Ho visitato il Sahara occidentale ad agosto del 2010 e parlando con la popolazione della situazione politica mi era sembrato di percepire nei giovani una certa fiducia nel cambiamento ma i fatti di questi giorni sono un vero grido di allarme.
iIl Sahara torna ad essere un campo di battaglia, il bilancio non confermato dell'assalto e' di 6 morti, 70 persone Ferite, 65 arresti, secondo il Polisario molte donne sono state picchiate e molti gli arrestati.
L'assalto è partito quando era buio. Centinaia di poliziotti hanno fatto irruzione nel campo di Layoun, la capitale del Sahara occidentale. Ore di tensione con un bilancio drammatico che, ora dopo ora, assume i contorni del massacro: e le organizzazioni umanitarie lanciano l'allarme: "Il Marocco vuole cancellare la stessa esistenza di un popolo già senza diritti".
L'operazione è stata autorizzata dalla magistratura è condotta per sgomberare le migliaia di occupanti del campo allestito il 19 ottobre scorso per protestare contro il degrado delle condizioni di vita nella regione e chiedere lavoro e alloggi. Secondo alcuni testimoni, la polizia marocchina ha prima bloccato la strada di collegamento fra il campo, poi ha interrotto la rete di telefonia cellulare. L'assalto è avvenuto proprio nel giorno in cui si apre a New York la terza sessione di negoziati fra il Marocco e il fronte Polisario, sotto l'egida dell'Onu.
"E' in corso un massacro che mette in pericolo l'esistenza del mio popolo, vi chiedo aiuto", ha detto Omar Mih, rappresentante in Italia del Fronte Polisario e del popolo saharawi, durante una conferenza stampa a Bologna.
Dopo vent'anni dal cessate il fuoco, il Sahara torna così ad essere un campo di battaglia. Negli scontri di qualche giorno fa era morto anche un ragazzino di 15 anni che si chiamava Elgarhi Nayem Foydam Mohamed Sueidi, tra i feriti anche il fratello Garhi Zubeir e almeno altre quaranta persone. Molte donne, secondo il Polisario, sono state picchiate e un noto attivista saharawi è stato arrestato.
Dal 1991 la querelle tra il governo marocchino e il popolo Saharawi era rimasta soltanto nelle carte delle Nazioni Unite, nei rapporti delle Ong sui diritti umani violati, nelle risoluzioni mai applicate degli organismi internazionali.
A Agdaym Izik, a 15 chilometri da Layoun, si sono riuniti 20.000 saharawi per protestare contro la politica del governo marocchino, tra loro giovani, donne, bambini ed anziani che rivendicano il diritto naturale all'esistenza del proprio popolo nella terra natale. Chiedono l'indipendenza e vogliono che venga edffettuato il referendum per l'autodeterminazione atteso da quasi vent'anni fa ma rimasto carta straccia.
Per protestare hanno montato le hamais, le tende basse che un tempo erano il loro unico riparo e le hanno chiamate "le tende della dignità".
A Tindour vivono molti profughi, sotto il caldo cocente di giorno e il gelo della notte che penetra nelle ossa la notte, stanno lì dagli anni Settanta, e voglio rientrare nelle loro vecchie residenze nella loro terra di origine.
Queste ultime notizie riportano alla ribalta il problema di un popolo in diaspora dato che Il territorio è stato occupato dal Marocco. Fino al 1973, il territorio è stato sotto il controllo della Spagna di Franco ma con la marcia verde del '75 fu occupato dal Marocco che continua a esercitare la sua sovranità, Duecentomila Saharawi che vivono nei pressi di Tindouf, in territorio algerino, sono in attesa di un segnale. Poi, qualche giorno fa, l'esodo di massa del popolo del deserto, la protesta più dirompente dal 1975 a oggi, da quando re Hassan II "conquistò" il Sahara Occidentale e costruì un enorme muro di sabbia e mine lungo ben 2600 chilometri. Ci sono donne, bambini, anziani che da 35 anni aspettano di poter tornare al di là del "berm", il muro della vergogna, come lo chiamano loro. L'esodo verso Layoun è stato l'estremo tentativo di riportare il dramma saharawi all'attenzione del mondo.
Share |
< Prec. | Succ. > |
---|