Non capita sovente di imbattersi in una forma di creatività talmente innovativa da sapere che il mondo prima o poi si sarebbe capovolto. Maestro di tanta maestria al contrario fu Marcel Duchamp, colui che assieme ad un altro manipolo di "malfattori" della creatività sovvertì l'ordine delle cose, il mondo al contrario, la riappropriazione del punto di vista. Una sorta di anarchia mediatica quella di Duchamp, un meraviglioso mondo di idee realizzate come puzzle oppure come tracce di pongo da manipolare. In un luogo senza tempo come la Peggy Guggenheim a Venezia il tempo rivolto contro di Duchamp rimane esposto in quegli spazi che non sono veri e propri spazi del mondo (ancora) della Guggenheim. Quello che si vede, si sente, si odora di questa esposizione dal titolo impossibile da non amare, ovvero Marcel Duchamp e la seduzione della copia, è in quel libero gesto di entrare e di uscire come se lo specchio riflesso su se stessi fosse rivoltato e impossibile da vedere. In questa duplice o più di duplice visione dell'occhio di Duchamp tutto ciò che appare è altro, è oltre. In quella sua visione di ripristino di immagini già esistenti, come nel caso bellissimo e assolutamente rock della Gioconda manipolata, Duchamp probabilmente non sa che le porte di altre epoche gli sono vicine e quindi aprirle o chiuderle sta solo alla sua intensità di espressione. Che è un disegno o che è una borsa, come quelle di Mary Poppins, ricche di giochi di specchi al contrario, di suggestioni mirabili, di inconsce presenze. Certo è che se Marcel Duchamp avesse operato in Germania o in Austria, la sua ricerca sarebbe stata oggetto di psicosi analitiche e al contempo avrebbe potuto suggestionare il già suggestionato mondo visivo di Jung. Questo per scrivere come in Duchamp non ci sono interruzioni, come nei suoi film al tondo, o nei suoi disegni circolari. E' quindi non solo la copia di se stesso, ma il contrario di se stesso. Di una malia antichissima come il sentimento della passione. Cosa che in quel determinato periodo, in quel tempo irripetibile prese i francesi un pò anarchici, un pò mescaleros. In una visione assolutamente pop scevra da orpelli d'accademismi e di seriosità talmente vetuste da essere oggi ritornate in campo come se nulla fosse. In memoria di Duchamp.