SAHARA OCCIDENTALE:
LA R.A.S.D. E ILMAROCCO
LE PREMESSE
Tra la fine del XVII e l’inizio del XIX secolo, dopo i primi approcci avvenuti nel XV e con l’intensificarsi delle esplorazioni e dei viaggi, si moltiplicarono i contatti degli europei con le popolazioni tribali della fascia costiera del Sahara Occidentale. Molti studiosi cominciarono a interessarsi di quella parte del mondo, contribuendo così alla conoscenza di un territorio fino ad allora inesplorato per la bellicosità delle tribù locali.1
I primi contatti con quelle popolazioni avvennero principalmente ad opera di naufraghi fatti prigionieri. Questi uomini, una volta liberati e ritornati nelle loro terre di origine, riportavano molte notizie ed esperienze preziose, contribuendo alla conoscenza della regione e dei suoi abitanti. In particolare, si ricordano i racconti dei tre naufraghi francesi Follie, Sauguier e Brisson (1784-1786) e nel periodo 1816-1821 quelli di altri quattro tra cui due americani, Adams e Riley,2 l’inglese Scott e il francese Cochelet.
Nel XIX secolo ebbe inizio la rincorsa al possedimento coloniale in Africa, capeggiata da Francesi, Inglesi e altre potenze europee, tra cui gli Spagnoli; costoro si credettero in diritto di annettersi una fetta del territorio costiero, considerandola zona strategica per la difesa delle isole Canarie che vi si trovano di fronte, precedentemente occupate dalla Spagna come ponte verso l’America.
Gli spagnoli furono incoraggiati a prendere possesso della zona dalla Società Canariense del Pesce e da imprese commerciali come la North West Africa Company, che speravano di sostituirsi al commercio carovaniero del Sahara.
La colonia spagnola del Rio de Oro fu fondata da Antonio de Castillo nel 1874, e tale rimase fino al 1885. Antonio de Castillo, pur non convinto della bontà dell’operazione, accettò di sviluppare il commercio sotto la spinta di potenti “lobby”, e dopo vari contributi isolati si dette inizio allo studio sistematico della regione.
Successivamente furono create alcune compagnie a capitale pubblico come la Sociedad Española de la Esportaciones Africanas; inoltre, dal 6 al 10 novembre 1883, a Madrid si tenne per la prima volta il “Congresso Español de Geografía Colonial y Comercial”, riunito in un momento storico particolare e dopo una campagna propagandistica che indirizzava l’opinione pubblica verso le tesi dell’intervento governativo coloniale. Il Congresso accordò pieno riconoscimento all’art. 8 del Trattato Ispano-Marocchino, stipulato nel 1816, circa la costruzione di porti pescherecci da insediare sulla costa africana di fronte alle Canarie. La creazione di una società spagnola di africanisti, poi, avrebbe avuto il compito di enunciare i principi di intervento e i problemi politici spagnoli in Africa mediante pubbliche discussioni, dibattiti governativi, pubblicazioni di giornali etc. Il re Alfonso XII donò 300.000 pesetas per finanziare le spedizioni Iradier, Ossonio e Jimenez nel Rio de Oro.
Naturalmente, come si diceva allora, altre erano le attrattive economiche della zona: innanzi tutto le rotte carovaniere nel Sahara Centrale e nella costa occidentale dell’Africa, indi la nascita, crescita e sviluppo dei porti ittici lungo un litorale pescosissimo che va dal Rio de Oro a Sidi Ifni a nord.
A conclusione di questo primo congresso, cui presenziarono più di 400 partecipanti, tra scienziati, commercianti, finanzieri, fu deciso di approfondire e appoggiare l’esplorazione del Sahara Occidentale con l’invio in Africa di persone competenti incaricate di fondare delle Estaciones civilizadores nella zona del Rio de Oro, e a protezione degli scali commerciali fu installata una base militare a Cap Blanc.3
Nel 1876 fu creata la Sociedad de Pesquerias Canario-africana, la stessa che nel 1881 fece costruire nella Baja del Rio de Oro un grande scalo commerciale, dopo aver convinto tre capi tribù locali a “vendere” la penisola di Dakhla, una lingua di terra che separa la Baja dall’oceano. Nel medesimo anno nasce la Sociedad Comercial Hispano-Africana (presieduta dal generale Manuel Cassola) per lo sviluppo delle relazioni fra la Spagna e l’Africa, i cui compiti erano prettamente commerciali, con l’organizzazione di un servizio di battelli. Questa compagnia, in quegli anni, fu una delle più forti, arrivando a possedere circa il 25% del tonnellaggio totale del commercio marittimo spagnolo.
In seguito, a Madrid4 si riunì il primo congresso per la creazione della Sociedad Africana y Partigiana de Los Procesos Coloniales, che diventerà poi la Sociedad de Geografìa Comercial e si occuperà autonomamente dello studio di questi importanti territori. Per la prima spedizione esplorativa fu inviato Bonelli; dopo aver preso possesso della costa, da Cap Bojador fino a Cap Blanc, instaurò una rete commerciale tra Rio de Oro, Cintra e Cap Blanc, dove il 28 novembre stipulò un trattato con le tribù degli Ouled Sba (sottoclasse degli Ouled Delim).
Al ritorno da tale spedizione, il governo di Madrid costituì un protettorato per le zone in cui si era stabilito Bonelli, senza tenere conto dell’opposizione della Gran Bretagna e della Francia. Bonelli, intanto, veniva nominato commissario reale e si installava nel Rio de Oro, organizzando, tra il settembre e l’ottobre del 1885 due viaggi per incontrarsi di nuovo con i capi delle tribù Bou-Anar, Ouled Delim, Ouled Tindarin, Erguibat.
Esemplari, in un simile genere di imprese, gli avvenimenti che ebbero per protagonista il francese Camillo Douls all’inizio del 1887. Egli si fece lasciare sulla costa desertica e sconosciuta del Rio de Oro da alcuni pescatori delle Canarie. Come un naufrago, travestito da musulmano, toccò terra nei pressi di Cap Bojador, in pieno territorio moresco. Cadde subito nelle mani dei nomadi Ulad Delim, predoni del Sahara Occidentale che frequentavano questa costa inospitale e fatale ai naufraghi imprudenti. Vagò per cinque anni e spedì le sue annotazioni e scoperte geografiche alla Società Geografica di Parigi; al ritorno, venne ucciso dalle sue guide. L’instabilità, la pericolosità e la non conoscenza di quelle zone impedirono altre spedizioni fino al 1914, quando il topografo spagnolo Enrico D’Almonte vi si avventurò, scrivendo poi un saggio per il Bollettino della Società Geografica di Madrid.
Come scrive Vilar,5la Spagna aveva un doppio interesse per le coste sahariane: la sicurezza per l’arcipelago canario e la ricerca di migliori banchi di pesca e di commercio con le tribù.
A fine secolo gli interessi contrapposti delle varie potenze coloniali vengono ad intersecarsi, in quanto la Francia suscita la gelosia spagnola per l’occupazione di Tunisia e Algeria, per la rivendicazione dei diritti francesi sulle isole d’Arguin (odierna Mauritania). In più, compagnie francesi avrebbero esteso i loro commerci in zone di differente egemonia, da Tarfaya a Rio de Oro. Per bloccare la situazione, la Spagna inviò una nave da guerra con a capo Bonelli, che sapeva parlare l’arabo e quindi era utile per le trattative; questi entrò in contatto con le tribù indigene della costa occidentale, lasciando loro intendere che da un eventuale accordo avrebbero potuto trarne notevoli vantaggi economici.
Nel 1884 i capi della tribù Ouled Sbaa firmarono un contratto commerciale, ma questo fu un pretesto sia per la Società Spagnola di Africanisti e Colonizzatori che per la Compagnia Commerciale Ispano-Africana: l’intento era di convincere il governo spagnolo a mettere sotto la sua protezione i territori del Rio de Oro, del Golfo di Cintra e della Baja dell’Ovest.
Gli spagnoli rinunciarono presto all’idea di stabilirsi a Cintra e a Cap Blanc (forse anche sotto la spinta delle avverse condizioni climatiche) e iniziarono la costruzione di una fortezza a Dakhla nel gennaio 1885, che fu però assalita e abbandonata, a causa della ribellione delle tribù Ouled Delim, il 9 marzo 1885.
Un mese più tardi gli scampati, unitamente a un distaccamento militare comandato dal capitano José Chacòn, proveniente dalle Canarie, rioccuparono Dakhla, ribattezzandola Villa Cisneros in ricordo dell’arcivescovo cattolico che quattro secoli prima aveva perorato la causa della Reconquista in Africa.
“Il 10 luglio del 1885 un decreto reale mise tutta la costa, da Cap Blanc a Cap Bojador, sotto la responsabilità amministrativa del Ministero d’Oltremare a Madrid. Si scelse Bojador come limite nord del protettorato, probabilmente a causa della Compagnia dell’Africa del Nord Ovest a Tarfaya, mentre il limite sud fu posto a Cap Blanc, perché la Francia possedeva Arguin e che in virtù del Trattato Franco-Inglese di Versailles, siglato nel settembre 1783, aveva acquisito il diritto sulla popolazione di costa compresa tra Senegal e Cap Blanc. Questo decreto – certamente motivato dalla necessità di conformarsi all’art. 35 dell’Atto finale della Conferenza di Berlino che esigeva dalle potenze coloniali l’instaurazione di un sistema efficace di amministrazione delle loro colonie – stabiliva che un commissario reale, residente sul posto, responsabile dinanzi al Ministero d’Oltremare avrebbe avuto l’incarico di amministrare il protettorato e di “fare trattati con gli indigeni anziché prendere possesso di territori con possessori sconosciuti…” e il “Comando Superiore delle Forze di terra e di mare che si troveranno là per il mantenimento dell’ordine e la difesa dei territori protetti”. Tutto ciò fu affidato a Bonelli.
(T. Hodges, 1984).
Dalla “Revista de Geografìa Comercial y Comunicaciòn” veniamo a conoscenza di molte notizie sugli abitanti di tali zone: l’articolo di José Alvarez Perez ci informa dell’incontro e delle relazioni stabilite con le seguenti tribù:
1) Beni Zorguin o Izarguien che abitano presso la costa
2) Ait Mansa o Abi che popolano l’interno.6
Aperta la via commerciale, le spedizioni si susseguirono, anche dietro la Conferenza di Berlino del 1884 che riconobbe la legittimità dell’occupazione condotta dal Bonelli. Inizia così ufficialmente il colonialismo arrogandosi, la corona spagnola, il diritto di istituire il protettorato sul Sahara Occidentale.
IL COLONIALISMO
Il 6 aprile 1887, con un decreto, la Spagna estendeva la sua giurisdizione a 250 km verso l’interno, trasferendo l’amministrazione coloniale a Villa Cisneros. Iniziarono allora movimenti di resistenza contro la presenza straniera con frequenti attacchi alla guarnigione spagnola (nel 1887, nel 1892, nel 1894), fino ad un accordo fra gli Ouled Delim, la tribù più forte, e la “Capitaneria di Porto” spagnola (2 marzo 1895).
Lo sceicco Ould Laroussi, considerando che poteva trarre vantaggi dagli scambi commerciali con la Compagnia spagnola, promise di “vegliare sul buono svolgimento degli accordi e di non rovinare le relazioni qualunque esse siano fra gli indigeni e gli spagnoli ed infine di riparare ai torti eventualmente commessi dai suoi guerrieri”.
Ben presto gli Spagnoli si accorsero che effettivamente gli scambi commerciali, e dunque gli introiti, stavano diminuendo considerevolmente, poiché Villa Cisneros era molto lontana dalle classiche rotte carovaniere del Sahara e i nomadi vendevano soltanto qualche animale, della lana e delle pelli, oltre a rare piume di struzzo.
Il governo di Madrid pertanto intervenne con grosse sovvenzioni per la ripresa delle ricerche nel 1886, sotto l’auspicio della Società Geografica Commerciale (succeduta alla più nota Società di Africanisti e Colonialisti nel 1885).
Tre esploratori militari, J. Baviera, F. Quiroga, F. Rizzo, attraversarono il deserto del Tiris (350 km. all’interno fino alle Saline d’Idjil), concludendo trattati con capi tribù sahrawi locali e con l’emiro dell’Adrar, Ahmed Ould Mahammed Ould Ada, per la cessione di una gran parte del terreno desertico, compreso l’Adrar Tmar. Contemporaneamente un’altra spedizione esplorò la costa fra Villa Cisneros e Cap Bojador, convincendo i capi della tribù Tekna a porsi sotto la “protezione” delle società commerciali e far installare legazioni commerciali sulla costa.
Naturalmente, il protettorato spagnolo non poteva estendersi oltre Arguin a sud (influenza francese) e Tarfaya al nord (Compagnia di Mackenzie, inglese), per cui ebbero inizio a Parigi consultazioni e discussioni all’interno della Commissione franco-spagnola sui confini interni del Sahara. Nell’ottobre 1886 fu deciso di tracciare la frontiera sud a Cap Blanc (21° parallelo), facendola proseguire al suo interno lungo lo stesso parallelo, talché l’Adrar Tmar rimase sotto la giurisdizione francese.
Poiché anche la Francia voleva espandere i propri domini coloniali, verso la fine del XIX secolo alcuni ufficiali iniziarono, partendo dall’Algeria, a penetrare verso sud-ovest, in pieno deserto, accarezzando l’idea di congiungere l’Algeria al Senegal, venendo così in contrasto con gli interessi spagnoli. Fra il 1889 e il 1890, dopo lunghe trattative, si arrivò alla firma di un protocollo d’intesa in cui si definiva la demarcazione del territorio spagnolo e quella che sarebbe divenuta la Mauritania francese, confermando il trattato del 1886 con il quale veniva divisa la sottile lingua di Cap Blanc, poiché l’attigua Baja del Levrier, alla congiunzione del Tropico del Cancro era pescosissima; fu segnato un vasto arco per poter lasciare sotto l’influenza francese pure le saline d’Idjil, mentre al nord la linea immaginaria, nei pressi di Cap Juby, rimaneva volontariamente vaga per gli accordi anglo-marocchini del 1895.
Sul Marocco vi erano mire imperialiste di vari paesi: la Francia, vinte Algeria e Tunisia, avanzava in Mauritania e voleva espandersi in Marocco; la Spagna, già insediata a Ceuta e Melilla, non aveva la forza sufficiente per far sentire le propri ragioni; inoltre vi erano presenti Inghilterra e Germania, creando una situazione ancora più complicata. Ma le varie potenze coloniali, con una serie di colloqui agli alti vertici e con spostamenti di alleanze, riuscirono a negoziare la spartizione territoriale.
L’Italia rinunciò alle sue ambizioni egemoniche in Marocco e la Francia appoggiò il nostro paese per la Tripolitania (Libia). L’8 novembre 1902 fu stipulato un accordo fra Spagna e Francia in cui si enunciava che “se il governo marocchino si fosse mostrato incapace di mantenere lo status quo, i governi francese e spagnolo avrebbero esercitato in quelle zone il diritto esclusivo a ristabilire l’ordine”: ciò non fu ratificato per la paura della Spagna di un possibile intervento dell’Inghilterra. Successivamente gli inglesi, per esprimere la volontà di non ingerenza, abbandonarono Cap Juby, ove risiedeva la Compagnia di Mackenzie, anche perché l’interesse maggiore, in quel momento, era rivolto alla rocca di Gibilterra, nodo strategico del Mediterraneo.
Un ulteriore accordo tra le potenze europee nel 1904 determinò nuove zone d’influenza: Fez e Taza tornarono ai francesi, Tangeri diventò “zona internazionale”: nel sud non più la Valle del Sous alla Spagna, bensì buona parte dell’anti-Atlante e dei territori situati a sud.
Si riconosceva alla Spagna, nell’art. 4, la rivendicazione su Santa Cruz de Mar Pequeña, arbitrariamente localizzata a Ifni, e quindi dotata di frontiera.
L’art. 6 concerneva il Sahara Occidentale e affermava che il governo della Repubblica Francese consentiva subito al governo spagnolo “piena libertà d’azione sulla regione compresa tra 26°27°40’ di latitudine nord e 11° ovest del meridiano…”, spostando quindi, rispetto agli accordi del 1902, un po’ più a nord la frontiera del Marocco. Al territorio fu dato il nome del principale corso d’acqua che lo attraversava, “Seguiet-el-Hamra”, e nel 1912 fu confermata alla Spagna dalla Convenzione finale la “piena libertà d’azione” in tutta la regione, fissando i confini delle zone d’influenza francese e spagnola fra il Marocco e il Sahara, facendo seguito all’accordo franco-tedesco del 4 novembre 1911, con il quale la Germania accettava il dominio francese sul Marocco. Il 30 marzo 1913 il sultano del Marocco, Mulay Hafid, mise il suo paese sotto la “protezione” della Francia.
La Convenzione sancì che la Seguiet-el-Hamra non era una zona del protettorato, ma una vera e propria colonia spagnola. Verso il 1914 la Spagna, oltre ai possedimenti in Marocco, aveva sulla carta una estensione di 260.000 km2, di terra desertica al 90% del Sahara Occidentale, ma in pratica con una sola cittadina da controllare, la città di Dakhla, visto che le regioni interne, fino al 1934, dovevano ancora essere esplorate.
Francisco Bens, veterano della guerra cubana, venne nominato primo governatore del Sahara Occidentale, e appena insediatosi, nel gennaio 1904, allacciò normali e amichevoli rapporti con gli indigeni usando una “politica di seduzione” e non di forza, rassicurandoli sulle intenzioni non aggressive; dimostrò così di comportarsi diversamente dalla Francia, che invece era ricorsa all’asservimento delle tribù dell’interno durante l’occupazione in Mauritania. All’uopo organizzò un incontro con i capi tribù Reguibat e Ouled Delim a Las Palmas della Gran Canaria in occasione di una visita di re Alfonso XII nell’aprile 1906. In seguito a questa nuova situazione, esploratori e militari poterono tranquillamente viaggiare in lungo e in largo nel Sahara senza pericoli di offesa da parte delle tribù.
Varie vicende segnarono gli anni successivi nel tentativo di stabilizzare il dominio coloniale su un territorio per la maggior parte inospitale: Tarfaya fu presa e poi abbandonata per ordine governativo. La Guera (Cap Blanc) fu occupata per installare una infrastruttura inerente la pesca e così via.
Nel 1925 la città più importante - se così si può definire - era Villa Cismeros che accoglieva solo 1.000 persone con un nucleo abitativo composto da tende di tribù locali installatesi intorno al Forte spagnolo; una situazione analoga si riscontrava a La Guera.
Un rapporto del Ministero britannico degli Affari Esteri del 1919 diceva:
“Il Sahara Spagnolo non avrà un grande avvenire. L’assenza di acqua dolce e l’aridità del suolo, la mancanza di porti naturali sulla costa, l’instabilità delle popolazioni indigene e del commercio, uniti al non sufficiente controllo governativo, sono elementi sufficienti per scoraggiare l’investimento di capitali in questa regione. Infatti, l’unico vantaggio che la Spagna ha avuto sono gli stabilimenti di pesca delle Canarie, delle Baleari e nel Rio de Oro. Ecco che, comunque lo si voglia chiamare, colonia, dipendenza o protettorato spagnolo, questo territorio è ancora allo stato infantile e difficilmente arriverà alla maturità”.7
Nel 1925, quando il Governatore Bens se ne andò, gli spagnoli promulgarono un decreto per cui in avvenire il posto sarebbe spettato a un ufficiale con grado non superiore a quello di Comandante o Lungotenente-Colonnello. Il successore di Bens, Guillermo de La Pena Cusi, con Quartier Generale a Tarfaya, cumulò i titoli di Governatore, Alto Commissario e Ispettore, ricevendo ordine dalla Direzione Generale del Marocco e delle Colonie, sezione della Presidenza del Consiglio dei Ministri di Madrid, creata nel dicembre del 1925.
La colonia, sotto il governatore Cusi, era stata utilizzata come luogo di detenzione dei prigionieri politici; colonia penale che non avrebbe loro permesso di fuggire, se non in mezzo al deserto, e quindi verso la morte. Contrariamente a tali aspettative vi fu invece una fuga in massa da un penitenziario, con la cattura di un battello in rotta verso il Portogallo. Fino al 1934 i successori di Bens perseguirono la politica di un modus vivendi pacifico con i nomadi dell’interno. Gli spagnoli, in effetti, non avevano i mezzi per sottometterli e questi non attaccavano i piccoli agglomerati militari sulla costa, bensì utilizzavano il territorio della colonia spagnola per la lotta contro i francesi che tentavano di assoggettare i territori vicini (odierna Mauritania).
LA RESISTENZA
Alla fine del XIX, quando la Francia, a partire dal Senegal, conquistò progressivamente la Mauritania, estendendo la propria azione verso nord, la resistenza antifrancese si trovò dall’altra parte della frontiera, nel Sahara sottomesso agli spagnoli; da qui si muovevano le spedizioni di guerriglieri destinate a respingere i francesi verso sud e a combattere le tribù che ad essi si erano alleate.
Tale conflitto, iniziato nel 1904, porterà alla vera resistenza nel 1934. Gli spagnoli restarono nei loro piccoli insediamenti sulla costa e non fecero assolutamente niente per arrestare le razzie, non si preoccuparono d’invadere l’interno delle colonie prima che i francesi spezzassero la resistenza sahrawi; la lunga guerra delle tribù del Nord contro i francesi fu guidata dallo sceicco El Bekar, della regione del Tagat, che chiese aiuto allo sceicco Ma’ el Hainin. Quest’ultimo,8 capo religioso molto influente, in gioventù aveva visitato la Mecca, conquistando il rispetto degli altri capi religiosi.
Ma’ el Hainin aveva fondato una potente confraternita musulmana, chiamata Ahl Berik Allah, e con tale autorità riuscì a unire e organizzare varie tribù conducendole alla lotta di liberazione sotto il vessillo islamico. Proclamò la guerra santa contro gli invasori e fu il principale oppositore alla penetrazione coloniale, sia francese che spagnola, divenendo un simbolo per la popolazione nomade che tradizionalmente era attaccata al valore della libertà; il suo movimento si estese all’intera fascia maghrebina e la lotta fu poi continuata dai suoi eredi. Ancora oggi Ma’el Hainin e i suoi discendenti sono considerati in santità riconosciuta da tutte le tribù.
Nel 1934 un tentativo d’incitare il popolo contro gli Spagnoli venne dal Consiglio dei Quaranta - capi tribù in assemblea (detta jem’a). Si tratta di un organo che ha un potere legislativo e un valore sociale; è eletto da tutti in una specie di mutatis mutandis (polis greca) per l’unione di gruppi (tribù o cabile) allo scopo di risolvere vari problemi: domini sociali, organizzazione e difesa in tempi di guerra, questioni organizzative di lavoro, ecc.
Tale pacificazione fu dovuta anche all’avanzata dei Francesi i quali da ultimo si accordarono, siglando un trattato di pace che finì per suffragare il colonialismo verso i paesi circostanti, Marocco, Algeria, Mauritania e Senegal. Fino a quella data l’intervento della Spagna era stato limitato al mantenimento di alcune postazioni militari o paramilitari situate sulla costa, mentre in quell’anno erano iniziate le pressioni della Francia, padrona ormai della restante Africa Occidentale, che voleva la spartizione di una zona considerata nadie (parola tradotta dallo spagnolo che significa vuota, niente, ossia dove non c’è niente), la quale era però rifugio e base dei combattenti anticontinentalisti del Maghreb.
L’assenteismo della Spagna, all’interno di questi territori aveva determinato un acuirsi della resistenza delle popolazioni dell’Africa Occidentale nei confronti della Francia che faceva forza per l’assegnazione di una zona del Sahara Occidentale e attuava forme di pressione contro la Spagna perché eseguisse effettivamente il controllo del territorio destinatole.
In seguito, negli anni 1957-58, i contingenti francesi e spagnoli furono respinti dal Sahara Occidentale, ma nello stesso anno il territorio fu dichiarato provincia spagnola per decreto del regine di Franco. In tale fase vediamo agire il Consiglio dei Quaranta che convocò tutti i capi tribù.
Il movimento indipendentista, formatosi all’interno di quest’area, distolse la propria attenzione dai Francesi agli Spagnoli che avevano inasprito le loro azioni quando (nel 1960) vennero scoperte le risorse naturali del sottosuolo. La repressione nei confronti del movimento indipendentista sahrawi è testimoniata dalle devastazioni dei bombardamenti condotti durante l’operazione Ecouvillon da Francesi e Spagnoli nel febbraio del 1958, il cui intento era di schiacciare qualsiasi forma di resistenza.
La Spagna stabilì sul territorio un “Governo generale” con pieni poteri, guidato dal Comandante in capo delle forze coloniali, affiancato da un Cabildo provincial,9 organo amministrativo e consultivo composto di notabili locali che non avevano, in realtà, alcun potere.
Si costituì così una struttura repressiva in piena regola, appoggiata da un consistente apparato militare, che contava su 50.000 uomini, tra i quali i mercenari della legione straniera spagnola chiamata Tercio con alla testa il comandante Mauret. L’occupazione spagnola provocò importanti modifiche nella società tradizionale, compiendo un’azione forzata di sedentarizzazione della popolazione, verso i centri costieri, necessaria per il reperimento di manodopera da impiegare per lo sfruttamento minerario, e poneva fine ad alcune forme di vita sahrawi da sempre in uso. Il processo di colonizzazione fu intensificato tramite la costituzione di alcune compagnie per lo sfruttamento delle risorse del sottosuolo e l’esportazione del materiale estratto, determinando così l’insediamento di nuovi “coloni” nelle città. Le diverse possibilità di lavoro, l’apertura di scuole, all’inizio per i soli giovani spagnoli e poi gradualmente e in parte anche per i locali, gli ospedali ecc. incoraggiarono molti Sahrawi ad abbandonare l’esistenza nomade, anche se la loro posizione sociale restava di evidente inferiorità rispetto a quella degli europei. Questa situazione favorì l’insorgere del movimento nazionalista all’interno del quale gli studenti furono i primi nella lotta contro le discriminazioni razziali. Nacque così, nel 1937, il movimento di liberazione nazionale: il Fronte Popolare di Liberazione di Saguia el Hamra e Rio de Oro, il così detto Fronte Polisario.
Con il ritiro della Spagna, nel 1975, dall’intero territorio, si apre per il Sahara Occidentale un nuovo capitolo della sua storia, nel corso del quale altri paesi – Marocco e Mauritania – sostituiranno la Spagna nel controllo politico della regione: la Mauritania per breve tempo, il Marocco con una penetrazione politico-economica ben più stabile.
LA CRISI POST-COLONIALE
Il Sahara Occidentale è esistito politicamente fino al 1975 come Sahara Occidentale Spagnolo, ma al momento della decolonizzazione la situazione si è modificata con l’annessione da parte del Marocco in seguito alla rinuncia della Mauritania. Quindi, il problema politico sorto fra una parte della popolazione sahrawi che intende esercitare l’autodeterminazione, e il regime di re Hassan II (1929-99), non può qui essere analizzato a fondo per regole che derivano dal diritto internazionale.
Il re Hassan II, nella prospettiva della creazione del “Grande Marocco”, ne rivendicava il diritto di appartenenza facendolo risalire allo sceriffo almoravide, la cui potenza arrivava anche nelle zone considerate “terre di nessuno”.
La Repubblica Araba Sahrawi Democratica, di recente costituzione, rivendica egualmente il diritto al territorio e da anni aspetta che si celebri il referendum che confermi questa scelta.
L’ONU si è più volte espressa in merito ma in questi anni non si è ancora giunti a indicare “l’appartenenza del territorio”, a causa di ricostruzioni storiche discordanti. Per il popolo sahrawi non è ancora chiaro come potrà avere riconosciuto il “diritto di autodeterminazione”.
La Carta delle Nazioni Unite dice che l’autodeterminazione dei popoli è un principio fondamentale. Gli articoli 1 e 55 della Carta, in effetti, affermano il valore dell’uguaglianza, dei diritti dei popoli e il loro diritto all’autodeterminazione. Questi principi diventano importanti per l’analisi delle vicende politiche del Sahara Occidentale e formano una base fondamentale per l’analisi delle vicende politiche del Sahara Occidentale.
Per entrare nel contenzioso della “questione politica” bisogna prendere in considerazione alcuni avvenimenti verificatisi nel 1975:
- la fine della dominazione spagnola;
- l’accordo a tre, tra la Spagna, il Marocco e la Mauritania, stipulato in Spagna il 4 novembre dello stesso anno, escludendo il popolo Sahrawi.
La soluzione affrettata, determinata dal ritiro della Spagna, non ha assolutamente tenuto in considerazione le aspettative della popolazione del territorio derivanti dalla promessa di indipendenza da parte del generale Franco.
Il governo del Marocco, senza attendere che l’ONU desse indicazioni sulla sorte del territorio, approfittando di un momento di incertezza politica della Spagna, dovuta alla malattia di Franco, il 5 novembre ’75 entrò nel territorio dell’ex Sahara Occidentale, con una marcia definita popolare, nonostante il Consiglio di Sicurezza avesse fatto appello al re del Marocco, invitandolo a desistere dall’impresa.10
A monte di questa operazione si colloca tutta una serie di avvenimenti che vanno dalla scoperta, avvenuta nel 1950, dei famosi giacimenti minerari, all’indipendenza del Marocco nel 1956 e della Mauritania quattro anni dopo, con relative mire espansionistiche.
Le prime rivendicazioni territoriali del Marocco e della Mauritania risalgono al novembre 1965; esse sono considerate favorevolmente nella risoluzione 2072, adottata dall’Assemblea Generale il 16 dicembre 1965, in cui vi è l’invito per l’inizio di negoziati. A partire dal 1966, invece, con la risoluzione 2229, l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, dietro una richiesta specifica, afferma che la popolazione autoctona può esercitare liberamente i suoi diritti all’autodeterminazione, attraverso referendum da tenere sotto gli auspici delle Nazioni Unite stesse.
Il Sahara Occidentale si era costituito come entità politica praticamente da quando, nel gennaio del 1958, un decreto del Consiglio dei Ministri del governo spagnolo aveva diviso la colonia in due provincie. Saguia el-Hamra e Rio de Oro, equiparandole a quelle spagnole e attribuendo loro una rappresentanza parlamentare.11
Con la scoperta dei fosfati naturali e l’inizio del loro sfruttamento, nel 1963 il Sahara Occidentale diventa regione di interesse internazionale, da territorio inospitale si pone all’attenzione mondiale e iniziano le rivendicazioni in sede ONU, che vengono avanzate ufficialmente dal Marocco e dalla Mauritania nel 1965, con motivazioni e contenuti differenti.12
Il primo movimento di liberazione denominato “Frente Popular para la Liberaciòn del Saguia el-Hamra y Rio de Oro”, abbreviato in Fronte Polisario, nasce il 10 maggio 1973 ed inizia così la lotta contro la dominazione spagnola.
Nel 1974 la Spagna dichiara all’ONU di essere pronta ad organizzare, nel territorio in questione, il referendum per l’autodeterminazione. Tale decisione provoca l’immediata reazione dei paesi confinanti con il Sahara Occidentale: il Marocco e la Mauritania. Una risoluzione dell’Assemblea Generale approva l’Accordo di Madrid il 13 dicembre 1974.13
Il Fronte Polisario porta avanti un buon lavoro politico: una commissione di inchiesta delle Nazioni Unite riconosce che “il popolo sahrawi ha dimostrato unanime aspirazione all’indipendenza”.
Il 16 ottobre 1975 la Corte Internazionale di Giustizia dell’Aja afferma che al momento della colonizzazione spagnola la sovranità sul territorio apparteneva a un insieme di tribù autoctone. Lo stesso giorno re Hassan II si rivolge al suo popolo e lancia l’appello per una marcia popolare denominata “marcia verde” a cui aderiscono 350.000 persone e che viene effettuata, come già detto, il successivo 5 novembre.
La Spagna continua fino all’ultimo a dichiararsi favorevole al referendum, ma chiude gli occhi di fronte all’intervento del Marocco. Il 14 novembre 1975, con il Marocco e la Mauritania, firma un accordo a Madrid. Questo prevede, fra l’altro, la spartizione del Sahara Occidentale tra Marocco e Mauritania: al Marocco spetta la parte centro-settentrionale (fosfati); alla Mauritania quella meridionale (ferro). La Spagna, in cambio, si riserva condizioni particolari per la pesca e il 3% nello sfruttamento dei giacimenti di fosfato a Bou Craa.14
Fin dal 26 novembre 1975 truppe marocchine e mauritane invadono il Sahara Occidentale: una parte della popolazione si rifugia vicino al confine algerino, nella zona di Tindouf, dove si organizzano e si formano delle tendopoli.
Il 26 febbraio 1976 la Spagna abbandona definitivamente il Sahara Occidentale; il territorio viene diviso tra il Marocco e la Mauritania.
Sono questi gli antefatti che portano, il 27 febbraio 1967, alla proclamazione della R.A.S.D. (Repubblica Araba Sahrawi Democratica) da parte di alcuni studenti dissidenti riunitisi in Spagna, comprendendo tutto il territorio dell’ex Sahara spagnolo. Il 15 agosto 1979 viene firmata la pace tra il Fronte Polisario e la Mauritania, che si ritira dai territori precedentemente occupati insieme al Marocco.
Il Marocco nel 1981, crea un nuovo confine e costituisce un “muro difensivo” che, iniziando da Zag in territorio marocchino, arriva ai confini con l’Algeria, raggiungendo la costa fino a Laayoune e all’interno, compresa la zona della miniera di fosfati di Bou Craa, tocca Smara. Nell’ottobre dello stesso anno si svolge la battaglia decisiva contro il Fronte Polisario per il controllo del restante territorio. La guarnigione marocchina subisce una totale disfatta ad opera dell’A.L.P.S. (Armata di Liberazione Popolare Sahrawi) che per la prima volta usa armi pesanti – veicoli corazzati e missili terra-aria.
Il Marocco, nondimeno, riprende in mano la situazione e a partire dal 1983 estende la linea dei “muri”; vengono ancora realizzate tre barriere, arrivando così alla frontiera della Mauritania. Con il quinto “muro” viene chiuso l’accesso della parte meridionale del Sahara e il fronte di resistenza sahrawi è schiacciato contro la frontiera algerina; il Fronte Polisario mantiene però Tifariti.
Dal 22 febbraio 1982 la R.A.S.D. chiede di diventare membro dell’O.U.A. (Organizzazione per l’Unità Africana); nel novembre 1984 accade un fatto importante: la R.A.S.D. viene riconosciuta al 20° vertice dell’ONU ad Addis Abeba.
Nel 1990 l’ONU si interessa ancora al caso, e il 28 febbraio di quell’anno il segretario Generale, Perez de Cuellar, invia Joans Manz per preparare una relazione al riguardo; quest’ultimo, dopo aver visitato i campi profughi di Tindouf si pronuncia favorevolmente sull’autodeterminazione del popolo sahrawi. Con il Segretario Boutros Ghali, le trattative sono infine riprese.
In applicazione delle Risoluzioni delle Nazioni Unite, in particolare nella Risoluzione n. 1514 dell’Assemblea Generale dell’ONU, è stato più volte proclamato il diritto del Sahara Occidentale all’autodeterminazione e a suo tempo la Spagna era stata invitata a procedere in tal senso e la stessa Assemblea Generale delle Nazioni era ritornata più volte sull’argomento.
Dalla Risoluzione dell’Assemblea Generale dell’ONU:
“…Tutti i popoli hanno diritto all’autodeterminazione; in virtù di quel diritto essi definiscono liberamente il loro status politico e liberamente conseguono il loro sviluppo economico sociale e culturale”.15
Dal Rapporto della Missione ONU:
“…Nel territorio [Sahara Occidentale] la missione ha constatato che la popolazione o, per lo meno, le persone incontrate all’unanimità si sono categoricamente pronunciate in favore dell’indipendenza e contro le rivendicazioni territoriali del Marocco e della Mauritania”.16
Dal parere consultivo della Corte Internazionale di Giustizia dell’Aja:
“…Gli elementi e le informazioni portati a sua conoscenza non stabiliscono l’esistenza di alcun vincolo di sovranità territoriale fra il territorio del Sahara Occidentale da un lato e il regno del Marocco o l’insieme Mauritano dall’altro.
La Corte non ha, dunque, constatato l’esistenza di vincoli giuridici di natura tale da modificare l’applicazione della risoluzione 1514 (XV) dell’Assemblea Generale dell’ONU per quanto riguarda la decolonizzazione ed in particolare l’applicazione del principio dell’autodeterminazione grazie alla libera ed autentica espressione della volontà della popolazione del territorio”.17
Anche l’ONU, come già detto, ha riconosciuto che il Sahara Occidentale è una entità distrutta, in contrasto con quanto andava sostenendo il Marocco, cioè che questo territorio è formato da tribù nomadi del suo sceiccato che vagano dal Marocco alla Mauritania, partendo dal concetto che l’Islam è la religione comune delle popolazioni del Sahara e che queste sono da sempre soggette all’autorità spirituale e politica del sultano.
Il Marocco porta come tesi che fin dal 1975 era entrato in possesso delle due provincie del Sahara Occidentale, mettendosi d’accordo con il governo spagnolo.
Il Fronte Polisario, durante il suo congresso tenuto dal 25 al 31 agosto 1974, espresse i propri obiettivi politici con queste parole: “…lotteremo per l’ottenimento dell’indipendenza completa”.
In seguito viene proclamata la Repubblica Araba Sahrawi Democratica, il 27 febbraio 1976 a Tifariti, un villaggio situato presso il confine della Mauritania e vicino all’Algeria, ultimo avamposto del Sahara Occidentale.
A seguito delle dichiarazioni di Bihr Lahlou, il Consiglio Nazionale Sahrawi promulgava una Costituzione che attribuisce le funzioni dei supremi organi dello Stato al Comitato esecutivo del Fronte Polisario.18 Così è stato possibile organizzare e mantenere unita quella popolazione fuggita dopo l’invasione marocchina e che si era rifugiata al confine tra Algeria e Sahara Occidentale, attorno a Tindouf dove il governo Algerino aveva messo a disposizione un’area desertica del proprio territorio.
In questo deserto algerino, l’Hamada, tanto affascinante da vedere e tanto inospitale per chi deve viverci, è una terra desolata e priva di vegetazione, battuta dal vento, con un clima difficile per le fortissime escursioni termiche fra la notte e il giorno, tra l’inverno e l’estate, dove la vita è possibile solo per quello scarso cibo fornito per lo più dagli organismi umanitari internazionali.
Le tendopoli prefigurano una struttura statale; infatti sono costituite da barrios (dieci file di tende); quattro barrios formano una da’ira (provincia) e sei da’ira una wilaya (regione). In totale le wilaya sono quattro e riprendono, come le da’ira, i nomi di altrettanti centri abitativi del Sahara Occidentale: El Aioun (Laayoune in marocchino), Smara, Dakhla e Auserd.
In questo modo ogni tendopoli ha ricostruito almeno idealmente una parte del territorio: questo, per impedire alla popolazione di sentirsi profuga e di subire quello smembramento socio-culturale proprio dell’esilio. Sempre a tale scopo si è cercato in ogni modo di favorire la compattezza sociale, di mantenere in vita la memoria storica e allo stesso tempo di superare il tribalismo, per avere una integrazione nazionale di tipo moderno.
I Sahrawi del Tindouf non sono stati immobili, ma in questi anni con tenacia e coraggio sono riusciti a costruire un microcosmo che potrebbe essere l’embrione di un nuovo stato. Molto interessante è l’organizzazione amministrativa: esistono cinque Comitati popolari di base (Educazione, Sanità, Giustizia Artigianato e Rifornimenti); a gradi più bassi hanno la stessa struttura dei Ministeri facenti parte del Governo, che sono quelli sopra citati, a cui si aggiungono Interni, Esteri, Difesa. I Comitati eleggono il Consiglio Popolare a livello di da’ira, il cui presidente entra a far parte del Consiglio Superiore Popolare dell’ordine di wilaya. I congressi di questi due organismi decidono le linee operative e politiche di condotta, coadiuvati in ciò dai responsabili del Fronte Polisario.
IL FRONTE POLISARIO
Il Fronte Polisario è un movimento, costituitosi nel 1973, nato per combattere il colonialismo spagnolo, si è poi trovato ad organizzare la fuga della popolazione durante l’invasione degli eserciti marocchino e mauritano. Nel 1979, dopo il ritiro delle truppe della Mauritania, il Marocco invade l’intera regione.
L’istanza politica del popolo sahrawi, con il suo Comitato Esecutivo, riveste notevole importanza perché è l’organo supremo di questo “Stato”.19 Ogni tre anni un congresso popolare generale elegge il Consiglio del Comitato della Rivoluzione che include il Comitato Esecutivo.
Il potere legislativo appartiene al Comitato Nazionale Sahrawi, il quale comprende i 25 membri dell’Ufficio Politico del Fronte Polisario e i 20 rappresentanti delle da’ira eletti dai Consigli Popolari.
LA RASD
La R.A.S.D. si definisce come “Stato africano, arabo e non allineato. Ha chiesto il riconoscimento internazionale ed è stata riconosciuta da circa 75 Stati in vari continenti; alcuni paesi industrializzati non hanno voluto correre il rischio di inimicarsi il Marocco, decidendo così di non affrontare il problema. L’Europa adesso è ufficialmente neutrale ma non si è opposta alle tesi del Polisario nelle istanze internazionali. La Francia, la Spagna, l’Italia e, in misura minore, il Belgio aiutano e sostengono il Marocco.
Finora ha trovato considerazione solamente nell'Organizzazione per l'Unità Africana ed in alcuni paesi del terzo mondo, in Europa solo la ex Jugoslavia aveva riconosciuto la R.A.S.D. Ora più che mai questo popolo ha bisogno dell'appoggio dell'opinione pubblica internazionale, dato che da molto tempo ha cessato le azioni militari e si è dichiarato pronto ad accettare un'amministrazione internazionale composta dall'O.N.U. e dall'O.U.A., chiedendo in cambio il ritiro dal territorio del Sahara Occidentale delle truppe dell'attuale re del Marocco. Tutto questo per poter fare il tanto sospirato referendum per l'autodeterminazione del popolo sahrawi. Essi sono rimasti l'ultimo stato colonizzato a non aver ancora potuto esercitare questo diritto.
La giustizia nella R.A.S.D. è costituita da tribunali primari: la Corte d’Appello e la Corte Suprema che dipendono dal Ministero della Giustizia; esistono anche i Comitati di Giustizia per le decisioni giuridiche e il controllo della loro corretta applicazione; una Corte per la Sicurezza dello Stato è designata dal Consiglio del Comando della Rivoluzione.
LA MINURSO
La forza di pace della MINURSO - Missione Internazionale delle Nazioni Unite per il Referendum nel Sahara Occidentale -, formata inizialmente da un contingente di 375 uominidi di cui 6 ufficiali italiani, “Osservatori internazionali”, il cui intervento era previsto dalla ris. 690 del 21.04.1991 del Consiglio di Sicurezza, ha iniziato il processo di smobilitazione nel 1996 dopo tanti anni di stallo e di continui rinvii per la data del referendum. Sembrava, da un rapporto dell’ONU (S/1997/742, 24.09.1997) che un accordo fosse stato raggiunto tra il Marocco e il Fronte Polisario, che avrebbe permesso la risoluzione delle difficoltà connesse con l’attuazione del referendum che, a tutt’oggi, non è avvenuto.
L’intento che si è preposto il popolo sahrawi è quello di potere un giorno avere riconoscimento come “popolo” e “nazione”.
ELENCO CRONOLOGICO DI AVVENIMENTI E ATTI UFFICIALI
20 novembre 1861 Primo trattato Marocco-Spagna.
6-10 novembre 1883 Congreso Español de Geografìa Colonial y Comercial.
26 dicembre 1884 Dichiarazione Protettorato spagnolo.
15 nov. 1884-26 febbr. 1885 Conferenza di Berlino. Divisione del Continente Africano e assegnazione del Sahara Occidentale come colonia alla Spagna.
6 aprile 1887 Decreto della Spagna che estendeva la sua giurisdizione.
28 novembre 1888 Accordo "Société Espagnole des Africanistes".
1957-1958 Repressione coloniale (ispano-francese). Operazione "Écouvillon- Ouragan". Provvedimento delle Cortes per dividere le due provincie (Rio de Oro e Saguia el Hamra).
14 dicembre 1960 Risoluzione n. 1514 (xv) dell'Assemblea Generale dell'ONU. Il Marocco non riconosce l'indipendenza della Mauritania.
1963 Guerra delle sabbie tra l'Algeria e il Marocco (Rivendicazione del Sud-Ovest algerino).
9 novembre 1965 Rivendicazioni del Marocco e della Mauritania.
16 dicembre 1965 Risoluzione n. 2972 (xx) dell'Assemblea Generale dell'ONU.
20 dicembre 1966 Risoluzione n. 2229 (xxi) dell'Assemblea Generale dell'ONU.
Gennaio 1968 Nasce il Movimento di Liberazione del Sahara (MLS), fondato da Mohammed Basiri (giornalista).
1968 Il Marocco riconosce la Mauritania
1970 Il Tercio spagnolo reprime la manifestazione del popolo sahrawi del 17 giugno.
14 dicembre 1970 Risoluzione n. 2711 (xxv) dell'Assemblea Generale dell'ONU.
1972 L'OUA (Organizzazione per l'Unità Africana) approva gli appelli dell'ONU in favore del referendum di autodeterminazione (Ris: 272).
14 dicembre 1972 Risoluzione n. 2983 (xxvii) dell'Assemblea Generale dell'ONU.
10 maggio 1973 Nasce il Fronte Polisario (Fronte Popolare per la Liberazione del Saguia el Hamra e Rio de Oro).
Risoluzione n. 3162 (xxviii) dell'Assemblea Generale dell'ONU.
4 luglio 1974 Primo Statuto di Autonomia e Territorio, approvato dall'Amministrazione spagnola. Censimento da parte degli spagnoli che individua 74.000 elettori per il referendum.
13 dicembre 1974: Risoluzione n. 3292 (xxix) dell'Assemblea Generale dell'ONU (fu chiesto un parere alla Corte Internazionale di Giustizia dell'Aja sullo status giuridico).
16 gennaio 1975 La Spagna rinvia il referendum.
10 ottobre 1975 Rapporto della missione ONU sul Sahara spagnolo.
16 ottobre 1975 Parere consultivo della Corte Internazionale di Giustizia dell'Aja.
Hassan II annuncia una "marcia verde" di 350.000 volontari, che avviene tra il 24 ottobre e il 5 novembre.
20 novembre 1975 Muore il generale Franco.
10 dicembre 1975 Risoluzione n. 3458 (xxx) A e B dell'Assemblea Generale dell'ONU (riafferma il diritto inalienabile del popolo del Sahara Occidentale all'autodeterminazione).
1975 Risoluzione n. 380. Il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite richiede il ritiro di partecipanti alla "marcia verde".
1976 La Spagna si ritira definitivamente dal Sahara Occidentale il 26 febbraio.
27 febbraio 1976 Creazione della Repubblica Araba Sahrawi Democratica (R.A.S.D.) da parte del Fronte Polisario.
Presidente: Mohammed Abdelaziz; Primo Ministro: Mahfoud Alì Beiba. La R.A.S.D. è uno stato di orientamento socialista e di religione islamica.
6 marzo 1976 Arrivano i primi riconoscimenti internazionali della R.A.S.D., fra cui quello dell'Algeria e conseguente rottura diplomatica tra Algeri e Rabat.
1977 Attacchi militari da più parti.
1978 Colpo militare in Mauritania il 10 luglio.
12 luglio 1978 Cessate il fuoco tra il Fronte Polisario e la Mauritania.
13 dicembre 1978 Risoluzione n. 33/31 A dell'Assemblea Generale dell'ONU.
Gennaio 1979 Fine della guerriglia e debutto della guerra.
5 agosto 1979 Accordo di pace fra Mauritania e Fronte Polisario.
11 novembre 1979 Il Tribunale Permanente dei Popoli pronuncia il suo parere ribadendo con energia il diritto all'autodeterminazione dei Sahrawi, dichiarando legittima la lotta del Fronte Polisario.
4 dicembre 1979 Risoluzione n. 34/37 dell'Assemblea Generale dell'ONU. Riconosce il Fronte Polisario quale rappresentante del popolo sahrawi.
11 novembre 1980 La Risoluzione n. 35/19 dell'Assemblea Generale dell'ONU chiede al Marocco di intraprendere negoziati con il Fronte Polisario.
26 giugno 1981 Il Marcco accetta il principio del referendum di autodeterminazione con cui i Sahrawi potranno scegliere fra l'indipendenza e l'integrazione.
24 novembre 1981 Risoluzione n. 36/46 dell'Assemblea Generale dell'ONU.
1982 Il Consiglio ministeriale dell'O.U.A. prende posizione. Art. 4 e art. 28 statuto O.U.A. Il 23 novembre l'A.G. dell'ONU riafferma il diritto al referendum.
7 dicembre 1983 Risoluzione n. 38/40 dell'Assemblea Generale dell'ONU.
13 novembre 1984 La R.A.S.D. è ammessa come membro effettivo nell'O.U.A. e il Marocco si ritira.
2 dicembre 1985 Risoluzione n. 40/50 dell'Assemblea Generale dell'ONU (conferma di procedere a consultazioni).
1988 Risoluzione n. 261 del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite.
4 gennaio 1989 Re Hassan riceve a Marrakech una delegazione del Fronte Polisario.
27 giugno 1990 Piano di pace. Risoluzione n. 658.
29 aprile 1991 Sicurezza delle Nazioni Unite. Approva il rapporto definitivo del Segretario dell'ONU e crea la MINURSO.
17 giugno 1991 8° Congresso del Fronte Polisario che definisce l'organizzazione dello stato sahrawi e adotta un processo di Costituzione "Democratica e Pluralistica".
4 settembre 1991 Entra in vigore il cessate il fuoco. E' dispiegata la MINURSO nel Sahara Occidentale.
17 giugno 1992 Il Fronte Polisario annuncia a New York di essere disposto a negoziare sulla composizione del corpo elettorale. Il Marocco rifiuta.
8 settembre 1992 Hassan II annuncia di voler convertire il Sahara Occidentale in una regione marocchina senza tener conto del processo di autodeterminazione del territorio stabilito dagli organi internazionali.
Febbraio-marzo 1993 Risoluzione n. 809 del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite. Conferma le Risoluzioni n. 611 (1988), 609 (1991), 725 (1991).
10 febbraio 1994 Risoluzione n. 907/1994 del Parlamento Europeo.
10 marzo 1994 Rapporto del Segretario Generale delle Nazioni Unite.
30 giugno 1995 Risoluzione del Consiglio di Sicurezza dell'ONU che riafferma la volontà di organizzare il referendum.
19 - 26 agosto 1995 XI Congresso del Fronte Polisario. Si decide di concedere ulteriore fiducia al piano di pace dell'ONU. Il Malawi e il Sudafrica riconoscono la R.A.S.D.
1996 Boutros Ghali interrompe l'organizzazione del Referendum e propone di avviare una nuova soluzione politica del conflitto.
Marzo 1997 Kofi Annan, nuovo Segretario Generale dell'ONU, designa come inviato personale per il Sahara Occidentale l'ex-Segretario di Stato USA James Baker.
Giugno 1997 Cominciano i colloqui diretti tra il Fronte Polisario e il Marocco, con la mediazione di James Baker.
Settembre 1997 Il Fronte Polisario e il Marocco firmano a Houston un accordo per riprendere l'identificazione dei votanti e per attuare il referendum.
Dicembre 1997 Ripartono le operazioni di identificazione.
Agosto 1998 Le operazioni di identificazione vengono bloccate per problemi procedurali.
Novembre 1998 Inviati dell'ONU incontrano i leader del Fronte Polisario per riavviare il processo di identificazione. Il Fronte accetta la proposta, ma il Marocco prende tempo.
22 marzo 1999 Il Consiglio di Sicurezza chiede al Segretario Generale dell'ONU di continuare gli sforzi per l'attuazione dell'accordo.
12 maggio 1999 Il Marocco annuncia di voler accettare le proposte ONU.
Giugno-agosto 1999 Il Senato e il Congresso statunitensi chiedono la rapida organizzazione del referendum.
2 febbraio 2000 Nasce il Consiglio Consultivo saharawi.
16 marzo 2000 Il Parlamento Europeo riafferma il diritto del popolo saharawi all'autodeterminazione.
5 maggio 2000 La commissione di identificazione dell'ONU annuncia di aver terminato il processo di identificazione. Ma il Marocco ha già presentato un numero impressionante di ricorsi.
Maggio 2000 A Londra si svolgono nuove negoziazioni tra il Fronte Polisario e il Marocco. Nessun progresso, perché il Marocco pone nuovi ostacoli al Referendum.
30 luglio 2000 Mozione di centodieci parlamentari italiani a favore del Referendum.
6 ottobre 2000 Una risoluzione ONU chiede a Marocco e Fronte Polisario una “collaborazione completa".
20 ottobre 2000 Il Consiglio di Sicurezza ONU dedica una riunione speciale al Sahara Occidentale per cercare di sbloccare il Referendum.
29 agosto 2001 La prima conferenza europea delle città solidali con il popolo saharawi chiede che l'ONU organizzi il referendum.
Ottobre 2001 L'ONU e il Parlamento Europeo riconfermano il proprio appoggio alla decolonizzazione del Sahara Occidentale.
17 febbraio 2002 Il Congresso degli Stati Uniti chiede al Presidente Bush che organizzi il referendum nel Sahara Occidentale.
21 febbraio 2002 Il Segretario Generale dell'ONU conferma la validità del Piano di Pace.
28 giugno 2003 Il Consiglio degli USA per i Rifugiati chiede all'amministrazione Bush di lavorare per una "soluzione duratura" del conflitto in Sahara Occidentale.
31 luglio 2003 Risoluzione del Consiglio di Sicurezza ONU 1495/2003: si chiede la prosecuzione del Piano di Pace, la liberazione dei prigionieri marocchini da parte dei Saharawi e la proroga del mandato MINURSO.
30 ottobre 2003 Il portavece del Dipartimento di Stato dichiara che gli Stati Uniti appoggiano il piano per l'autodeterminazione del popolo saharawi.
8 febbraio 2004 Il Consiglio dei Ministri saharawi designa il 18 giugno come giornata nazionale dei desaparecidos.
29 aprile 2004 Il Consiglio di Sicurezza dell'ONU (Risoluzione 1541/2004) riafferma all'unanimità l'appoggio al piano di pace per l'autodeterminazione del popolo saharawi.
28 ottobre 2004 Il Consiglio di Sicurezza riafferma la volontà di perseguire una "giusta soluzione" che "permetta l'autodeterminazione del popolo del Sahara Occidentale".
23 novembre 2004 Il Consiglio d'Europa adotta la risoluzione 1408/2004: Pieno appoggio alla risoluzione 1541/2004 del Consiglio di Sicurezza ONU.
29 dicembre 2004 Il Fronte Polisario respinge "ogni intento di violare il diritto del popolo saharawi" all'autodeterminazione e all'indipendenza.
28 aprile 2005 Il Consiglio di Sicurezza ONU riafferma il diritto inalienabile del popolo saharawi all'autodeterminazione (Risoluzione 1598/2005).
15 settembre 2005 Secondo il Presidente del Parlamento Europeo, il Piano Baker è “l'unico piano riconosciuto a livello internazionale".
18 novembre 2005 Il Congresso USA afferma: "Ottenere un "sì" per risolvere il conflitto di 30 anni per lo Statuto del Sahara Occidentale".
5 gennaio 2006 Il Fronte Polisario afferma: "L'ONU deve preservare le risorse naturali del Sahara Occidentale"
22 gennaio 2006 L'Unione Africana (UA) esprime preoccupazione sul "blocco continuo del processo di pace in Sahara Occidentale".
Aprile 2007 Il Marocco propone il proprio piano per il Sahara Occidentale: solo autonomia, niente indipendenza.
Febbraio 2008 I colloqui di pace tra Marocco e Fronte Polisario, sotto l'egida dell'ONU, portano di nuovo a un nulla di fatto.
Luglio 2008 Zapatero regala navi e aerei ai Paesi africani per 'bloccare' l'immigrazione. Amnesty International teme un utilizzo illecito di queste armi, contro i profughi inermi.
Maggio 2009 Giovane saharawi ferito da una mina antiuomo nel percorso di una catena umana di circa 2.500 persone davanti al muro militare marocchino.
Maggio 2009 Deputati Usa chiedono a Obama un impegno per il Sahara Occidentale: si teme che l'occupazione del Marocco spinga i saharawi verso il fondamentalismo islamico.
Settembre 2009 Denuncia dell'Onu: 'La comunità internazionale ha dimenticato i saharawi'.
Novembre/dicembre 2009 Protesta non violenta di Aminetu Haidar, per ottenere la cittadinanza sahrawi. Dopo trentadue giorni di sciopero della fame presso l'aeroporto di Lanzarote nell'arcipelago delle Canarie, l'attivista sahrawi è stata riaccompagnata a casa.
Gennaio 2010 Il sovrano del Marocco, Mohammed VI, trasferisce una parte delle competenze centrali al governo autonomo del Sahara Occidentale. Proteste del Fronte Polisario, che chiede l'indipendenza, non la limitata autonomia proposta da Rabat.
Febbraio 2010 Colloqui informali negli Usa, con l'egida dell'Onu, tra sahrawi e Marocco, ma le parti restano distanti.
Ottobre 2010 Esercito uccide un militante sahrawi di 14 anni, Nayem El-Gareh.
Novembre 2010 Scontri e violenze nella periferia di Laayoune, in seguito allo smantellamento del campo profughi di Gdeim Izik. La polizia riferisce della morte di alcuni agenti; versione che contrasta con quella del Fronte Polisario che accusa diciannove morti, 723 feriti e 159 scomparsi tra i civili sahrawi.
Novembre 2010 Giornalisti internazionali sono stati bloccati all'aeroporto di Casablanca ed è stato loro impedito di raggiungere Laayoune.
OSSERVAZIONICONCLUSIVE
Sono passati trent’anni, con grande difficoltà e sacrifici, sia per i sahrawi nel loro territorio che per i profughi in Algeria. La situazione è ferma al 6 settembre 1991 con la tregua promossa dall’ONU - un piano di pace per garantire i preparativi del referendum che doveva avvenire entro il 26 gennaio 1992.
In questi ultimi anni, il Sahara Occidentale, come tutti i paesi africani, ha subito un processo di trasmigrazione socio-economico tanto veloce quanto contraddittorio, che ha modificato tutto un sistema esistenziale di quei popoli da sempre abitanti del Sahara svolgendo vita nomade e contentandosi di ciò che poteva offrire la natura di un simile territorio.
Dopo secoli di adattamento a uno degli ambienti più inospitali, il popolo del deserto si trova oggi di fronte a situazioni che segneranno inevitabilmente il suo destino negli anni a venire. L'epoca dell'indipendenza politica delle tribù, delle grandi migrazioni è tramontata. È finita l'epoca nella quale l'esistenza nomade dava la fisionomia di una terra come il Sahara.
In occasione di alcuni dei miei viaggi nel territorio del Sahara Occidentale, mi sono così resa conto, parlando anche con la gente del luogo, che le ripetute trasformazioni hanno mutato sostanzialmente e in maniera irreversibile un intero contesto di civiltà precedente.
La diversa organizzazione socio-economica, le sue nuove priorità quali, ad esempio, lo sfruttamento minerario, l'urbanizzazione, l'arrivo di nuovi beni di consumo hanno creato bisogni economici e sociali che prima non esistevano, contrapponendo il più delle volte nuovi modelli ai vecchi.
Attilio Gaudio20, da sempre parla di New Deal sahariano, della “sedentarizzazione dei nomadi" accompagnata dal miglioramento delle condizioni di vita individuali e collettive, "senza modificarne lo spirito atavico e l'amore per la libertà, ricordando i pastori guerrieri Reguibat, passati in un arco di tempo relativamente breve - circa dieci anni - dalla tenda beduina al computer e dal cammello al fuoristrada ... sulle terrazze delle case assegnate dallo Stato ai neo-cittadini spuntano le antenne della televisione". Quanto detto è già superato e la situazione si modifica continuamente a seconda delle scelte politiche e degli investimenti economici della popolazione sahrawi in loco. Tuttavia la mutata condizione non ha comportato, da parte della popolazione sahrawi dell’ex Sahara Occidentale spagnolo, una integrazione totale, tanto è vero che questa gente si è spesso autorelegata in una posizione di marginalità conseguente al rifiuto di accettare il governo centrale marocchino, che punta proprio su Smara, come "biglietto da visita" da presentare "alle Nazioni Unite e all'Africa per introdurre", appunto, "il discorso dei New Deal sahariano".21
Possiamo quindi capire non solo la diffusione dell'integralismo religioso, ma egualmente i fenomeni di emigrazione/immigrazione nonché di conflittualità etniche un tempo insospettabili, così come in gran parte del mondo, riconducibili alla contrapposizione di interessi che rischiano di creare dappertutto un "Nord" e un "Sud".
Interessante quello che avviene nei campi profughi, le cui novità più rilevanti sono nuove forme di organizzazione sociale, non più fondate su rapporti tribali ma egualitarie tra famiglie che convivono nella stessa comunità, sebbene provenienti da zone diverse. Agli antichi legami si è sostituito un funzionamento più democratico, dove prevale una forma di associazione diretta da membri della comunità stessa ed eletti non in base a criteri di gerarchla tradizionale (tribali), ma di qualità che permettono lo sviluppo di nuovi legami sociali (dedizione verso la comunità), in cui la solidarietà riveste un ruolo preminente: le famiglie bisognose sono le prime a beneficiare delle iniziative intraprese.
A parte gli interessi che determinano queste scelte nelle relazioni internazionali, il Sahara Occidentale è attualmente inesistente, perché da parte dell'Organizzazione per l'Unità Africana manca la volontà di passare da una condanna verbale a un'azione decisa contro il Marocco, considerato elemento di stabilità dell'ordine internazionale dominante nell'area regionale; quindi al Marocco "spetta" momentaneamente lo sfruttamento del suolo e alla popolazione sahrawi resta l'amarezza dell'attesa nell'esilio. Occorre altresì constatare che nella fase attuale le due parti in questione, il Marocco e la RASD, che si contendono il Sahara Occidentale, tengono volutamente aperto il problema, demandando qualsiasi decisione all'Assemblea Generale dell'ONU, in quanto ogni atto di guerra ha già dimostralo di essere inefficace, evidenziando così il tentativo dell'occupante, che considera l'area “terra nullius” e attua una politica subdola di aiuti economici, per ottenere il riconoscimento giuridico e politico da parte dell'ONU, il che non era riuscito con la guerra.
Estremamente importante al fine di risolvere il contenzioso sarebbe l'attuazione dell'auspicato referendum sotto la bandiera della legalità internazionale, espressa attraverso la risoluzione dell'ONU, per una pace definitiva.
Benché abbia cercato di evidenziare i processi di trasformazione avvenuti nell'ex Sahara Spagnolo, il mio lavoro non è approdato ad una conclusione, non solo perché i processi di cambiamento sono ancora in atto, ma perché gli interrogativi aperti non sono facili da risolvere.
Certamente, il rientro e l'integrazione di circa 200.000 profughi che si sono autoesiliati, mantenendo intatti, da un lato, i valori sociali e culturali e migliorando, dall'altro, le loro capacità grazie all'istruzione, potrebbe essere fonte di contraddizione all'interno della nuova società che durante questi ultimi trent’anni si è andata creando nei territori occupati: sarà forse questa la causa del continuo rinvio di una soluzione politica da parte del Marocco.
Dopo aver boicottato in tutti i modi lo svolgimento del referendum (grazie anche all'appoggio di paesi europei, in particolare della Francia) il Marocco voleva creare una provincia "autonoma" del Sahara Occidentale all'interno del suo Regno. La disapprovazione del Fronte Polisario fu immediata, mentre l'ONU e i maggiori paesi occidentali sembravano appoggiare tale soluzione, che però venne sospesa e la MINURSO continuò ad essere presente nel Sahara Occidentale. Ora, dopo molte proposte e risoluzioni da parte delle Nazioni Unite, mai applicate dal Marocco, James Beker, inviato personale del Segretario Generale Kofi Annan per il Sahara Occidentale, sta promuovendo da febbraio un piano di pace per l'autodeterminazione del popolo Saharawi. Il piano in corso è stato approvato all'unanimità il 30 luglio 2003 con la risoluzione 1495, accettato dal Fronte Polisario, dall'Algeria e dalla Mauritania come paesi confinanti, e promosso dalla Spagna la quale lo ha fatto adottare nel suo periodo di presidenza del consiglio di sicurezza. Naturalmente il Marocco ha rifiutato anche questa proposta. Kofi Annan nel rapporto del mese di ottobre ha chiesto chiaramente al Marocco di accettare e applicare il piano Beker 2 e gli ha dato tempo fino al 31 dicembre per dare una risposta; anche la missione MINURSO e stata prorogata fino alla stessa data. Il piano prevede il ritorno immediato dei rifugiati nel Sahara Occidentale, la elezione di un parlamento e di un presidente Saharawi; al voto potranno partecipare solo i 78.000 Saharawi censiti dalla missione MINURSO. In seguito scatterà un periodo di quattro o cinque anni in cui il governo Saharawi gestirà l'amministrazione del territorio insieme al Marocco con le seguenti competenze: al Marocco spetterebbe la difesa (ma dovrebbe ridurre le sue truppe da 150.000 a 65.000 soldati) e gli affari esteri, con la condizione che in tutti i negoziati internazionali che riguardano il Sahara Occidentale sia presente anche una rappresentanza del governo Saharawi. Al Fronte Polisario competerà tutto il resto e cioè: economia, trasporto, sanità, educazione, infrastrutture ma soprattutto giustizia e ordine interno. Dopo un periodo di quattro-cinque anni di gestione congiunta del territorio, le Nazioni Unite organizzeranno il referendum di autodeterminazione per sancire lo stato finale del paese, gli elettori saranno chiamati a scegliere tra l'indipendenza, l'integrazione al Marocco o lo stato speciale cosi come attuato, negli ultimi anni. I caschi blu dell'ONU, naturalmente, dovranno essere presenti nel Sahara Occidentale per garantire per tutto il periodo necessario il regolare svolgimento del piano Beker 2.
Siamo nel 2010 e tutto è ancora irrisolto: le recenti violenze a Laayoune dimostrano come una soluzione sia ancora lontana. E, di fronte alle vessazioni subite dalla popolazione e dopo le espulsioni di fotografi e giornalisti, il problema dell’autodeterminazione del popolo Saharawi rimane una ferita aperta e sempre più dolorosa.
RISOLUZIONIEATTI DEL CONSIGLIO DI SICUREZZA
RISOLUZIONE 1541 DEL CONSIGLIO DI SICUREZZA:
Consiglio di sicurezza CS/2670 (4957ma seduta – mattino)
IL CONSIGLIO DI SICUREZZA PROROGA IL MANDATO DELLA MISSIONE FINO AL
31 OTTOBRE 2004
Il Consiglio di sicurezza, riaffermando il suo sostegno al Piano di pace per l'autodeterminazione del Sahara occidentale, ha deciso di prorogare il mandato della Missione delle Nazioni Unite per l'organizzazione del referendum al Sahara occidentale (MINURSO) fino al 31 ottobre 2004. Per la risoluzione 1541 (2004) adottata questa mattina all'unanimità, il Consiglio ha affermato nuovamente il suo energico sostegno a favore degli sforzi del Segretario generale e del suo inviato personale per giungere ad una soluzione reciprocamente accettabile della controversia.
Il Consiglio ha ugualmente richiesto a tutte le parti e agli Stati della regione di cooperare pienamente con il Segretario generale ed il suo Inviato personale. Ha pregato il Segretario generale di presentargli prima della fine del mandato della Missione un rapporto sulla situazione che contenga in particolar modo una valutazione sulla dimensione che dovrà avere la MINURSO per portare a buon fine i compiti che le sono stati affidati, in vista di abbassarne eventualmente gli obiettivi.
Al 19 aprile 2004 la componente militare della Missione contava 232 persone.
Il Consiglio si è servito, per l'esame della questione, di un rapporto del Segretario generale.
SITUAZIONE RELATIVA AL SAHARA OCCIDENTALE
Risoluzione (S/2004/330)
Il Consiglio di sicurezza,
Richiamando tutte le risoluzioni precedenti sul Sahara occidentale e riaffermando, in particolare, la sua risoluzione 1945 (2003) del 31 luglio 2003.
Riaffermando la sua volontà di aiutare le parti per arrivare ad un conclusione politica equa, duratura e reciprocamente accettabile che permetta l'autodeterminazione del popolo del Sahara occidentale nel quadro di disposizioni conformi agli obiettivi ed ai principi enunciati dalla Carta delle Nazioni Unite, e osservando il ruolo e le responsabilità delle parti a questo riguardo,
Avendo esaminato il rapporto del Segretario generale in data 23 aprile 2004 (S/2004/325),
1. Riafferma il suo sostegno al Piano di pace per l'autodeterminazione del popolo del Sahara occidentale, che costituisce una soluzione politica ottimale poggiante su un accordo tra le due parti;
2. Riafferma ugualmente il suo sostegno energico in favore degli sforzi del Segretario generale e del suo Inviato personale per divenire ad una soluzione politica reciprocamente accettabile della controversia al riguardo del Sahara occidentale;
3. Demanda a tutte le parti agli Stati della regione di cooperare completamente con il Segretario generale e il suo Inviato personale;
4. Decide di prorogare il mandato della Missione delle Nazioni Unite per l'organizzazione di un referendum al Sahara occidentale (MINURSO) fino al 31 ottobre 2004;
5. Prega il Segretario generale di presentargli prima della fine del mandato della Missione un rapporto sulla situazione che contenga in particolare una valutazione della dimensione che dovrà avere la MINURSO per condurre a termine gli obiettivi che le sono stati affidati, in vista di diminuire eventualmente gli effettivi;
6. Decide di rimaner bloccato sulla questione.
COMUNICATO STAMPA DI MOHAMED BEISSAT
AMBASCIATORE DELLA RASD AD ALGERI
Il Fronte POLISARIO ed il governo della RASD esprimono la loro piena soddisfazione in seguito all'adozione , questo 29 aprile 2004, dal Consiglio di sicurezza, della risoluzione 1541 sul Sahara occidentale.
Con questa risoluzione, il Consiglio riafferma, come chiesto dal Segretario generale delle Nazioni Unite nel suo rapporto del 23 aprile 2004, il suo sostegno al Piano di pace per l'autodeterminazione del popolo del Sahara occidentale quale "migliore soluzione” per mettere fine al conflitto di decolonizzazione del Sahara occidentale.
Questa risoluzione reitera l'attaccamento del Consiglio di sicurezza al rispetto del principio dell'autodeterminazione quale unica base della soluzione del conflitto del Sahara occidentale e riflette, una volta di più, il consenso della comunità internazionale che continua a rigettare il fatto compiuto coloniale marocchino e i suoi tentativi di diversione.
Il Fronte POLISARIO ed il Governo della Repubblica Araba Saharawi Democratica apprezzano altamente questo consenso internazionale verso la giustezza della nostra causa nazionale ed afferra l'opportunità per manifestare la loro completa disponibilità di cooperare in maniera sincera e costruttiva per la rigida ed integrale applicazione del Piano di pace mirante a permettere al popolo saharawi di esercitare i suoi diritti legittimi ed inalienabili per l'autodeterminazione e l'indipendenza.
Il Fronte POLISARIO ed il Governo della RASD lanciano un appello al Marocco perché risponda positivamente a questo consenso internazionale in favore di una pace giusta, definitiva e conforme ai diritti invece di compiacersi nell'intransigenza e la fuga in avanti.
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