Lui venderà le croci --- di Beatrice Bausi Busi
Lui venderà le croci, magari.
Penso davvero che potrebbe chiederlo, addirittura imporlo, dopo quello che ha avuto il coraggio di fare quando fu eletto Cardinale: bloccare la raccolta dei fondi fatta dai fedeli che volevano andare a vederlo in quel solennissimo momento e indirizzare quel denaro ai poveri e ai bisognosi veri. Messaggi dati dal “fare” e non dal “dire”, fra i quali com’è noto spesso ci sono OCEANI e non solo mari.
Lui s’è scelto un certo nome. Nome proprio ch’è per la Chiesa attuale monito e macigno, nome-fardello mai scelto, mai usato, quello del “poverello d’Assisi”, colui che rinunciò alla casa, alle proprietà e alle ricchezze del padre terreno, alla caccia e ai tornei, agli abiti di broccato e velluto e al cibo immancabile anzi abbondante, a giochi, lussi, privilegi per vestire un saio cinto da un cordone e che non temette d’andare con un pugno di confratelli scalzi, laceri e sporchi dal lunghissimo cammino a inginocchiarsi dinanzi ad un Pontefice per chiedere di approvare una regola nuova, di un ordine che ristabilisse decoro, dignità e sacralità attraverso la Povertà, l’Umiltà e il Servizio.
Parole che lentamente stanno facendosi di nuovo strada perché gli animi sono ulcerati ed esacerbati, e se solo pochi anni fa non era ancora il tempo giusto per farsi ascoltare adesso lo è; sono necessari sì Amore e Fiducia reciproci ma pure rigore, serietà e reale devozione verso l’Altissimo ma anche verso l’altro, il compagno di percorso sconosciuto che ci affianca.
E credo che l’uomo Jorge Mario, che salito al trono indicibile di Pietro ha scelto il nome di Francesco, potrebbe davvero ravvisare nel momento attuale quello giusto per smontare e rivendere a pro di chi soffre e non ha neppure lo stretto indispensabile i milioni di croci preziose ch’esistono in giro per il mondo e nel seno - anzi sui petti - dei rappresentanti di Santa Madre Chiesa; un petto che talvolta non nutre più d’un latte nutriente i suoi pargoli, la sua diffusa schiera di figli, ma nutre in sé serpi, oppure affanni relativi a cose troppo terrene e poco spirituali.
Penso che potrebbe farle fotografare, a memoria e rispetto di doni costati sacrifici, e per rispetto e memoria di lavori e capolavori di manualità artigiana; ma che in esse - con lo sguardo franco, determinato che emerge penetrante dietro la dolcezza e la mitezza che il volto e la voce esprimono - andando ben oltre il simbolo veda “solo” il metallo e le pietre, preziosi certo, e che appunto per questo possono rendere addirittura la vita a moltissimi di coloro che tali meravigliosi prodotti di arte orafa li hanno solo ammirati da lontano attraverso i filmati, le riviste patinate o la tivù.
Cliccando WIKIPEDIA a “Nomen omen” si riporta: "il nome è un presagio", "un nome un destino", "il destino nel nome", "di nome e di fatto"....Bè, allora la prima impressione forse non m’ha ingannato: dal latino tardo medievale Franka ovvero appartenente alla gente germanica franca, poi passato ad indicare i francesi, deriva Franziscus e poi Francesco: col significato di uomo libero. Ho scorto dietro al candore il fuoco, visto che per alcuni la libertà non è utopia ma anelito vitale, esigenza insopprimibile di chiarezza, e non vi sono catene fatte di cerimoniali rigorosi o remore che tengano. Per vivere con essa e per trasmetterne l’urgenza primaria che gli arde in petto è lecito appunto essere franchi, schietti, talora insopportabili. Credo che Papa Francesco non sarà uno che le cose da dire le manderà al destinatario per vie tortuose o per interposta persona, credo possegga la capacità mentale di spaziare in molti campi e che molti - tra i “talenti” che a lui come ad ognuno di noi sono stati dati - spiazzeranno e faranno discutere. Immagino non gli difetti la facilità di parola, né la comunicativa, né la forza che un reale sacro fuoco interiore già fa trasparire. Né che gli manchino fini capacità strategiche.
Ma credo anche (in maniera chissà… forse empatica, intuitiva, chiamatelo come volete) che se l’aspro territorio astigiano ancora gli scorre nelle vene, se l’italianità piemontese gli è cara così come il “sangre caliente” dei latino americani dovuto alla nascita e alla crescita nella da sempre tormentata Argentina, se reale vocazione è la sua, “chiamata” dopo studi scientifici e percorsi ben meditati, se impegno per la vita l’effettivo prodigarsi in questi decenni a favore dei poveri e i miseri - come parrebbe dalle prime chiacchierate discorsive ad uso del mondo affamato di pane e gossip in cui viviamo - ecco che l’ex Cardinal Bergoglio forse potrà passare alla storia come il Papa che venderà le croci, ma non svenderà MAI il Crocefisso, Colui che da quel simbolo fatto di due assi perpendicolari parla ai cuori con immani silenzi.
Per chi ha orecchie interiori attente ad intendere, silenzi devastanti più di miliardi di vocaboli pronunciati in qualunque linguaggio del Mondo.
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