E' terminata ieri presso la Fortezza da Basso la decima edizione di Terra Futura, la manifestazione sulle buone pratiche di vita che per tre giorni ha attirato numerosi visitatori. Tante le proposte, le iniziative, i progetti presentati. Le voci e le tematiche che si sono sollevate. Le cause che si sono combattute.
Mescolandomi con la miriade di persone arrivata alla rassegna e girovagando in lungo e in largo per i tanti stand allestiti non posso fare a meno di notare come il mondo dell'Arte sia stato parte integrante di Terra Futura.
Decido di andare alla scoperta dell'arte nascosta. In un angolo, vedo un uomo di colore circondato da borse colorate dipinte da lui stesso. Si chiama Luloloko e viene dal Congo. Mi fermo a parlare con lui. Gli chiedo di che materiali sono fatte. Dice che utilizza diversi materiali a seconda dell'uso che si deve fare della borsa, ora che non deve più accontentarsi di utilizzare quei pochi materiali che trovava vicino a lui come all'inizio della sua attività. Mi descrive i disegni dipinti da lui stesso sulle borse (che ti catapultano nella cultura e nei colori della sua Africa), come piccoli quadri, ognuna con un suo significato, ognuna richiama un ricordo, ognuna speciale a modo suo. La borsa, è il mezzo per far si che questo ricordo, e questo significato possano essere più accessibili ed essere portati sempre con sé.
Decido di andare alla scoperta dell'arte nascosta. In un angolo, vedo un uomo di colore circondato da borse colorate dipinte da lui stesso. Si chiama Luloloko e viene dal Congo. Mi fermo a parlare con lui. Gli chiedo di che materiali sono fatte. Dice che utilizza diversi materiali a seconda dell'uso che si deve fare della borsa, ora che non deve più accontentarsi di utilizzare quei pochi materiali che trovava vicino a lui come all'inizio della sua attività. Mi descrive i disegni dipinti da lui stesso sulle borse (che ti catapultano nella cultura e nei colori della sua Africa), come piccoli quadri, ognuna con un suo significato, ognuna richiama un ricordo, ognuna speciale a modo suo. La borsa, è il mezzo per far si che questo ricordo, e questo significato possano essere più accessibili ed essere portati sempre con sé.
Poco distante da lui c'è Milena Prestia, pittrice. Vedendo il suo stand salta subito all'attenzione quale è il suo tema e la sua fonte di ispirazione preferita: il mare, in tutte le sue forme e sfaccettature. Milena è di Siracusa. Il mare quindi è da sempre stato parte di lei. Lei sirena in un mare dipinto di blù ci ricorda l'importanza del rispetto delle acque. Del mare apprezza il suo farti sentire senza freni, quasi in un universo parallelo, separato dal resto del mondo. Lo associa alla spensieratezza e alla libertà. Il suo punto di vista mi risulta evidente quando vedo un quadro (si chiama "Non mi prenderete") che ritrae una sirena che sfugge alle reti dei pescatori e sfugge senza più niente a fermarla verso la superficie del mare. Noto che quello non è l'unico quadro in cui è presente una sirena. Affascinata anche io da un personaggio così misterioso e leggendario, le chiedo cosa simbolizza questa figura. Mi risponde che la sirena è la proiezione del suo essere, una parte della sua anima a cui si identifica. Anche questo suo legame ha a che fare con la libertà. La libertà della sirena dalle etichette e dalle pressioni della società. Dietro la parete in cui sono esposti i quadri, vedo che ha allestito una mostra con i rifiuti raccolti dalle spiagge e dal mare, segno che arte e buona pratiche spesso e volentieri vanno di pari passo.
In un'altra sala incontro Francesca Pagni. Anche Francesca è una pittrice. Il suo talento però, più che nella tela è sfociato nei tessuti. Aggiungendoci la sua passione per il cucito,dai tessuti stampati alla "Re Cubo" il passo è breve. Il progetto "Re Cubo" nasce con l'obiettivo di trasformare oggetti da buttare, usati e recicrarli facendone borse, collane e altri accessori. E se a qualcuno potesse sfuggire il legame tra arte e riciclo, Francesca mi dice che non c'è niente di più stimolante per la creatività di una artista di ridare vita ad un oggetto "morto". Dare libero sfogo all'arte e all'inventiva aiutando l'ambiente. E' questo il concetto che sta dietro anche alla Yama. Parlo con una delle fondatrici, Chiara Tafner.
L'idea da cui parte l'iniziativa è quella di utilizzare oggetti che altrimenti non potrebbero essere reciclati, come vinili, pezzi dei computer, monitor, che uniti a stoffa, pelle e tanta creatività danno vita ad oggetti utili e possono così essere riutilizzati.E' il caso tra le altre cose delle "Telecuccia", vecchi monitor del computer a cui è stato tolto il vetro e che si è trasformato in una cuccia per i nostri amici animali.
Tante altre le tracce lasciate dall'arte creativa a Terra Futura. Dimostrazione che l'arte può essere una delle forme più incisive per istruire alle buona pratiche prodotte dalla rassegna.
Beatrice Canzedda /DEApress
Share |
< Prec. | Succ. > |
---|