “La caverna dei sette ladri” G.Piazzesi 1996 quarta di copertina
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