Fakhra Younas è diversa dalle altre, perché è stata uccisa due volte: prima nel fisico e poi nella psiche. La prima volta perchè suo marito le ha rovinato il viso con l'acido mettendo in pericolo la sua vita, e la seconda volta è stata uccisa da se stessa, poichè ha rifiutato di vivere in "sofferenza".
Fakhra abitava in Pakistan, ed era una famosa danzatrice. Fu sfregiata dal marito geloso e i danni cutanei la stavano portando alla morte. Venne portata in Italia d'urgenza per essere salvata e dovette subire 39 interventi per ricostruire la pelle e per recuperare le altre funzionalità del corpo rimaste compromesse. Rimase cieca da un occhio, perse l’uso di un braccio e la masticazione fu compromessa.
Grazie alla solidarietà ricevuta riuscì a vivere e diventò scrittrice, per dare voce a tutte le donne del mondo "senza volto". Ma le sue sofferenze continuarono, e il 17 marzo del 2012 decise di uccidersi lanciandosi dal VI piano di una casa alla periferia di Roma.
Così si apre il libro "Il volto cancellato" che racconta la sua triste storia: "Faceva un caldo terribile quella mattina di maggio a Karachi. Improvvisamente sentii un caldo come non avevo mai provato. E non vedevo più, non riuscivo ad aprire gli occhi che mi si erano tremendamente gonfiati. Mi rendevo conto che era successo qualcosa di terribile, ma non sapevo che quello che aveva sciolto i miei vestiti e che ora mi stava mangiando il viso, il petto, le braccia era l’acido”.
Cosa aveva fatto scatenare la violenza di lui? Un giorno Fakhra decide di chiedere il divorzio e abortisce il figlio che portava in grembo, perchè stanca di subire violenza. Una mattina, mentre dorme, suo marito, colui che diceva di amarla più di ogni altra cosa al mondo, senza un briciolo di umanità le versa addosso un bicchiere di acido .
“Mi si era avvicinato e mi aveva afferrato la testa: credevo che mi volesse far bere qualcosa, invece mi versò sulla faccia dell’acqua. Quella che credevo fosse acqua, perché all’ inizio non faceva male”.
La sua storia è simile a quella di migliaia di donne e spesso anche bambine che in Asia -Bangladesh, Pakistan, Nepal, Afganistan - e anche in alcune zone dell’Africa, patiscono la stessa violenza.Tutto ciò può avvenire anche per futilissimi motivi: ad esempio se rifiutano di fidanzarsi o sposarsi con un pretendente, o magari perché la loro dote non è considerata sufficiente dalla famiglia del marito, per gelosia, perchè vogliono studiare o semplicemente perchè vogiono essere considerate degli esseri umani. Le vittime, per proteggersi, portano le mani al volto compromettendolo e spesso muoiono mentre vengono trasportate in ospedale, mentre, se sopravvivono, devono affrontare il dolore fisico e soprattutto quello psicologico.
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