Ieri mattina, al Polo Universitario di Novoli, i rappresentanti del Collettivo Politico di Scienze Politiche hanno indetto una conferenza stampa per fare chiarezza sulla massiccia operazione di polizia condotta a Firenze che, negli ultimi due giorni, ha portato all'emissione di 22 ordinanze di custodia cautelare, tra cui 5 arresti domiciliari. A quanto sembra l'indagine sarebbe partita inizialmente dallo spazio occupato 400 colpi, con sede in Via del Parione, e si sarebbe poi estesa fino a coinvolgere 78 persone, tra cui studenti di Agraria e Scienze Politiche. L'azione delle forze dell'ordine ha visto collaborare Digos e servizi segreti dell'Aisi, portando alla formulazione di accuse molto gravi nei confronti degli indagati, che dovranno rispondere di associazione a delinquere. I rappresentanti del Collettivo universitario liquidano l'operazione come un atto politico, basato su accuse inconsistenti e volto a colpire un'attività ritenuta scomoda. “Ci hanno descritto come una cellula organizzata di pericolosi anarchici, come dei delinquenti”, riferiscono i ragazzi, “ma la realtà è ben diversa. Siamo perlopiù studenti universitari. Tra noi ci sono anarchici, comunisti, ma anche molti giovani alla ricerca di una collocazione politica definitiva. L'unico comune denominatore è la volontà di difendere valori come l'antifascismo, l'antirazzismo e l'antisessismo, dentro e fuori l'Università”. Per quanto riguarda il presunto possesso di bastoni, che viene contestato loro, rispondono: “ma quali bastoni, quelle sono bandiere e sfidiamo chiunque a dire il contrario! Del resto ci sono foto che parlano chiaro al riguardo. La riprova che tali accuse fossero infondate è data dal fatto che la polizia non ha potuto sequestrare altro che bombolette spray e lampadine”. L'accusa di associazione a delinquere è quella che viene vista con più preoccupazione: “I singoli reati che ci vengono contestati sono ben poca cosa: manifestazione non autorizzata, occupazione di suolo pubblico, resistenza a pubblico ufficiale. Si riferiscono a fatti avvenuti negli ultimi due anni. Il problema è che l'autorità giudiziaria ha voluto stabilire un nesso fra eventi scollegati fra di loro. Questo ha dato modo di giustificare l'accusa di associazione a delinquere. Ci sembra evidente che le reali motivazioni dietro all'operato della polizia siano altre”.
Federico Fragasso/DEApress
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