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Dal Marocco all'Italia, e viceversa.

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Considerato il vento di protesta che soffia sul nord Africa e che si sta man mano spostando verso il Medioriente, ho pensato di riportare la testimonianza di una persona che ha vissuto direttamente quei momenti. Ghezzal Monssif  viene dal Marocco e ci racconta la sua storia personale, quei giorni passati a manifestare. Il suo è uno dei tanti punti di vista, condivisibile o meno. Al di là delle  sue contraddizioni, è comunque interessante farsi raccontare una storia da chi l’ha vissuta direttamente.

D: Vuoi presentarti ai nostri lettori?

R: Sono Ghezzal Monssif, ho 29 anni, vengo dal Marocco, da Meknes e sono 10 anni che vivo, lavoro, studio in Italia. Più che altro ci vivo…diciamo così…

D:Come mai sei venuto in Italia?

R: Diciamo che prima è stato per motivi familiari, poi è diventata una cosa permanente, anche perché tutta la famiglia si è spostata qua e non poteva più tornare a fare la stessa vita di prima. Siamo andati via dal Marocco per tentare la fortuna, per cambiare vita. Io all’epoca ero studente, mia madre aveva bisogno di cure mediche che poteva ricevere solo in Italia e per non tenere la famiglia divisa ci siamo riuniti.

D: All’inizio del 2000 qual’era la situazione in Marocco?

R: Diciamo abbastanza tranquilla. Io ho vissuto all’epoca di Assan II, il padre di Mohammed VI; si viveva, si mangiava, però politicamente abbiamo avuto il problema della corruzione, di gente che abusava del potere. I cittadini non avevano e non hanno ancora lavoro,  non perché non hanno competenze o perché non sono laureati, anzi al contrario! Però, purtroppo, solo perché sei figlio di qualcuno  riesci a trovare un posto, io sono figlio di nessuno e…

D:Che visione hai della politica?

R: Un politico deve essere sincero, o fai un programma e lo rispetti o non fai un programma e non ti presenti neanche alle elezioni. Perché tanta gente, specialmente in Marocco,  si candida alle elezioni, e fanno delle promesse che non mantengono, vedi un mandato intero, pieno di scandali  e magari non cambia niente e la stessa situazione rimane per decenni. Non vedi qualcosa che si muove per cambiare la situazione. Anche se per cambiare anni di brutta politica ci vuole un processo di evoluzione. E’ tutto assente, solo promesse in aria.

D: Quindi tu sei un oppositore di Mohammed VI?

R: …diciamo che il nostro re, L’eccellenza, lo vogliamo sempre al governo, però, visto che siamo i primi in democrazia nel mondo arabo, abbiamo manifestato per chiedere di avere una monarchia parlamentare. Vogliamo che sia il popolo o il parlamento a decidere di cambiare la costituzione e siamo scesi per strada per chiedere questi cambiamenti, la possibilità di lavorare, visto che siamo tanti i diplomati  e i laureati che non riescono a trovare lavoro. Per dodici mesi all’anno vedrete marocchini di fronte al Parlamento protestare o manifestare. E’ una situazione che viene da parecchio tempo, è sempre stato così però il potere non era della costituzione ma del re. Al Fassi è il leader di un partito che alla fine per il Marocco non ha mai fatto niente. La sua propaganda politica si basa sul far credere alla gente che sta bene, che non ha motivi di manifestare e che tutto va bene. E’ una propaganda per calmare più che altro la gente dentro il paese.

D: Sei tornato in Marocco recentemente?

R: Sì, dal 19 al 27 Marzo. Ho partecipato a un po’ di manifestazioni, a quelle di Rabat, che erano abbastanza pacifiche. Eravamo un migliaio tra sindacati e società civile. Anche a Casablanca eravamo un migliaio. In altri posti diciamo che non è andata così bene. Durante tutte le manifestazioni, non c’è mai stato uno scontro, non siamo neanche stati provocati. La polizia era lontana chilometri da noi. Ci hanno addirittura scortato, normalmente.

D:Tu perché sei tornato, so che non tornavi da tanto tempo…

R: Sembra una barzelletta: primo perché il biglietto non costava niente, secondo perché mi sentivo di manifestare in quel momento, abbiamo bisogno di far evolvere questo paese che ha tante risorse. Siamo gente tanto intelligente, sappiamo cosa vogliamo, e sono sceso per condividere questa esperienza con il mio popolo. Mi sembrava la cosa più giusta. Per avere una monarchia parlamentare. Perché tutti i 36 milioni di persone possano decidere sulla costituzione. E’ più giusto!

D: Voi non siete contro la dinastia Alawita?

R: No no no…contro la dinastia no, anzi, viva il re comunque e sempre, però con la monarchia parlamentare si darebbero al primo ministro,e non al re, molti più poteri, con competenze precise. Vogliamo un governo come in Europa:  in Olanda, in Belgio, in Spagna.

D: Secondo te cosa succederà nel tuo paese?

R: Aspettiamo che passino tre mesi, visto che il re ha annunciato un referendum per rinnovare la costituzione, perché almeno così possiamo decidere sul nostro futuro ed è già una cosa positiva. Noi ci aspettavamo una resistenza, invece non l’abbiamo avuta.

D: Le donne hanno partecipato alle manifestazioni?

R: Erano anche più di noi!Hanno partecipato le nostre sorelle e le nostre madri.  Invitiamo tutti a venire in Marocco e vedere con i propri occhi come sta il Marocco.

D: Il Marocco come vede il resto delle rivolte nel mondo arabo?

R: iniziamo da dove è iniziata..in Tunisia mi sembrava più che legittima, visto che da 3 mandati era una cosa che non si poteva mantenere, prima o poi doveva scoppiare. Dopo 25 anni di regime vero e proprio era inevitabile! Addirittura più di 5 persone insieme non potevano andare in Moschea. Una specie di legge marziale, dove non puoi fare niente. In Egitto era la stessa cosa, era marchiato di corruzione e dal magna magna dei politici nonostante il popolo morisse di fame. In Libia, il popolo per troppo tempo ha sopportato. A volte noi popoli sbagliamo al posto di condannare delle cose perdoniamo, seguiamo una persona e arriviamo a questi livelli. Sta bombardando il suo stesso popolo.

D: Ho visto che Mohammed VI ha ricevuto un sacco di onorificenze dal mondo occidentale..perchè?

R:quando lui è stato incoronato io ero già in Italia, però io vedo dei cambiamenti nel mio paese da quando avevo 17 anni e vivevo in Marocco. Egli ha una visione molto occidentale del paese: cambiamenti sociali e sensibilità per le donne per esempio; sta cercando di costruire tante cose, facendo alzare il livello economico. Solo che in Marocco la gente se ne approfitta della non supervisione. Ha sempre cercato di migliorare il paese: costruzioni, strade, città, fabbriche. I lavoratori non sono molto tutelati, perché, dal mio punto di vista, i sindacati in Marocco hanno ancora poco potere di influenzare il governo. I lavoratori vengono sfruttati, sottopagati, senza un regolamento per l’orario di lavoro. I sindacati non combattono e non prendono l’iniziativa. Non scendono per strada e non sono organizzati. Perché magari qualcuno ha il potere di sottometterli e non farli uscire per strada. Poi è chiaro che non può fare tutto una persona sola…

D: Ormai vivi da 10 anni in Italia, che idea ti sei fatto di questo paese?

R: Un paese normale. Quello che vivevo in Marocco lo vivo anche qua. Sono a volte stato discriminato, ma non mi faccio influenzare dal razzismo di alcune persone sul posto di lavoro o anche per strada. Io faccio il mio loro fanno il loro, vediamo chi ha ragione alla fine. Non sono io a giudicare. A volte ci rimani male…ma a volte dici “ma che cacchio me ne frega…vado avanti, tanto passo ogni tanto da questa strada!”ci fai l’abitudine e te la fai scivolare addosso.

D: che rapporti hai con le autorità italiane?hai mai avuto problemi e sei ai stato discriminato dalle autorità italiane?

R: Quello sempre! Quando vengono  a fare un controllo, il loro lavoro, davanti a migliaia di italiani sei l’unico marocchino lì davanti, sei la prima persona che viene chiamata per vedere se hai qualcosa addosso, ma a volte trovano la roba addosso agli italiani. Anche la gente ti guarda male perché pensano che abbia chissà cosa addosso…e ci fai la figuraccia. Sono stato anche picchiato da loro e denunciato perché mi hanno accusato di averli picchiati io. Ho dovuto patteggiare.

D: Detto questo…Hai intenzione di rimanere in Italia?

R: Se ho tutta la famiglia qua penso di sì…però ovviamente mi manca il Marocco, i ricordi dell’infanzia, i vecchi scherzi con gli amici, l’ambiente…perché poi anche se sei 10 anni in Italia, sono cresciuta in Italia e da una parte mi sento anche italiano, però certa gente le fa mancare queste sensazioni e quindi t’appoggi sul ricordo dell’altra sensazione almeno per dire appartengo a qualcosa, a una società. Perché poi  io posso anche vivere in Italia e pensare al Marocco, però sono straniero…vado in Marocco e anche là sono diventato straniero, perché vengo dall’Italia, quindi un posto fisso non ce l’hai…a qualcosa ti devi aggrappare per avere senso di appartenenza a un posto. Sicchè sarà un dilemma a vita…te lo assicuro!

Paola Cama, DEApress

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