Archivio (11.6.2008)
La legge sul reato di clandestinità per gli immigrati è un’autentica farsa. A dirlo sono il professor Valerio Onida, ex Presidente della Corte Costituzionale, e il pm Bruno Tinti, sostituto procuratore della Repubblica di Torino. E non si può dar loro torto.
Il reato di clandestinità in realtà non esiste. Nel disegno di legge presentato da Maroni il reato di clandestinità, ovvero di permanenza clandestina in Italia, non c’è. Il DdL “Ingresso illegale nel territorio dello Stato” dice che lo straniero che fa ingresso nel territorio dello Stato in violazione delle disposizioni della legge Bossi-Fini è punito con la reclusione da sei mesi a quattro anni e deve essere obbligatoriamente arrestato e processato per direttissima.
Questo articolo serve solo a oberare un sistema giudiziario già al collasso e nient’altro. Ecco perché: non punisce la presenza sul territorio del clandestino, ma punisce l’ingresso in Italia. Per cui, se lo prendi mentre entra non ha senso processarlo, perché sarebbe più conveniente, nell’ottica dello Stato italiano, respingerlo alla frontiera. Viceversa, se lo trovi anche solo mezz’ora dopo che è entrato, come fai a sapere che è entrato dopo l’entrata in vigore di questa legge e che quindi ha commesso il reato? Perché naturalmente il reato non si applica retroattivamente. Il clandestino, non avendo (per fortuna) un bollino di ingresso sulla pelle, potrà raccontare di essere entrato in Italia prima dell’entrata in vigore della legge. Quindi non verrà né arrestato, né processato, né condannato. Gli verrà semplicemente consegnato il foglio di via, esattamente come è successo fino a oggi.
Se ne resterà quindi in Italia a ingrossare le schiere dei clandestini che tanto fanno comodo alle aziende che sfruttano il lavoro nero. In una situazione di precarietà sistematica che in alcuni casi può diventare il viatico alla disperazione; che a sua volta può diventare l’anticamera alla delinquenza.
Perché la delinquenza è, anzitutto, responsabilità di uno Stato che decide scientemente di lasciare migliaia di persone ai margini del sistema, senza la possibilità di un lavoro vero, di un’assistenza sanitaria regolare, di garanzie sindacali e abitative.
Questo disegno di legge è un esempio tipico di come si possano prendere in giro le persone, facendo annunci altisonanti, usando parole feroci per rassicurare gli italiani, e contribuendo invece alla diffusione di quella insicurezza che, a parole, si vorrebbe combattere.
Giulio Gori
Il reato di clandestinità in realtà non esiste. Nel disegno di legge presentato da Maroni il reato di clandestinità, ovvero di permanenza clandestina in Italia, non c’è. Il DdL “Ingresso illegale nel territorio dello Stato” dice che lo straniero che fa ingresso nel territorio dello Stato in violazione delle disposizioni della legge Bossi-Fini è punito con la reclusione da sei mesi a quattro anni e deve essere obbligatoriamente arrestato e processato per direttissima.
Questo articolo serve solo a oberare un sistema giudiziario già al collasso e nient’altro. Ecco perché: non punisce la presenza sul territorio del clandestino, ma punisce l’ingresso in Italia. Per cui, se lo prendi mentre entra non ha senso processarlo, perché sarebbe più conveniente, nell’ottica dello Stato italiano, respingerlo alla frontiera. Viceversa, se lo trovi anche solo mezz’ora dopo che è entrato, come fai a sapere che è entrato dopo l’entrata in vigore di questa legge e che quindi ha commesso il reato? Perché naturalmente il reato non si applica retroattivamente. Il clandestino, non avendo (per fortuna) un bollino di ingresso sulla pelle, potrà raccontare di essere entrato in Italia prima dell’entrata in vigore della legge. Quindi non verrà né arrestato, né processato, né condannato. Gli verrà semplicemente consegnato il foglio di via, esattamente come è successo fino a oggi.
Se ne resterà quindi in Italia a ingrossare le schiere dei clandestini che tanto fanno comodo alle aziende che sfruttano il lavoro nero. In una situazione di precarietà sistematica che in alcuni casi può diventare il viatico alla disperazione; che a sua volta può diventare l’anticamera alla delinquenza.
Perché la delinquenza è, anzitutto, responsabilità di uno Stato che decide scientemente di lasciare migliaia di persone ai margini del sistema, senza la possibilità di un lavoro vero, di un’assistenza sanitaria regolare, di garanzie sindacali e abitative.
Questo disegno di legge è un esempio tipico di come si possano prendere in giro le persone, facendo annunci altisonanti, usando parole feroci per rassicurare gli italiani, e contribuendo invece alla diffusione di quella insicurezza che, a parole, si vorrebbe combattere.
Giulio Gori
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