Le murate a secco
Nacque nel taglio delle labbra
il fiore del mio giardino infinito.
Quando l’esilio della primavera
sciolse la ragione tra i tuoi capelli
furono giravolte tra prati e margherite,
quello che fu nascosto nei bauli
tornò a parlarci ancora della libertà.
Nessuno conobbe le ragioni dell’esilio,
la reclusione nella casa abbandonata
si rivelò un conto caro da pagare
alla rivoluzione sfiorata in altri anni.
Conobbi l’ultimo contadino: ci credi?
sapeva raccontare favole fantastiche
intorno a un fuoco di pigne nel camino.
Nelle murate a secco spunta una rosa
cosa vuoi di più da questa stagione
se non un rivolo che accarezza una roccia
e riappare un volto d’acqua nell’argento.
Miracoli che appaiono a chi ancora lotta
in un duello corpo a corpo che ci meraviglia
nell’infinito, durevole, intento dell’amore.
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