È sulle prime pagine di tutti i giornali la proposta-shock di Silvio Berlusconi: restituire i soldi dell’IMU agli italiani, anche in contanti, se il suo partito vincerà alle prossime elezioni. A parte gli inevitabili cori di giubilo provenienti da certe sponde, a parte le accuse di tentata corruzione che arrivano da altre, la proposta dell’ex-Presidente del Consiglio costringe a una riflessione se non altro sulle motivazioni che potrebbero spingere a votarlo. Questa campana contro le tasse non è infatti una novità, per il Cavaliere: è anzi un ritornello che viene ripetuto da almeno dieci anni a questa parte – e che, poi, queste promesse siano state realmente rispettate, è altro discorso ancora. Fermandoci piuttosto a esaminare le prospettive futuribili stimolate da questa proposta, non possiamo far altro che immaginare un’Italia più felice, meno tassata, o forse una spugna da strizzare finché non ne saranno uscite le ultime gocce. Si parla di fuga di cervelli, ma tra quanto si inizierà a parlare anche di fuga degli italiani? Fino a che punto il nostro sarà ancora un paese appetibile, se continuerà a comportarsi come il ricco in bancarotta che profonde doni che non può comprare, per comprarsi piuttosto la stima e la fiducia dei suoi sottoposti? Il dubbio ci pone di fronte a una semplice alternativa: o si vota Berlusconi perché non si ha coscienza che il riccone di prima (l’Italia) sta sempre più precipitando verso la bancarotta, o lo si vota perché se ne ha coscienza, e si vuole spremere quanto ancora possibile quel riccone (l’Italia, sempre…), preparando intanto i bagagli – con un bel gruzzoletto, semmai, nascosto nella tasca interna.
Per DEApress, Simone Rebora
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