“L’umanità è maschile e l’uomo definisce la donna non in quanto tale ma in relazione a se stesso; non è considerata un essere autonomo.”
“C'è una strana malafede nel conciliare il disprezzo per le donne con il rispetto di cui si circondano le madri.”
“Una donna libera è il contrario di una donna leggera”
“…finché la famiglia e il mito della famiglia e il mito della maternità e l'istinto materno non saranno soppressi, le donne saranno oppresse.”
Simone de Beauvoir nacque il 9 gennaio 1908 a Parigi, in una famiglia alto-borghese. Quando pubblica “Memorie di una ragazza perbene” Simone de Beauvoir è già famosa. Ha cinquanta anni e racconta i suoi primi vent’anni, la donna in erba che era e lo spirito che l’animava. Cercava l’equilibrio tra il sacro ispirato dalla madre e il profano dal padre; era curiosa, impetuosa, in perenne ricerca. Crescendo maturava il distacco dalla spiritualità religiosa, e aumentava il desiderio di lettura, di conoscenza. Non pensava al matrimonio, si iscrisse alla Sorbona dove entrò in contatto con il fervore intellettuale francese, frequentando Merleau-Ponty, Lévi-Strauss, Raymond Aron, Paul Nizan, e Sartre, al quale fu legata per tutta la vita. In Sartre trova il compagno perfetto, con il quale condivide e discute gli interessi senza dover scendere a patti con la propria libertà intellettuale che è un esempio per il movimento femminista che si formerà di lì a poco. In ogni sua opera c’è parte della sua vita, quella di una donna che crede fermamente che il ruolo e la condizione di chiunque siano passibili di cambiamento: “…c’era tutto da fare, tutto ciò che in passato avevo desiderato di fare: combattere l’errore, trovare la verità, dirla, illuminare il mondo, magari contribuire addirittura a cambiarlo. Ci sarebbe voluto tempo e fatica per mantenere anche solo una parte delle promesse che mi ero fatte, ma questo non mi spaventava. Nulla era risolto, tutto restava possibile.”
Morì il 14 aprile 1986 e fu seppellita accanto a Jean-Paul Sartre, morto qualche anno prima. Scriverà "La sua morte ci separa. La mia morte non ci riunirà. E' così; è già bello che le nostre vite abbiano potuto accordarsi per un così lungo tempo". (Cerimonia degli addii)
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