La crisi climatica segna la fine di ogni residua illusione per quanto riguarda l'agricoltura italiana, e pone una grave incognita sulla sopravvivenza fisica di larga parte della popolazione. E' noto da tempo che il territorio della nostra penisola è incapace di produrre il necessario per una popolazione di gran lunga troppo numerosa per le risorse agricole del territorio. Questa situazione è stata aggravata da decenni di gestione scellerata dell'agricoltura, nell'illusione di compensare la scarsa produzione agricola, con la qualità dei prodotti. In tutto ciò l'Unione Europea, non avendo nessuna politica di incentivare al massimo la produzione dei beni di prima necessità, e anzi, posponendo i necessari sforzi e le inevitabili spese per massimizzare la resa agricola dei territori, ha pesanti responsabilità. Dopo la grande alluvione dell'Emilia che tra le altre cose- ha azzerato la produzione agricola di una delle zone più fertili d' Italia- un nuovo disastro naturale ha colpita una delle cosiddette "eccellenze" agro-alimentari del nostro paese. Ieri infatti un'eccezionale e violenta grandinata ha colpito la zona dell'Impruneta (Firenze) distruggendo le pregiate coltivazioni vinicole della zona del Chianti. La Coldiretti parla di perdite irreversibili. Questi disastri vanno sempre più a colpire un settore già in profonda crisi. Ma, di nuovo, se ci fosse stato un serio sforzo per destinare le risorse in ciò che è più necessario: ossia la produzione di cibo, e, in contemporanea, invece di ripetere le solite stupidaggini, si fossero presi i provvedimenti necessari per diminuire una popolazione troppo numerosa per un territorio già devastato da incuria secolare e millenni di intemperanze umane, tutto ciò avrebbe avuto un impatto minore. Invece adesso il rialzo dei prezzi dei prodotti di prima necessità sta mettendo in ginocchio tutta la popolazione. Dopo la pandemia, e la guerra, adesso è il momento dello spettro della fame. E questo è il momento che il governo Meloni ha scelto per abolire il famoso "Reddito di cittadinanza", unica alternativa alla morte per inedia per masse sempre crescenti di cittadini italiani. Se fino a pochi anni or sono si parlava della fame solo a proposito del Terzo Mondo, è chiaro che le scene di disperazione proprie dei luoghi più poveri del pianeta sono il futuro prossimo della nostra penisola.
Fabrizio Cucchi/DEApress
Share |
< Prec. | Succ. > |
---|