La tanto preannunciata offensiva ucraina di primavera è cominciata, senza comunque il "clamore" che molti si aspettavano. L'esercito di Kiev ha infatti passato il fiume Dnipro nella zona della città di Kherson (1), incontrando scarsa resistenza. Le truppe russe si sono dissanguate nell'inutile attacco a Bakhmut, il cui costo in vite umane è stato orribile. Era chiaro fin dall'inizio che neppure una rapida avanzata in quella zona avrebbe cambiato la guerra, ma i generali russi si sono inutilmente intestarditi a "cozzare" contro quell'ostacolo, probabilmente per ragioni di mera propaganda. Bakhmut infatti è parte delle regioni del Donbass, le rivendicazioni della cui popolazione sono state tra le principali cause della guerra. Ma, gli strateghi ucraini ne hanno fatto la "trappola perfetta" per il meglio delle forze russe, tra cui il cosiddetto "gruppo Wagner". Adesso, le forze di Kiev possono tagliare le vie d'accesso terrestri alla Crimea senza temere una controffensiva.
Ovviamente, da Kiev, tutto ciò viene utilizzato come nuovo pretesto per chiedere all'Occidente nuove forniture militari (2). Come dice il famoso proverbio: "tutti i salmi finiscono in Gloria". E' poco chiaro che fine faranno tutti quegli armamenti quando la guerra sarà finita, ma "una rivendita" magari ai paesi del Terzo mondo è sempre possibile. Dall'altra parte, ossia a Mosca, i nuovi successi di Kiev innescano nuovamente la minaccia dell'uso di armi nucleari(3), e non è escluso che un Putin "all'angolo" possa giocare davvero la carta della reciproca distruzione...
Intanto gli sciacalletti nostrali di Piazza Affari fiutano il lucroso affare della ricostruzione post-bellica (4) tanto per chiarire che l'aiuto italiano a Kiev è stato tutto fuori che disinteressato. D'altra parte le aziende italiane produttrici di armi hanno già incassato dei bei quattrini, complice anche Draghi che ha tolto l'Iva sugli armamenti destinati a Kiev (5), ed è poco probabile che intendano rinunciare a breve a questa "miniera d'oro".
La tanto decantata "contapposizione tra i blocchi" è comunque un fenomeno più apparente che reale. L'esercito russo ha dimostrato sul campo di non essere che "uno spaventapasseri", ma le imprese -anche italiane- produttrici di armamenti hanno bisogno di un nemico per fatturare. Questo "si sposa bene" con gli interessi degli oligarchi russi che non vogliono che venga alla luce la loro responsabilità per avere portato -con la corruzione e con i veri e propri furti sulle commesse- l'esercito russo all'impotenza. A Putin, la guerra poi serve come comoda scusa per reprimere ancora di più l'opposizione interna. Ma "non è il solo". Anche all'Unione Europea, sul piano strettamente della politica interna, la guerra in Ucraina è servita -oltre a giustificare nuovi tagli alla spesa sociale- per introdurre una censura su internet (6) che prima stentava a realizzare nonostante i molti tentavi...
Difficile credere che una situazione tanto vantaggiosa per le classi dominanti di tutti i paesi possa concludersi "entro breve"...
Fabrizio Cucchi/DEApress
(1)https://www.bbc.com/news/world-europe-65379229
(2)https://www.bbc.com/news/world-europe-65347835
(3)https://tg.la7.it/esteri/medvedev-minaccia-se-necessario-la-russia-potrebbe-ricorrere-ad-armi-nucleari-25-04-2023-182579
(4)https://www.ilsole24ore.com/art/ucraina-torta-411-miliardi-la-ricostruzione-una-italia-campo-AE3nrgMD
(5)https://espresso.repubblica.it/attualita/2022/05/05/news/lo_stato_toglie_iiva_per_le_armi-348257232/
(6)https://www.corriere.it/tecnologia/22_marzo_01/europa-bigtech-bloccano-media-legati-russia-b468dfba-9961-11ec-9c59-6d8197f09466.shtml
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