La sottocultura rave ha origine in Inghilterra negli anni '90 e si diffonde in tutta Europa,
creando un movimento che reclama la libertà individuale e di aggregazione senza controlli e con tanta musica in contrasto alle logiche capitaliste che governano la quotidianità. Molti giovani prendono parte a questo movimento poiché garantisce una partecipazione sentita all'interno di un microcosmo sociale autogestito, in alternativa alla realtà meccanicizzata e alienante delle metropoli. Il filosofo Hakim Bey ha più volte fatto riferimento ai rave party come delle vere e proprie T.A.Z. (Zone Temporaneamente Autonome).
Il rave o free party è un evento illegale che prevede l'occupazione di un suolo generalmente abbandonato, dove gli inviti soo fatti sui social con linguaggi non decifrabili e durante l'iniziativa viene trasmessa musica attraverso un soundsystem e dove i giovani si incontrano per ballare a ritmo di bpm (battiti-per-minuto, l'unità di misura per la frequenza metronomica della musica). Da li la formazione di un'autogestione tale da realizzare in poco tempo una vera sottocategoria di città.
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