Nel giorno del 129° anniversario della nascita dello psichiatra svizzero, Google celebra con il suo doodle Hermann Rorschach e le sue macchie d'inchiostro.
Il test di Rorschach fu ideato casualmente nel 1918 , mentre lo psichiatra era ancora uno studente: fin da bambino, gli piaceva un gioco da tavola allora molto popolare, chiamato Klecks (“macchie” in tedesco), basato sulla ricostruzione di storie a partire da alcune macchie d'inchiostro. Rorschach notò che i pazienti malati di schizofrenia facevano associazioni radicalmente diverse rispetto al resto delle persone ed elaborò quindi il celebre test per diagnosticare la malattia, test che venne presentato nel 1921.
Il test si compone essenzialmente di 10 tavole, su ciascuna delle quali è riportata una macchia d'inchiostro simmetrica: 5 monocromatiche, 2 bicolori e 3 colorate. Le tavole vengono sottoposte all'attenzione del soggetto una alla volta e per ciascuna e senza limiti di tempo imposto gli viene chiesto di esprimere tutto ciò cui secondo lui quella tavola somiglia. Pur non esistendo risposte giuste o sbagliate, queste sono comunque normate da un elenco standardizzato che, secondo i sostenitori del test, ne renderebbe la valutazione attendibile. A seconda dell'interpretazione delle risposte date ciascuna tavola, è possibile delineare un profilo per attitudini, un profilo di personalità e, così, identificare eventuali nodi problematici del soggetto.
L’efficacia del test di Rorschach, come test della personalità, è stata messa in discussione fin da subito, anche se molti psicologi e psichiatri continuano ad utilizzarlo ancora oggi. Il test di Rorschach è tra gli strumenti della psicologia più noti, tale da essere entrato nell’immaginario collettivo. Compare in moltissimi film, serie televisive e fumetti.
Fonti:
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